Riccardo Zinna, il verso di Flavioh
Biopic Il film realizzato dal regista e musicista recentemente scomparso sarà presentato a Napoli il 18 gennaio
Biopic Il film realizzato dal regista e musicista recentemente scomparso sarà presentato a Napoli il 18 gennaio
Non ha avuto il tempo di assistere alla presentazione in anteprima alla Festa del cinema di Roma della sua opera prima Flavioh Riccardo Zinna. Il poliedrico artista napoletano (attore, regista, compositore, chitarrista, trombettista e pittore) è infatti prematuramente scomparso a soli 60 anni esattamente un mese prima. Nonostante fosse malato da tempo, Riccardo ha profuso fino alla fine tutte le sue energie per un film al quale teneva molto anche perché si tratta del suo esordio da regista dopo aver recitato per anni in tanto cinema e teatro. Forse non è un caso che per la sua prima volta dietro la macchina da presa, ha scelto di rendere omaggio in forma di documentario al grande Flavio Bucci, un artista e un uomo spigoloso, caparbio, generoso e coerente un po’ come lui. Dopo l’anteprima romana, il film sarà proiettato per la prima volta il 18 gennaio a Napoli, la città dove è nato e viveva Riccardo, al Cinema Astra nel cuore dell’Università nell’ambito di “AstraDoc – Viaggio nel Cinema del Reale”, rassegna di cinema documentario organizzata da Arci Movie alla presenza di Flavio Bucci e del produttore Marco Caldoro.
Flavioh è un viaggio attraverso strade, stanze, suoni, mondi, corpi, amori, iniziato quando Riccardo, nel 2015, incontra Flavio Bucci mentre quest’ultimo cura la regia di “Diario di un pazzo” e vede qualcosa di molto interessante, da raccontare sull’artista, ma anche sull’uomo, sulla sua vita, pubblica e privata. Questo incontro con un attore straordinario ed obliato, lo affascina e lo spinge a decidere di fare qualcosa: “Quando ho capito che molti giovani ventenni, trentenni ma anche molti quarantenni non conoscevano Flavio Bucci ho pensato che dovevo realizzare un documentario, un tributo, dovevo in qualche modo riuscire a raccontare la parabola dell’uomo e dell’artista Flavio Bucci”.
La formula del viaggio in camper viene scelta dal regista pensando che non solo portare Flavio nei luoghi della sua vita avrebbe stimolato i suoi ricordi ma che l’ambiente privato ed accogliente del camper avrebbe aiutato entrambi a creare una atmosfera più intima e tranquilla per aprirsi e conoscersi. Assieme a Marco, ad un operatore ed un fonico, Bucci è stato seguito sul set materano del film “Il Vangelo secondo Mattei”. In quella occasione, luogo naturale di azione di Flavio, Riccardo ha avuto modo di seguirlo da vicino, per un mese intero, cercando di raccogliere quanto più materiale possibile, nelle pause o alla fine delle giornate di riprese, quando Flavio era più disponibile. In queste occasioni, ha raccolto pensieri, spunti, confessioni e dopo Matera, la troupe ha accompagnato Flavio nei luoghi della sua infanzia a Torino, la sua casa natale, presso gli zii a cui era più legato, il Cinema Maffei dove ha avuto origine la sua passione per il teatro; a Gualtieri, location del suo famoso Ligabue e luogo dove Flavio, ancora oggi, a distanza di 40 anni, è trattato come un re e salutato da tutti, per arrivare fino ad Amsterdam dalla sua famiglia olandese. Poi è stato riaccompagnato a Roma dove vivono sua madre e suo fratello. Le riprese del documentario si sono concluse nel 2016 con le ultime interviste ad amici, colleghi e familiari. Il grande attore ed il regista creano una alchimia nuova in un affastellarsi di ricordi, intimità, immagini, musica, versi, fragilità, vigore. Il titolo scelto da Riccardo non è casuale, quella H aggiunta al nome del protagonista sta a simboleggiare il suo sguardo, la sua mano nel descrivere questo artista. La “H” è una lettera muta che non disturba, non si sente, non stona ma accompagna. Proprio come lui ha accompagnato Flavio e tutti quelli che ha intervistato. Anche la poesia finale Occhioni Belli è stata scritta per Flavio. È un omaggio che in versi racconta la sua vita ma soprattutto sottolinea quello che a Riccardo più ha colpito di Bucci ossia “un uomo che ha vissuto la sua storia da battitore libero, vincendo, perdendo, sbagliando ma mai barando con gli altri e soprattutto con se stesso”.
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