Rhodes, «fedele al giuramento» ma «cospiratore» contro Biden
Stati Uniti Accusato di aver cospirato per non consentire la ratifica del Congresso alla nomina a presidente di Biden
Stati Uniti Accusato di aver cospirato per non consentire la ratifica del Congresso alla nomina a presidente di Biden
Stewart Rhodes, miliziano di estrema destra, fondatore degli Oath Keepers («fedeli al giuramento»), è stato rinviato a giudizio accusato di aver cospirato per impedire al congresso di ratificare l’elezione di Joe Biden.
RHODES E LE SUE «TRUPPE» sono stati ripresi il 6 gennaio del 2020, mentre prendevano parte agli scontri sulle scalinate di Capitol Hill in formazione e divise paramilitari. Alcuni membri imputati di associazione a delinquere hanno ammesso di avere predisposto depositi d’armi in un vicino albergo di Arlington, Virginia, per facilitare le operazioni di una «forza di reazione rapida». L’indagine sull’insurrezione scagliata da Trump contro il campidoglio per tentare di sovvertire l’elezione di Joe Biden è fra le più ampie mai condotte dal Dipartimento di giustizia, ed ha prodotto ad oggi oltre 700 imputati, di cui una trentina già condannati per direttissima, la maggior parte per reati minori quali vandalismo, disturbo della quiete, aggressione e intrusione illecita. Le pene ad oggi comminate, compresa quella a tre anni e sette mesi per lo «sciamano» Jacob Anthony Chanlsey, sono variate da pochi giorni a quattro anni di reclusione.
L’ACCUSA di «cospirazione sediziosa» formalizzata a Rhodes e altri dieci componenti del gruppo da lui fondato nel 2009, è invece la prima ad ipotizzare un disegno eversivo coordinato che era peraltro stato ampiamente telegrafato sui canali dell’estrema destra nelle settimane precedenti l’attacco.
QUEL GIORNO A WASHINGTON decine di miliziani Oath Keeper avevano tra gli altri anche il compito di fornire servizio d’ordine a Roger Stone famigerato consulente elettorale di Donald Trump e «guastatore» strategico dell’ex presidente sin dai suoi esordi in politica negli anni 80. Stone in particolare ha mantenuto i contatti con le frange estreme del movimento come gli Oath Keepers, i 3 Percenters ed i Proud Boys che nell’autunno del 2020 Trump aveva esortato a «tenersi pronti».
Caratteristica specifica della formazione fondata da Rhodes è quella di reclutare i propri membri nei e ranghi di polizia e forze militari. Un rapporto dell’osservatorio Southern Poverty Law Center ha rilevato circa 25000 simpatizzanti del gruppo di cui il 10% di militari in servizio attivo. Dagli interrogatori condotti dal FBI è emerso che le milizie OK hanno tenuto addestramenti paramilitari congiuntamente con corpi di polizia. Rhodes, 56 anni, è stato arrestato da agenti federali in attesa di giudizio.
UN EX PARACADUTISTA con una laurea in legge di Yale, è stato titolare di un blog antistatalista che si era progressivamente radicalizzato negli anni di Obama, di cui criticava le politiche «socialiste e anti americane».
Con le frange oltranziste della destra americana Rhodes spartisce il feticcio per le armi da fuoco e la mitologia dell’autodifesa contro i soprusi dello «stato profondo» a mezzo delle «milizia volontarie» di cittadini citate dal secondo emendamento della costituzione. Ardente libertariano, Rhodes e i suoi seguaci sono fautori delle fantasie apocalittiche attorno ad una nuova guerra civile a difesa dei «valori americani originali», un culto esacerbato durante il mandato Trump che il 6 gennaio aveva lanciato l’adunata a Washington.
Al di là di eventuali condanne ai miliziani, non è affatto chiaro che esista la forza politica per accertare le responsabilità politiche di eventuali mandanti. Le indagini della commissione parlamentare procedono ma con l’ostruzionismo concertato dei repubblicani.
QUESTA SETTIMANA lo stesso capogruppo repubblicano alla camera, Kevin McCarthy, convocato dalla commissione ha rifiutato di testimoniare come avevano già fatto prima di lui Steve Bannon, l’ex capo di stato maggiore Mark Meadows e diverse personalità di Fox News in stretto contatto con Trump prima, durante e dopo l’insurrezione. C’è l’impressione netta che nel paese spaccato a metà il governo Biden stenti a tenere in mano la situazione. Giovedì la corte suprema ha abrogato l’obbligo vaccinale che Biden aveva imposto alle grandi aziende (legali, secondo la sentenza solo nelle strutture sanitarie).
E la senatrice democratica dell’Arizona Kyrsten Sinema ha confermato di essere contraria a modificare il regolamento del Senato per approvare il decreto difendi-voto che bloccherebbe la strategia repubblicana per pilotare le prossime elezioni.
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