Ri-Ciak, cinema di comunità
Verona Mentre i cinema chiudono, una sala da trecento posti è pronta a riaprire per favorire attraverso l’attività culturale e cinematografica, le pratiche del buon vicinato, la socializzazione e la condivisione di progetti collettivi
Verona Mentre i cinema chiudono, una sala da trecento posti è pronta a riaprire per favorire attraverso l’attività culturale e cinematografica, le pratiche del buon vicinato, la socializzazione e la condivisione di progetti collettivi
Mentre le sale cinematografiche sono in piena crisi per la chiusura forzata causata della pandemia, c’è chi va in controtendenza e decide di risistemarne una da trecento posti ormai in disuso da più di dodici anni per offrirla agli abitanti di un quartiere e alla città. Succede a Verona, nel quartiere Veronetta, dove l’associazione ViveVisioni Impresa Sociale, attualmente composta da 330 soci, vuole dare vita al cinema di comunità. Nei giorni scorsi c’è stata la firma del preliminare d’acquisto per duecentomila euro da pagarsi in sei anni dell’ex cinema Ciak, ribattezzato Ri-Ciak, di proprietà di una famiglia. “Non lo abbiamo comprato per noi”, ci tiene a precisare Franca Rizzi, presidente dell’associazione, “ma abbiamo rilevato un bene privato per renderlo fruibile a tutti i cittadini. Siamo e saremo di fatto dei facilitatori del processo per fare diventare la sala un bene comune o meglio un cinema di comunità”.
Lo scopo dell’associazione – che ha trovato l’appoggio di enti ed istituzioni locali – è quello di favorire attraverso l’attività culturale e cinematografica, le pratiche del buon vicinato, la socializzazione e la condivisione di progetti collettivi, rispondendo anche alle esigenze dei giovani e delle comunità multietniche presenti nel quartiere. “A regime immaginiamo”, afferma la presidentessa dell’associazione, “avremo un Ri-Ciak aperto tutto il giorno per sette giorni alla settimana, supportato dal volontariato, con l’obiettivo anche di fornire, in futuro, qualche posto di lavoro. L’idea è quella di proporre durante la settimana, per esempio al mattino, proiezioni o di lasciare la struttura a disposizione delle istituzioni universitarie e delle associazioni degli studenti. Nei pomeriggi”, continua la Rizzi, “la sala potrebbe essere noleggiata per laboratori, seminari, incontri, stage, dibattiti e altre attività culturali contribuendo così, insieme alle proiezioni cinematografiche, alla sostenibilità finanziaria del progetto”. L’offerta cinematografica proposta dalla rinata sala cinematografica, non appena pronta, non sarà quella delle tradizionali prime visioni, ma ospiterà seconde visioni, produzioni d’autore e indipendenti che non trovano spazio altrove, rassegne tematiche specifiche, cinema in lingua.
All’associazione ViveVisioni l’acquisto della sala costerà duecentomila euro, al preliminare è stato versato 30mila euro, il rimanente dovrà essere pagato in sei anni. “Una cifra importante che deve essere sommata a quella che servirà al restauro del cinema”, fa presente la Rizzi. “Questo però non ci spaventa perché contiamo di ottenere un sostegno economico da Fondazioni cittadine private e pubbliche, attivando bandi nazionali e regionali, ma anche utilizzando il crowdfunding. Intanto partiamo con la ristrutturazione delle due salette a piano terra, grazie a un contributo di cinquanta mila euro della regione, che saranno la sede dell’associazione che coordina il progetto, ma anche il luogo dove organizzeremo le prime iniziative culturali. Quello che alla fine ci tengo a sottolineare è che l’associazione ViveVisioni è il mezzo che hanno i cittadini di Veronetta per essere protagonisti e promotori di un ritrovato fermento culturale del quartiere”, conclude la Rizzi.
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