Respinti i decreti ogm dell’ormai ex ministra Bellanova
Agricoltura Accolto l’appello lanciato da decine di associazioni agricole bio e degli ambientalisti
Agricoltura Accolto l’appello lanciato da decine di associazioni agricole bio e degli ambientalisti
La Commissione agricoltura della Camera ha frenato la spinta per introdurre nei campi italiani organismi geneticamente modificati (Ogm) «vecchi» e «nuovi», cioè ricavi utilizzando le New Breeding Techniques. Lo ha fatto approvando con condizioni gli schemi di parere in merito ai quattro decreti legislativi che portano la firma della ormai ex ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova.
La decisione è stata commentata dalla coalizione che aveva denunciato i rischi legati alla votazione prevista in Commissione: «Grazie all’apertura al dialogo con le organizzazioni agricole biologiche e contadine, le associazioni di tutela ambientale e dei consumatori da parte dei relatori incaricati, e al sostegno dei membri della Commissione agricoltura della Camera, questo tentativo è stato per il momento sventato» sottolineano in un comunicato stampa.
Sarebbe così superata la brutta pagina del parere positivo espresso dalla Commissione agricoltura del Senato a fine dicembre. «Il futuro ministro dell’Agricoltura sarà chiamato a rispettare i vincoli posti dai pareri espressi alla Camera» sottolineano in un comunicato le 25 organizzazioni, tra cui Slow Food, Aiab, FederBio, Greenpeace, Legambiente, Wwf, segnalando l’importanza di aver chiesto lo stralcio anche di quei passaggi che avrebbero di fatto negato «la possibilità per gli agricoltori di svolgere attività quali il reimpiego delle sementi o lo scambio di parte del raccolto come sementi o materiale di moltiplicazione». Piccole rivincite per l’agricoltura contadina.
Due sono gli elementi ricorrenti nei quattro pareri approvati (i testi consultati dal manifesto sono disponibili sul portale della Commissione agricoltura): da una parte, che lo schema dei decreti in esame, «nella parte in cui richiama, in via diretta o indiretta, gli Ogm», appare non coerente con il quadro normativo di riferimento, dato che in Italia «vige il generale divieto di sperimentazione e coltivazione di piante geneticamente modificate in campo aperto»; dall’altra, che «il divieto di coltivazione degli Ogm deve ritenersi esteso, coerentemente alla pronuncia della Corte di Giustizia dell’Unione europea del 16 luglio 2018, anche ai prodotti ottenuti mediante l’impiego di «nuove tecniche di miglioramento genico» (New breeding techniques-NBT) o genome editing, in considerazione degli elevati rischi per l’ambiente e la salute umana».
Adesso tocca al ministero rispettare la volontà democratica espressa alla Camera. Alla vigilia del voto, il 12 gennaio, l’Associazione italiana per l’agricoltura biologica (Aiab) aveva indirizzato ai parlamentari coinvolti e alla ministra Bellanova una lettera firmata dal professor Salvatore Ceccarelli, genetista. Secondo Ceccarelli vecchi e nuovi Ogm hanno «hanno la stessa debolezza e quindi non possono rappresentare una soluzione durevole alla suscettibilità delle piante ai parassiti. Questo accade – spiega Ceccarelli – a causa di un principio fondamentale della biologia che si chiama Teorema Fondamentale della Selezione Naturale (Fisher, 1930). Sulla base di questo principio, di fronte a una pianta resistente a un parassita, quel parassita, se possiede sufficiente variabilità genetica, evolve e riesce così a superare quella resistenza». La letteratura scientifica riconosce che negli Stati Uniti, dove tanti coltivano mais e soia Ogm, l’agicoltura industriale è costretta a far largo uso di glifosate: le erbe infestanti sono più forti degli Ogm. Meglio scegliere un’altra strada.
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