Riemerge la canzone antisemita di De Angelis. Le opposizioni: «Si dimetta»
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Riemerge la canzone antisemita di De Angelis. Le opposizioni: «Si dimetta»

Il caso «Settembre nero» nel repertorio fascio rock del portavoce di rocca. La comunità ebraica di Roma: «Vergogna»
Pubblicato circa un anno faEdizione del 24 agosto 2023

Il caso Marcello De Angelis è ancora aperto. Anzi, non si è mai chiuso e, in attesa che il primo settembre il consiglio regionale del Lazio discuta delle sue affermazioni sulla strage di Bologna e quelle che lui ha definito «menzogne» da parte delle istituzioni, ecco che dal passato del capo della comunicazione del governatore Francesco Rocca emergono nuovi particolari imbarazzanti.

È Fanpage a lanciare il sasso, ricordando come in una canzone del suo vecchio gruppo musicale – i 270 bis, come l’articolo del codice penale sull’associazione sovversiva con finalità di terrorismo – si parlasse degli ebrei come di una «razza di mercanti che cantano pace e stuprano donne». Il titolo del pezzo era «Settembre nero», riferimento al gruppo terroristico palestinese che, tra le altre cose, si rese responsabile del massacro al villaggio olimpico di Monaco di Baviera del 1972, finito con la morte di 11 atleti israeliani e un poliziotto tedesco.

Nessuna novità, il passato di De Angelis è noto, e in fondo lui non l’ha mai nascosto, ma si tratta dell’ennesimo mattoncino di un castello della vergogna che sta imbarazzando non poco sia la maggioranza di destra del Lazio sia il governo di Giorgia Meloni. Già perché oltre al disastroso uso dei social network, De Angelis ha una biografia che non può non finire al centro della polemica: vicinissimo ai gruppi terroristi neofascisti dalla fine degli anni ’70, fuggitivo a Londra dove pure viene arrestato, rientrato in Italia e nel 1989 condannato per associazione sovversiva e banda armata (a 5 anni, ne sconta 3). E anche leader dei 270 bis, le cui canzoni sono un campionario di pop rock e (brutti) versi giovanili a base di nostalgie per il Ventennio, celebrazioni di Mussolini, esaltazione della violenza, antisemitismo.

E così, ora che il primo settembre si avvicina e Rocca dovrà dire cosa pensa del suo pressoché indifendibile assistente, le opposizioni hanno gioco facile ad attaccare a testa bassa. «Caro De Angelis, io sono ebreo, ma non sono un mercante, come se fosse un insulto esserlo, non appartengo a nessuna razza e non sono uno stupratore di donne. Con quale supponenza il portavoce della Regione Lazio tenta di giustificare le azioni dei terroristi di Settembre Nero dando responsabilità inesistenti agli ebrei?», dice l’assessore romano del Pd Tobia Zevi, che chiede a Rocca di allontanarlo dalla Pisana. Da Avs si fa sentire Angelo Bonelli, che mira in alto e definisce «colpevole» il silenzio di Meloni sulla vicenda. Victor Fadlun, presidente della comunità ebraica di Roma, pure attacca: «Ripudiamo i luoghi comuni dell’antisemitismo e le vergognose distorsioni della verità storica».

È solo a questo punto che arrivano le scuse di De Angelis: «A rileggere quelle parole oggi provo imbarazzo e orrore, così come oggi non riscriverei altre canzoni realizzate in passato. Negli ultimi vent’anni la mia vita è radicalmente cambiata. Ho dedicato anni al rispetto dei valori dell’imparzialità e della neutralità. Ho radicalmente cambiato la visione della vita, dell’umanità e di me stesso. Sono consapevole che il testo di quella canzone possa provocare ancora oggi offese e sofferenza. Non posso purtroppo tornare indietro e cancellare il passato. Posso solo impegnarmi ogni giorno per riparare».
In verità però l’ultimo concerto dei 270 bis, con De Angelis alla voce, risale al 2016 (al Piper di Roma, in un tripudio di saluti romani) e la pagina Facebook della band è ancora in attività e pubblica contenuti quasi tutti i giorni.

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