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Riduzione del Danno, il Piemonte rompe il silenzio

Fuoriluogo Correva l’anno 2017, gennaio, quando servizi e prestazioni della Riduzione del Danno (RdD) divennero LEA, Livelli Essenziali di Assistenza. Cioè, dovuti ad ogni cittadino che consuma droghe sul territorio nazionale, […]

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 29 maggio 2019

Correva l’anno 2017, gennaio, quando servizi e prestazioni della Riduzione del Danno (RdD) divennero LEA, Livelli Essenziali di Assistenza. Cioè, dovuti ad ogni cittadino che consuma droghe sul territorio nazionale, per promuoverne la salute e prevenire i rischi e i danni potenziali correlati al consumo. Dovuti e, soprattutto, esigibili, perché i LEA sono questo, un diritto. In due anni e mezzo, però, nessun atto governativo ha tradotto questa norma in un diritto esigibile, a cominciare dal Ministero della Sanità, che del monitoraggio dei LEA è responsabile, sebbene la loro concreta implementazione spetti poi alle Regioni.

Un anno dopo, nel 2018, una vasta azione delle associazioni per la RdD, la campagna «LEA. La RdD è un diritto», metteva attorno a un tavolo alcune Regioni – quelle già attive da anni sulla RdD – puntando sul loro coinvolgimento e responsabilità, a fronte dell’immobilismo governativo (https://rdd.fuoriluogo.it). Tra regioni, il Piemonte ha risposto istituendo un Tavolo tecnico con il compito di redigere la proposta dei LEA della RdD regionali, e dopo un lavoro di meno di un anno, il 12 aprile di quest’anno è stata approvata la relativa delibera della Giunta regionale (DGR).

I LEA della RdD piemontese sono un buon apripista. Sono redatti sulla base della conoscenza dei diversi modelli di consumo e dei bisogni di salute dei consumatori, sono supportati da evidenze e indirizzi tratti dalle linee guida dell’EMCDDA, l’Osservatorio europeo sulle droghe, e includono note e standard minimi utili ad una implementazione pragmatica e coerente. Non è secondario, per la qualità del testo, il percorso partecipativo che il Tavolo ha messo in atto: sono state presenti infatti tutte le competenze, dai Dipartimenti dipendenze delle Asl regionali, al terzo settore, a associazioni di ricerca, come Forum Droghe, fino – ed è forse la prima volta per un tavolo istituzionale – all’associazione torinese delle persone che usano sostanze. La redazione dei LEA si è avvalsa di tutte queste competenze, ed è, questo, un processo virtuoso da diffondere.

Il testo include tipologie di servizi e specifiche prestazioni, molte di queste ultime – ed è importante – devono essere offerte su tutto il territorio regionale non solo all’interno dei servizi mirati (drop in, unità e interventi di strada) ma anche attraverso i SerD, e devono essere garantire anche in carcere.

I LEA includono, tra le altre, il drug checking, la distribuzione di naloxone, l’attivazione del peer support. Il tavolo tecnico ha chiesto ed ottenuto di essere un tavolo stabile: si sa che definire i LEA è un primo passo, vanno poi implementati , promossi presso tutte le Asl e coperti economicamente. E dunque, c’è un grande lavoro da fare.

Ma intanto, si può cominciare. La Commissione Salute e il Coordinamento tecnico dipendenze della Conferenza delle Regioni possono e devono, ora, prendere in mano la questione con decisione, e riempire l’imbarazzante vuoto e l’ingiustificabile latitanza del governo centrale.

E alla ministra della Salute Giulia Grillo le associazioni chiedono di rispondere alla richiesta di incontro che le hanno inoltrato tre mesi fa. Per non dire di chi dovrebbe colmare il vuoto di un Piano d’azione nazionale che non abbiamo (l’ultimo, quello del 2009, non essendo ratificato dalla Conferenza Stato Regioni, non è mai entrato in vigore), e che – essendo stati sanciti i Livelli Essenziali di Assistenza – non potrebbe che includere la RdD come parte strategica della politica nazionale.

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