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Renzi “vede” Berlusconi

Renzi “vede” BerlusconiMatteo Renzi ieri a Roma – Eidon

Legge elettorale Incontro gelido con Alfano. Renzi tratta con Forza Italia e potrebbe dover incontrare il Cavaliere. No al "sindaco d'Italia", spazio al sistema spagnolo e soprattutto al Mattarellum

Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 16 gennaio 2014

Strada sbarrata al doppio turno di coalizione con le preferenze, discorso aperto sul sistema spagnolo, ma le maggiori possibilità continua ad averle il ritorno della legge Mattarella, in versione pesantemente corretta. E’ questo lo stato dell’arte delle trattative a metà della prima delle due settimane che Matteo Renzi considera decisive per trovare un’intesa sulla riforma della legge elettorale. D’altronde lunedì prossimo in commissione alla camera bisognerà ragionare su un testo base, altrimenti l’appuntamento del 27 gennaio con l’aula non potrebbe essere rispettato. Ieri il segretario del Pd ha tenuto una serie di incontri, non ancora quello essenziale con Letta (forse oggi) né quello esiziale (per la maggioranza) con Berlusconi. Incontro difficile e freddo quello con Alfano, la cui insistenza sul doppio turno di coalizione, il cosiddetto «sindaco d’Italia», è tra i due ostacolo persino al dialogo. Incontro più semplice quello con Vendola e infatti dedicato anche ad altro (il prossimo congresso di Sel): il partito del governatore pugliese sostiene da tempo il Mattarellum. Grillo intanto si è ufficialmente defilato, anzi lo ha fatto fare a Casaleggio che ieri ha incontrato i parlamentari. Abbandonati tutti i discorsi sul sistema spagnolo e anche sul Mattarellum, i cinque stelle chiedono adesso di andare a votare con il proporzionale con sbarramento residuato dalla sentenza della Consulta. Cominciano solo ora un lungo lavoro di studio sulla proposta da sottoporre alle rete e dunque si tirano fuori dai giochi e dalle trattative di Renzi.

Renzi incontrerà anche Berlusconi? Il segretario del Pd ne farebbe volentieri a meno. Ma più di tutto non vuole rinunciare a tenere sotto pressione il resto della maggioranza e direttamente Enrico Letta. Lo avesse fatto, avesse cioè escluso dal primo momento la disponibilità a trattare con il Cavaliere, a questo punto sarebbe già finito nella palude dell’intesa obbligata con Alfano. Invece ha in mano la pistola carica dell’accordo con Forza Italia su due ipotesi, il sistema spagnolo e il ritorno alla legge Mattarella. Per suo conto il professor D’Alimonte continua a incontrarsi con Verdini, delegato da Berlusconi. La scommessa è che Alfano alla fine decida di scegliere per il meno peggio, Scelta civica ha da due giorni immesso nel circuito una – in verità arzigogolata – ipotesi di Mattarellum a doppio turno che potrebbe anche tentare il Nuove centrodestra.

E così un incontro Renzi-Berlusconi potrebbe al limite essere necessario, «solo se serve a chiudere», ha detto ieri il segretario, intervistato peraltro dal Tg5. Il sindaco di Firenze lo organizzerebbe con tutte le cautele, per esempio sfuggendo alla photo-opportunity che lo inchioderebbe negli anni nel ruolo di Iago di Enrico Letta – il problema che ha avuto al tempo in cui era segretario del Pd Veltroni, per quell’immagine della stretta di mano con il Cavaliere con Prodi a palazzo Chigi. E’ anche vero, però, che se davvero l’incontro con Berlusconi ci sarà soltanto per firmare un’intesa, «per chiudere», le cautele sarebbero a quel punto persino superflue. Firmare con Berlusconi, allo stato attuale delle trattative, vorrebbe dire rompere con il resto della maggioranza. L’ipotesi ideale per Renzi, e cioè una nuova legge scritta sotto la sua regia e accettata da tutti, è ancora fantascienza.

Anche perché nel pacchetto il nuovo leader del Pd ha messo anche la riforma del senato, sulla quale Alfano ha ancora un’altra posizione. Dice sì a una riduzione dei senatori, ma no all’eliminare della camera alta elettiva. Renzi invece spinge per sostituire i senatori con un centinaio di sindaci e presidenti di regione. Lo ha fatto con i senatori del partito, incontrati per tre ore martedì sera, e non ha convinto tutti. Non serve essere professori di diritto costituzionale per vedere l’impraticabilità di una camera non elettiva con poteri legislativi, almeno questo punto il segretario dovrebbe chiarirlo (la sentenza della Consulta sul Porcellum lo obbliga a farlo). La resistenza alla «rottamazione» del senato naturalmente si incrocia con la lotta di posizione della minoranza interna del Pd. Nella riunione al senato, Chiti e Finocchiaro non hanno risparmiato critiche alla proposta del segretario.

Invece Berlusconi, anche in questo caso, non avrà problemi a seguire Renzi sulla strada dell’innovazione costituzionale spinta. Le sue convinzioni in tema di rappresentanza sono note. I parlamentari sono troppi, spiegò qualche tempo fa, ne basterebbero molti meno, al limite uno che vota come vuole il leader. Con Renzi dunque possono intendersi. Ed è proprio sulla possibile relazione stretta con il Cavaliere che lo incalza l’ala bersaniana dei democratici, con l’ex responsabile riforme D’Attorre: «Non si può fare un incontro col pregiudicato Berlusconi nella sede del Pd». La replica del segretario, sempre da Canale 5, è però piuttosto facile: «Chi con Berlusconi ci ha fatto un governo si dice contrario ad incontrarlo». E poi prosegue: «Forza Italia è il secondo partito italiano e io sulle regole discuto con tutti».

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