Visioni

Rhapsody in blue, il corpo si muove dentro l’ascolto

Rhapsody in blue, il corpo si muove dentro l’ascoltoUna coreografia da «Rhapsody in blue» – foto di Christophe Bernard

A teatro Titolo e musica derivati dal capolavoro di Gershwin per il nuovo lavoro di Iratxe Ansa e Igor Bacovich. In prima assoluta, la creazione è al centro di un trittico curato da Aterballetto

Pubblicato 9 mesi faEdizione del 2 marzo 2024

Iratxe Ansa e Igor Bacovich, lei basca, lui italiano, sono una coppia di artisti con all’attivo più di dieci anni di fecondo lavoro insieme: si sono conosciuti nei Paesi Bassi, Ansa ha danzato a lungo nel Nederlands Dans Theater, interpretando nella sua carriera di interprete pezzi di coreografi chiave del nostro tempo come William Forsythe, Crystal Pite, Jíri Kylián; Bacovich, uscito dalla Codarts di Rotterdam, anche egli danzatore di spicco, ha lavorato nel sociale, fondando nel 2013 con Iratxe, sua compagna anche di vita, il progetto Metamorphosis Dance. La coppia, che ha firmato creazioni per ensemble come il Ballet de l’Opéra de Lyon e la Compañía Nacional de Danza in Spagna, è stata invitata con bell’intuito dal Centro Coreografico Nazionale Aterballetto di Reggio Emilia a firmare una nuova creazione per i sedici magnifici danzatori della compagnia di casa.

IL PEZZO deriva titolo e musica da un capolavoro del Novecento: Rhapsody in blue di George Gershwin, composto esattamente cento anni fa. Presentata in prima assoluta al Teatro Regio di Parma per il rilancio di ParmaDanza, la creazione di Ansa e Bacovich è stata il centro di un corposo trittico di Aterballetto contornato da due riprese dal repertorio della compagnia: Yeled di Eyal Dadon e il cult Secus di Ohad Naharin. Un programma che ha riconfermato la versatilità tecnico-interpretativa e il livello internazionale di Aterballetto, cuore del Centro Coreografico e ensemble nel quale, accanto a danzatori che da tempo brillano in compagnia come Saul Daniele Ardillo, Estelle Bovay, Martina Forioso, Clément Haenen, Arianna Kob, Ivana Mastroviti, Giulio Pighini, ballano new entries tra cui i talentuosi e giovanissimi Ana Patricia Alves Tavares e Matteo Fiorani. Un ensemble in ottima salute.

Rhapsody in blue è una di quelle partiture che fin dalle prime note ha il potere di coinvolgere il corpo dentro l’ascolto. Come se l’udito diventasse tramite della percezione di sottili, gioiose onde sonore che scorrono internamente mettendo in moto una inarrestabile partecipazione sensoriale. Effetto battente che vive con esemplare fluidità nei danzatori di Aterballetto. Il pezzo di Ansa e Bacovich è una sorta di viaggio onirico rischiarato da una luna enorme e cangiante che occupa, magneticamente, il centro del fondale. Le scene e i costumi giocati su contrasti cromatici che strizzano l’occhio all’astrattismo americano di secondo Novecento e all’arte ambientale di Ólafur Elíasson sono di Fabio Cherstich: si sposano allegramente all’idea di Iratxe&Igor della Rhapsody in blue: «un giocattolo fantastico, pervaso da varianti di forma costanti, che sembra attraversare una foresta incantata».

LA RAPSODIA di Gershwin è anticipata con originale guizzo da un favoloso duetto con Ana Patricia Alves Tavares e Matteo Fiorani, gli altri danzatori in penombra di fronte alla luna. Li accompagna la voce calda di Bessie Jones con Beggin’ the blues: il duo è incantevole nell’estatico trasporto di un susseguirsi di prese che si avvolgono nel ritmo cantilenante della musica, come se Ana Patricia Alves Tavares incarnasse morbidamente ciò che dice la canzone «I don’t care where I go, the blues just won’t leave me alone». Il prologo accompagna così i corpi verso il mood della Rapsodia: i sedici interpreti entrano nella musica di Gershwin con giovanile baldanza rivelando con una coreografia che esalta il gioco collettivo una freschezza tutta nuova in sboccio dalla partitura.

Il pezzo è una sorta di viaggio onirico rischiarato da una luna enorme e cangiante

Quasi una strizzata d’occhio all’immaginario che Gershwin sollecita nella mente tra cinema, musical, balletto, dal colto al jazz, rivitalizzato da una spumeggiante, inedita forma di scrittura. Gruppi che si divertono a flirtare con Gershwin, tra salti, voli per aria, file in verticale, buffe espressioni facciali, equilibrismi in scioltezza. Mentre la luna tonda, enorme e fascinosa, cambia colore, incantando contemporaneamente i danzatori e il pubblico del Teatro Regio. Un bel successo per il Centro Coreografico Nazionale Aterballetto di Reggio Emilia che ha già annunciato tra i suoi prossimi hit la creazione Notte Morricone a firma di uno dei maggiori autori di oggi, Marcos Morau. Un debutto da non perdere in prima outdoor l’1 agosto al Macerata Opera Festival, in prima indoor all’Argentina di Roma dal 25 ottobre al 10 novembre.

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