Retromarcia di Obama: «Truppe Usa se l’Isis si impossessa del nucleare»
Iraq/Siria Video pubblicato da Al Qaeda Maghreb: due ostaggi occidentali fanno appello ai propri governi perché trattino il rilascio. L'esercito di Baghdad prende la raffineria di Baiji
Iraq/Siria Video pubblicato da Al Qaeda Maghreb: due ostaggi occidentali fanno appello ai propri governi perché trattino il rilascio. L'esercito di Baghdad prende la raffineria di Baiji
Gli islamisti parlano al mondo via etere: un nuovo video – dopo quello di due giorni fa con il quale lo Stato Islamico annunciava l’uccisione dell’ostaggio statunitense Kannig e di 18 soldati siriani – è stato pubblicato sul web dal braccio di Al Qaeda in Maghreb. Nel video si vedono due ostaggi, il francese Serge Lazarevic e l’olandese Sjaak Rijke, rapiti nel novembre 2011 nel Sahara, chiedere ai rispettivi governi di negoziare la loro libertà e la vita con il gruppo qaedista.
La presa di ostaggi da parte di gruppi islamisti, da Al Qaeda all’Isis, è ormai considerata una delle forme di propaganda più suggestive, in grado di attirare nuovi adepti. Ma anche una fonte di ricchezza: se Washington e Londra non aprono negoziati con i rapitori, altri governi europei ufficiosamente avrebbero pagato cospicui riscatti che vanno ad arricchire le casse già gonfie dello Stato Islamico.
Per evitare nuove esecuzioni, lunedì il presidente Obama ha ordinato una generale revisione della politica governativa in materia di ostaggi: «Alla luce del crescente numero di cittadini Usa presi in ostaggio da gruppi terroristici oltre mare, il presidente ha ordinato a dipartimenti e agenzie, compresi Cia e Fbi, di rivedere la politica in materia», ha detto il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale.
Nessun dettaglio sulle misure concrete, se non un incremento del lavoro dell’intelligence e delle relazioni diplomatiche sul campo. Un reale cambiamento di strategia è invece stato preannunciato dallo stesso Obama, dall’Australia dove si trovava per il summit del G20. Nel caso in cui le milizie di al-Baghdadi dovessero impossessarsi di armi nucleari, i tanto attesi stivali sul terreno verranno poggiati.
È la prima volta che il presidente prospetta una simile opzione, sempre scartata da giugno, inizio dell’offensiva Isis in Iraq: «Se scoprissimo che l’Isis è entrato in possesso di armi nucleari e dovessimo organizzare un’operazione per togliergliele dalle mani, allora sì. La ordinerei».
Una dichiarazione che ha attirato l’attenzione di molti: che Obama e la sua intelligence siano in possesso di informazioni concrete su una simile eventualità? Le milizie islamiste sono state in grado di fare razzia di armi chimiche e convenzionali tra i territori occupati di Siria e Iraq, ma – dicono funzionari della Casa Bianca – non hanno il controllo del nucleare.
Molte delle armi di cui l’Isis è entrato in possesso sono di fabbricazione Usa, consegnate da Washington all’esercito iracheno negli anni successivi alla caduta di Saddam Hussein. Per coprire il gap, ne arriveranno altre: ieri gli Stati uniti hanno annunciato la ratifica del contratto di vendita da 600 milioni di dollari in equipaggiamento militare all’esercito di Baghdad. Le stesse truppe che ieri hanno potuto festeggiare: dopo la ripresa della città di Baiji, strappata all’Isis, i militari sono entrati nella più grande raffineria del paese, quella di Baiji, dopo mesi di scontri con gli islamisti di al-Baghdadi.
ABBONAMENTI
Passa dalla parte del torto.
Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento