L’incontro tra Landini e don Ciotti: «Non c’è legalità senza uguaglianza»
Legalità e democrazia Migliaia di persone nella cittadina del salernitano alla manifestazione in difesa del Fondo agricolo Nicola Nappo, confiscato alla camorra e sotto attacco con continui furti e atti vandalici. In corteo Cgil e Flai, Libera e Alpaa. Maurizio Landini: "Una lotta anche per il diritto di poter lavorare con dignità, per realizzarsi".
Legalità e democrazia Migliaia di persone nella cittadina del salernitano alla manifestazione in difesa del Fondo agricolo Nicola Nappo, confiscato alla camorra e sotto attacco con continui furti e atti vandalici. In corteo Cgil e Flai, Libera e Alpaa. Maurizio Landini: "Una lotta anche per il diritto di poter lavorare con dignità, per realizzarsi".
Resistenza e lavoro, uniti nella difesa di un grande fondo agricolo confiscato alla camorra. Perché la lotta contro le mafie, il caporalato e il lavoro nero è resistenza quotidiana nell’Italia di oggi. “Una lotta anche per il diritto di poter lavorare con dignità – aggiunge Maurizio Landini – con un lavoro che sia fondato sulla possibilità per le persone di realizzarsi”. Parole che rimbalzano in una piazza Vittorio Veneto strapiena, segno tangibile del successo della manifestazione “La legalità ha radici profonde” organizzata a Scafati, grosso centro del salernitano, per rispondere ai tre recenti raid vandalici ai danni del Fondo “Nicola Nappo”, il bene confiscato più grande della provincia. Anche per rispondere a chi, come Matteo Salvini e il presidente campano Vincenzo De Luca, vorrebbe rimettere in vendita i terreni “sul libero mercato”. Riportandoli, di fatto, nelle mani della camorra.
Insieme la Cgil e Libera, con la Flai e l’Alpaa che gestiscono con l’associazione “Terra Vi.Va” i 120mila metri quadrati di terreni sequestrati al clan Galasso, riqualificandoli e restituendoli alla comunità. E con gli attivisti del fondo, fra cui spiccano i tanti ortolani dell’associazione “Orto dei 100 passi” impegnati a coltivare e produrre sia generi alimentari che socialità, che quasi non credono ai loro occhi vedendo arrivare tante delegazioni della Flai, dalla Calabria, dalla Sicilia, fino alla Toscana.
Le musiche popolari dei gruppi che hanno trovato nel fondo un luogo accogliente dove poter suonare accompagnano un corteo di migliaia di persone. Un risultato non scontato in una città di 55mila abitanti che è medaglia d’oro della Resistenza, ma che ha visto sciogliere per due volte il consiglio comunale per le infiltrazioni della criminalità. “Chi non salta camorrista è”, cantano i manifestanti, compresi i migranti di Gioia Tauro.
Dal palco prende la parola Giuseppe Carotenuto che presiede l’Alpaa: “La dovevamo fare questa manifestazione, anche per dare voce ai tanti terreni confiscati alle mafie che sono nella stessa nostra situazione. Ma noi resisteremo, un minuto più della camorra”. Poi Giovanni Mininni, segretario generale della Flai: “Questa non è una manifestazione rabbiosa. Noi dimostriamo oggi che la nostra forza è la gioia, è la prospettiva, è l’umanità. Un’umanità che parte dalle cose concrete che il Fondo Nappo fa, e che vuole indicare allo Stato che devono essere fatte, in territori dove la camorra opprime anche gli spazi democratici, dove la politica non a caso è sempre più debole. E chi ne paga le conseguenze sono le lavoratrici e i lavoratori”.
Mininni ricorda l’importanza di Libera in questo cammino virtuoso, anche sul piano legale per difendere il Fondo Nappo dalle pretese della malavita, e ancor prima promuovendo la legge di iniziativa popolare che portò alla confisca dei beni mafiosi. Così quando sale sul palco don Luigi Ciotti lo accompagna un’ovazione: “Se la politica non costruisce la giustizia sociale – ammonisce – diventa criminogena. E non c’è legalità se non c’è uguaglianza. Ma purtroppo questo paese sta vivendo una profonda emorragia di umanità, basta vedere come trattiamo i migranti”.
Maurizio Landini apre criticando il “decreto lavoro” del governo sia nel metodo che nel merito: “Aumenta la precarietà e l’insicurezza”. Affermando poi senza mezzi termini che “il taglio del reddito di cittadinanza è una follia”. Infine tira le somme della giornata: “Trasformare i beni confiscati in una possibilità di riconquista della democrazia e di lavoro è doppiamente importante. E penso ci sia bisogno di mandare un messaggio più generale, che chieda alle istituzioni e al governo di fare tutto ciò che è necessario per fare in modo che queste esperienze possano produrre. Perché la vera sconfitta della malavita organizzata è quella di far prevalere la forza dello Stato, dei cittadini, della democrazia”.
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