Dopo Giancarlo Galan tocca a Luigi Cesaro. Forza Italia in parlamento resta al centro della cronaca giudiziaria. Mercoledì prossimo la Giunta delle autorizzazioni a procedere della Camera inizierà l’esame della richiesta di arresto per il deputato campano avanzata ieri dalla procura di Napoli. L’accusa è pesante: concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso, turbata libertà degli incanti e illecita concorrenza con violenza e minaccia.

Intanto sono finiti in carcere in otto (tra cui l’ex consigliere regionale dell’Udeur Nicola Ferraro) su richiesta della Dda partenopea, compresi i fratelli di Luigi, Antimo e Raffaele. L’impresa di famiglia (la Cesaro Costruzioni Generali) è al centro di un’inchiesta che coinvolge il clan dei Casalesi, ramo Bidognetti. Stessa misura, infatti, anche per Francesco Bidognetti, il boss conosciuto come Cicciotto ‘e mezzanotte, detenuto in regime di carcere duro a Cuneo.

La richiesta della misura cautelare per Luigi Cesaro risale al 2011, nel 2013 erano circolate le prime indiscrezioni sull’indagine proprio alla vigilia delle politiche, mentre il programma Servizio Pubblico tirò fuori nuove rivelazioni sugli antichi rapporti tra i Cesaro e Raffaele Cutolo. Nel 2012 il coinvolgimento nell’inchiesta con Nicola Cosentino sulla realizzazione, mai avvenuta, di un centro commerciale nel casertano per procurare voti e riciclare denaro dei Casalesi. Nonostante le amicizie imbarazzanti, il Pdl decise di salvare Luigi dall’epurazione e portarlo di nuovo in parlamento. Potente collettore di voti in Campania, ha lanciato in politica anche il figlio, Armando Cesaro, coordinatore nazionale dei giovani di Fi pronto a candidarsi alle prossime regionali.

L’indagine della Dda racconta di una «collaudata e duratura connivenza» tra i Bidognetti, l’amministrazione comunale di Lusciano e l’impresa dei Cesaro, favorita nel 2004 nell’assegnazione della gara per le opere del Piano insediamenti produttivi (Pip) e per la costruzione del Centro Sportivo, arrivando a sostituire il capo dell’ufficio tecnico per portare a casa il risultato. Ai costruttori arrivò però la notizia dell’acquisizione di documenti da parte della polizia giudiziaria, così rinunciano all’affare.

A raccontare i fatti agli inquirenti ci sono tre pentiti: Tammaro Diana, Gaetano Vassallo e Luigi Guida. Guida, detto Gigino ‘o drink, è stato reggente del clan Bidognetti dal 2000 al 2005, braccio destro del capo nell’area Castel Volturno, Villa Literno, Lusciano, Parete e Casal di Principe. Racconta Guida, per il Pip e il centro sportivo era in lizza anche la Emini Costruzioni: Bidognetti ritenne più vantaggioso appoggiare i Cesaro poiché offrivano al clan un corrispettivo maggiore. E poi c’è Gaetano Vassallo, il grande specialista dell’affaire rifiuti, anche lui come Guida collaboratore di giustizia. È Vassallo che riconosce Luigi Cesaro a una meeting con il boss nel 2004: «Mi sorpresi e gli dissi: tu sei un onorevole che ci fai qua? Lui mi fece cenno di stare in silenzio portandosi il dito alla bocca». È ancora Vassallo che racconta come venivano raccolti i voti nel feudo di Sant’Antino: 50mila lire tagliate in due, metà prima di andare al seggio e metà dopo.

«Chiederò che la camera autorizzi rapidamente l’esecuzione del provvedimento – commenta Cesaro -, finalmente potrò uscire da un incubo che mi accompagna da anni».

Nel 1984, quando fu arrestato nell’ambito di un blitz contro la Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo, si rese latitante per due mesi. Nel 1985 venne condannato a 5 anni, poi assolto per insufficienza di prove. Gli atti raccontano di vertici della Nco in casa del padre, passaggi di soldi per appalti e persino la disponibilità di Luigi ad accompagnare in giro Cutolo durante la latitanza. La carriera politica comincia con il Psi per passare poi a Forza Italia: in parlamento nel 1996, a Bruxelles nel 1999, alla Camera nel 2001, 2006, 2008 e nel 2012, rinunciando alla carica di presidente della provincia. Alla vigilia delle elezioni 2013 Cutolo torna a parlare di lui con la nipote Roberta: per trovare un lavoro al fratello devono «andare dal mio avvocato di Sant’Antimo, Cesaro, non so se hai capito. Mi deve tanto, è stato il mio avvocato e anche il mio autista, figurati, ora è uno molto importante».