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Riaprire. Ma solo in sicurezza

Riaprire. Ma solo in sicurezzaProve di ripartenza alla metropolitana di Roma – Foto LaPresse

Fase Due Nuovo protocollo Confindustria-sindacati: chiusura immediata per chi non lo rispetta. Intanto Zaia riapre gli esercizi commerciali

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 25 aprile 2020

Riaprire sì, ma quanto più in sicurezza. Il compromesso fra la fretta di Confindustria e le altre associazioni di impresa e la cautela di Cgil, Cisl e Uil ieri è stato suggellato con un nuovo Protocollo dopo oltre 20 ore di trattativa che il governo tramuterà in norma.

SI TRATTA DI UNA INTEGRAZIONE al testo già sottoscritto il 14 marzo. Come chiedevano i sindacati arrivano le sanzioni per le aziende inadempienti con una sospensione immediata della produzione «fino al ripristino delle condizioni di sicurezza», premette il testo.

Per tutti i lavoratori che condividono spazi comuni – reparti, uffici, magazzini – l’utilizzo di mascherine chirurgiche. Per il rispetto del distanziamento sociale, va prevista una rimodulazione degli spazi di lavoro o il riposizionamento delle postazioni «adeguatamente distanziate» tra loro almeno di almeno un metro.

Altro capitolo fondamentale e nuovo è quello degli orari e dei turni per evitare assembramenti all’entrata e all’uscita. Il ricorso allo smart working continua ad essere «favorito» anche nella fase di riattivazione del lavoro, con «le adeguate condizioni di supporto» da parte del datore di lavoro – assistenza nell’uso delle apparecchiature, modulazione dei tempi di lavoro e delle pause.
Altro tema delicatissimo è il ritorno al lavoro di chi è risultati positivi al Covid-19. Dovrà essere preceduto da «una preventiva comunicazione» con la certificazione medica da cui risulti la «avvenuta negativizzazione» del tampone.

NELLE ZONE ROSSE o nelle aziende in cui si sono registrati casi sospetti, in aggiunta alle normali attività di pulizia, si prevede, alla riapertura, una sanificazione straordinaria degli ambienti, delle postazioni di lavoro e delle aree comuni. Nel caso in cui, per prevenire focolai nelle aree maggiormente colpite, l’autorità sanitaria disponga misure aggiuntive come l’esecuzione del tampone per i lavoratori, il datore di lavoro «fornirà la massima collaborazione». Così come per la definizione degli eventuali «contatti stretti» di una persona presente in azienda che sia risultata positiva.

I tanti casi di contagi e purtroppo di morti nel mondo della logistica ha portato i sindacati a chiedere garanzie per i lavoratori in appalto. In caso di lavoratori dipendenti da aziende terze, come manutentori, fornitori, addetti alle pulizie o vigilanza, che risultassero positivi, l’appaltatore «dovrà informare immediatamente» il committente ed entrambi collaborare per individuare «i contatti stretti».

Grande attenzione alla figura del medico aziendale competente e ai «soggetti fragili anche per un fattore legato all’età» – la commissione Colao aveva proposto che gli over 60 rimanessero a casa, il governo si è subito detto contrario.

A sovrintendere al Protocollo, oltre ai Comitati aziendali già previsti nell’accordo del 14 marzo, ora arrivano anche i Comitati territoriali che potranno controllare le aziende più piccole.

«Un accordo positivo, utile, che mantiene la salute e la sicurezza dei lavoratori e dei cittadini come prima condizione per la ripresa, dobbiamo dare gambe alla sicurezza – commenta il segretario della Cgil Maurizio Landini – . Sono state inserite regole per garantire uniformità e responsabilizzare sia le aziende committenti che in appalto – continua Landini – sarà importante il coinvolgimento dei comitati territoriali».

IN ATTESA DELL’UFFICIALIZZAZIONE tramite Dpcm e conferenza stampa di Giuseppe Conte, i tempi della riapertura rimangono ancora nebulosi. I ministri ne discutono con il premier per ore, da posizioni diverse. Il piano potrebbe arrivare domenica: prima di firmarlo, Conte tornerà a riunione la cabina di regia con gli enti locali. E un nuovo confronto potrebbe essercol comitato tecnico scientifico e con Vittorio Colao: la sua task force prosegue il lavoro sulla fase 2.

Intanto il presidente del Veneto Luca Zaia con un ordinanza non in «contrapposizione» alle norme nazionali va oltre la vendita di cibo da asporto: il cliente potrà recarsi di persona in pasticcerie e gelaterie, fiorai, esercizi commerciali troppo piccoli per permettersi un servizio di consegne.

Il tema dei trasporti rimane il più delicato. Servono anche risorse ingenti per garantire adeguamenti dei mezzi e personale che controlli gli accessi e i Comuni chiedono a gran voce finanziamenti: si sentono giustamente l’epicentro della crisi.

Se Fca – tramite deroghe prefettizie – riaprirà la Sevel di Atessa (Chieti) e Mirafiori – seppur con soli 250 operai – aprirà lunedì tutto, il settore dell’automotive spinge per poter fare uguale assieme alla componentistica e alla moda.

Dal 4 maggio avranno il via libera settore manifatturiero e tessile, costruzioni e commercio all’ingrosso. Per i movimenti dentro il proprio Comune non servirà più l’autocertificazione e saranno consentiti spostamenti tra Comuni della stessa Regione. Resterà il divieto di spostamenti tra Regioni.

È ANCORA UNA IPOTESI l’apertura l’11 maggio per il commercio al dettaglio con obbligo di distanziamento tra clienti. Per alcuni esercizi – come abbigliamento e calzature – ci sarà l’obbligo di sanificazione dei prodotti. Anche parrucchieri e centri estetici dovrebbero avere il via libera: dovrà essere rispettato il rapporto uno a uno – un operatore e un cliente – e tutti gli strumenti andranno sterilizzati.

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