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Ricerca da ridere ma neanche tanto

Ricerca da ridere ma neanche tantoUn momento della premiazione degli IgNobel al Mit di Boston – foto Science

L’Ig Nobel è il premio per scoperte senza senso. Ma molti esperimenti che sembrano inutili hanno poi dato frutti: i piccioni per indirizzare i missili sono antesignani delle bombe intelligenti

Pubblicato 23 giorni faEdizione del 17 settembre 2024

In piena seconda guerra mondiale, un gruppo di neuroscienziati dell’università del Minnesota propose all’esercito americano di mettere i piccioni alla guida dei missili aria-terra. I piccioni imparano velocemente, sono in grado di riconoscere un bersaglio e sanno orientarsi in volo: i ricercatori proponevano di sfruttare tali abilità per guidare verso le navi nemiche i nuovi missili Pelican (già) in dotazione ai caccia statunitensi. Tra loro c’era anche Burrhus Frederic Skinner, psicologo a Harvard e fondatore della teoria comportamentista secondo cui l’apprendimento è strettamente legato alla ricompensa dopo uno stimolo. Il suo laboratorio era pieno di piccioni e di ratti, gli animali su cui sperimentava teorie che hanno avuto un’enorme influenza anche nella pedagogia scolastica.

DOPO DIVERSE BOCCIATURE, il progetto ottenne i fondi per partire riuscendo anche a dimostrare la sua fattibilità. I piccioni in cabina erano tre per ciascun missile e la «cloche» veniva mossa a colpi di becco su un oblò che fungeva da mirino. Dopo qualche anno però il progetto fu improvvisamente interrotto: «il proseguimento ulteriore provocherebbe il rallentamento di altri progetti più promettenti in termini di applicazione bellica», giudicò l’Ufficio per la ricerca scientifica e lo Sviluppo incaricato dal presidente Franklin Delano Roosevelt di sviluppare nuove armi per vincere il conflitto. Era il 1944: «mancava poco all’esplosione di Hiroshima, dopo la quale l’obiettivo di rendere più precisi i bombardamenti sembrava dimenticato per sempre», raccontò Skinner anni dopo.

Lo psicologo è scomparso nel 1990. Ma al suo lavoro sui piccioni-Stranamore è stato appena assegnato il premio IgNobel per la pace. La premiazione si è svolta a Boston giovedì 12 settembre e a ritirare il premio è stata la figlia Julie.
IgNobel ricorda un po’ «Nobel» e un po’ «ignobile». È il riconoscimento che ogni anno, da 34 edizioni, viene attribuito alle ricerche più ridicole e improbabili ma non prive di stimoli intellettuali. «Ricerche che fanno ridere… e poi pensare» come recita il motto del premio. Quella del 2024 è stata un’edizione speciale anche perché, per la prima volta dopo la pandemia, la premiazione è tornata a svolgersi in presenza.

IL PREMIO CONSISTE in diecimila miliardi di dollari dello Zimbabwe, paese da sempre alle prese con un grave problema di inflazione: quando nel 2009 il dollaro zimbabwese fu definitivamente abbandonato, quella cifra bastava per comprare qualche uovo. Nonostante ciò vincere un IgNobel è un vanto per ogni scienziato. A ideare il premio è stato il matematico Marc Abrahams, fondatore degli Annals of improbable research ed ex-redattore del Journal of irreproducible results. «Ogni anno – racconta – riceviamo novemila candidature», dieci volte più del cugino di Stoccolma. E le spese di viaggio e di alloggio sono rigorosamente a carico dei vincitori, che fanno migliaia di chilometri pur di non mancare la serata di Boston.

Le ricerche che vincono l’IgNobel sono assurde e molto spesso inutili, ma tutte rigorosamente annoverate nella letteratura scientifica ufficiale dopo aver superato il processo di peer review cui sono sottoposti anche gli studi più seri. A consegnare il premio sono dei veri Nobel, che nel corso della serata tengono le famose conferenze «24/7» in cui hanno a disposizione 24 secondi e sette parole per esprimere il loro pensiero. Nel 2009, uno dei premi andò all’inventrice di un reggiseno che nell’emergenza si trasformava in maschera antigas – un decennio dopo sarebbe stato un business garantito. Toccò al serio economista Paul Krugman, premiato un anno prima da re Gustavo di Svezia, indossarlo sul palco. La vigilanza sul rispetto dei tempi è affidata a una bambina di otto anni, reclutata ogni anno in città.

LA RICERCA SUI PICCIONI non è stata l’unica premiata durante la serata che ha riempito di pubblico la sala conferenze del prestigioso Massachusetts Institute of Technology. L’IgNobel 2024 per la fisiologia (non ci sono discipline fisse in cui concorrere) lo ha vinto un gruppo di ricercatori nippo-statunitense guidati da Takanori Takebe, che in piena pandemia aveva dimostrato che insufflare ossigeno dall’ano può aiutare la respirazione. Quello per la probabilità è andato a un team di matematici che, dopo oltre 350 mila prove, ha stabilito che una moneta cade più spesso sulla stessa faccia che aveva al momento del lancio. L’IgNobel per la biologia è stato vinto da un’altra ricerca degli anni ‘40, nella quale si stimolava la produzione di latte nelle mucche facendo scoppiare un palloncino vicino a un incolpevole gatto posizionato sul dorso dell’animale (non funzionava). Assai più recente la scoperta vincente nel campo della fisiologia e realizzata da Marjolaine Willems e Roman Khonsari: in uno studio pubblicato nello scorso aprile, hanno scoperto che i capelli ricci si arrotolano in direzioni opposte nell’emisfero nord e in quello sud. Notevole anche quello per la fisica andato al biologo statunitense James C. Liao, che nel 2006 ha dimostrato che una trota morta viaggia nella corrente di un fiume con la stessa efficacia di una viva.

UN’ALTRA SCOPERTA RECENTE è valsa il premio ai botanici Jacob White e Felipe Yamashita, scopritori che le piante vere imitano la forma di una pianta di plastica posta nelle vicinanze. Da menzionare anche l’IgNobel per la demografia, assegnato a Saul Justin Newman per la scoperta che i record di longevità si raggiungono più spesso nei paesi in cui manca un’anagrafe efficiente, e quello per la medicina ritirato dal ricercatore svizzero Lieven Shenk, che ha dimostrato che le medicine inutili che generano effetti collaterali sono più efficaci di quelle che non ne hanno. Il premio per la chimica, infine, è andato all’olandese Tess Heeremans e ai suoi colleghi, inventori di un test capace di riconoscere il grado di ubriachezza dei vermi.

Alcune di queste ricerche sono poco più che scherzi di Carnevale. Ma la maggior parte nasconde verità sorprendenti. Ad esempio, gli effetti collaterali del placebo usato come termine di paragone per misurare l’efficacia di una medicina possono alterare i risultati dei test sui farmaci e, di conseguenza, influenzare la loro autorizzazione al commercio: uno «scherzo» che può valere miliardi di euro. Il moto passivo delle trote defunte studiato da Liao è servito a mettere a punto dispositivi in grado di generare energia elettrica sfruttando la turbolenza della corrente marina. Persino la rotazione dei capelli a variare della latitudine ci può svelare i segreti dell’evoluzione e dello sviluppo embrionale e dell’annosa questione dell’interazione tra geni e ambiente.

Le ricerche militari sui piccioni – è inutile sottolinearlo – non hanno nulla di comico e rimandano ai primi tentativi di sviluppare le cosiddette «bombe intelligenti». Allora si usavano gli uccelli, prima che l’elettronica permettesse di collegare alle armi l’intelligenza umana (si fa per dire) e poi quella artificiale. Ridere di quegli studi oggi aiuta a prenderne le distanze. Ma ricorda che ricerche apparentemente innocue come quelle sull’apprendimento possono nascondere applicazioni lontanissime e difficilmente controllabili.

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