Rescue, musica come terapia
Intervista Umori electro pop per «Silence Here», album di debutto dell'artista campano registrato fra Londra e Torino: «Utilizzo le canzoni come mezzo catartico per conoscere meglio me stesso, ma chiunque può riconoscersi»
Intervista Umori electro pop per «Silence Here», album di debutto dell'artista campano registrato fra Londra e Torino: «Utilizzo le canzoni come mezzo catartico per conoscere meglio me stesso, ma chiunque può riconoscersi»
Una miscela sapiente di stili e di rimandi sospesi fra rock e pop, dove è palese l’influenza dei Radiohead e di stelle più recenti del firmamento britannico come Damien Rice, The National, Sparklehorse. Tutto questo lo ritrovate in Silence Here (Opera music), album di debutto del trentunenne Rescue, nome d’arte dietro cui si cela Vincenzo Di Sarno da Torre Annunziata. Ampie melodie che non si risolvono in un classico strofa ritornello strofa, ma tendono a sorprendere l’ascoltatore. E tutto rigorosamente cantato in un inglese quasi oxfordiano…: «Paragoni lusinghieri, grazie – risponde al telefono – diciamo che sin dall’inizio io e la mia etichetta abbiamo pensato che per far conoscere anche fuori dall’Italia il progetto era inevitabile cantare in inglese. Per me è stato naturale».
Nel maggio 2013 l’ep di debutto – A Rainbow in The Dark – poi un’intensa attività live, ancora un singolo Barcelona , fino alla decisione di registrare un vero e proprio album: «Un disco realizzato abbastanza velocemente, perché avevo l’urgenza di mettere insieme cose che avevo dentro. Your eyes è stato l’ultimo pezzo». Già, Your eyes è una canzone pubblicata come singolo la scorsa estate, subito scelta come accompagnamento musicale dello spot di un marchio di birra.
Un successo insperato: «Beh, non ci aspettavamo che fosse scelto e avesse poi un così ampio seguito. Il disco però non è costruito su quella traccia, è piuttosto un concept album. Parla di una persona che si accinge ad andare a letto, e nel momento in cui finalmente riesce ad addormentarsi è attraversato letteralmente da una serie di sogni, di incubi che non sono altro che tutto il non detto. Da cui il titolo Silence here, tutto quello che non aveva espresso e che non aveva manifestato nel corso della giornata, più in generale nel corso della sua vita».
Quasi una seduta di psicoanalisi in musica…: «Diciamo che sicuramente utilizzo la musica come mezzo catartico anche per conoscere molto più me stesso. Ho cercato in generale di scrivere qualche cosa in cui chiunque possa rinoscersi». Un lavoro registrato fra Londra e Torino da Marco Peretti e Alex Ciani, quest’ultimo anche produttore in un disco dove trova spazio come ospite Davide Rossi (violinista produttore di fama internazionale, da tempo collaboratore stretto negli ultimi lavori dei Coldplay): «Avevo già lavorato con lui due anni fa, sul brano Barcelona. Quando gli abbiamo proposto di partecipare al progetto è stato molto contento. Ne sono orgoglioso».
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