Renzi sfiduciato alla Whirlpool
Operai Seconda giornata di mobilitazione in Campania e nelle Marche contro i 1335 esuberi. Nessuno si fida dell'azienda che promette di riportare in Italia le produzioni delocalizzate in Cina, Polonia e Turchia. Palazzo Chigi aveva definito «fantastica» la fusione con Indesit
Operai Seconda giornata di mobilitazione in Campania e nelle Marche contro i 1335 esuberi. Nessuno si fida dell'azienda che promette di riportare in Italia le produzioni delocalizzate in Cina, Polonia e Turchia. Palazzo Chigi aveva definito «fantastica» la fusione con Indesit
Secondo giorno di proteste ieri negli stabilimenti Indesit-Whirlpool di Campania e Marche: l’azienda statunitense giovedì ha presentato il piano industriale al Ministero dello Sviluppo economico mettendo nel piatto un investimento futuro di 500milioni a fronte della chiusura del sito casertano di Carinaro e del centro di ricerche torinese di None, più il trasferimento della produzione di Albacina a Melano, per un totale di circa 1335 esuberi. Gli operai di Carinaro si sono riversati ieri mattina sulla strada statale 265 bloccando gli accessi.
Presidiano la fabbrica da giovedì e ci rimarranno almeno fino a lunedì, quando a Roma ci sarà un nuovo incontro tra confederazioni e azienda. Le parole del premier Matteo Renzi, che definì la fusione «un’operazione fantastica», suonano a Carinaro come una presa in giro. Nelle stesse ore assemblea e poi sciopero ad Albacina con occupazione della vicina strada provinciale: il trasloco rischia di lasciarsi dietro una scia di esuberi (250 lavoratori) nonché la morte per l’indotto. Ma agitazioni ci sono state anche a Melano, nella sede centrale e nel centro ricerche Indesit di Fabriano. Insomma nessuno si fida dell’azienda, che promette di riportare in Italia le produzioni delocalizzate in Cina, Polonia e Turchia.
«Le dichiarazioni del gruppo Whirlpool sull’occupazione sono gravissime, ho visto che anche il ministro per lo Sviluppo economico ha reagito pesantemente – ha commentato ieri il segretario della Cgil, Susanna Camusso -. La politica del governo continua a offrire alle imprese qualunque vantaggio e mi pare che la risposta continui a essere invece quella del disimpegno. Forse è giunta l’ora che il governo si renda conto che la delega alle imprese della politica di sviluppo non porta da nessuna parte». Critica anche la Cisl: «La proposta della Whirlpool e’ inaccettabile per il sindacato e lo deve essere anche per il governo».
La tensione negli impianti è alle stelle, i tagli riguardano operi, ricercatori e colletti bianchi provenienti dall’ex fiore all’occhiello della famiglia Merloni: «La Whirlpool sta spolpando Indesit, mentre le fabbriche e gli uffici di Whirlpool restano intonsi, anzi, a Cassinetta, provincia di Varese, si assumono 280 persone – raccontano a Fabriano -. Il piano per il settore impiegatizio non l’hanno ancora presentato, ma sarà da macelleria sociale». Non sarebbe stato ancora ufficializzato perché, sostengono, «il processo di integrazione si regge sul nostro lavoro e se Whirlpool annunciasse esuberi si fermerebbe».
Il piano Indesit approvato nel 2013 (mentre i Merloni trattava la vendita agli statunitensi) prevedeva 1.425 esuberi più la chiusura di Melano e Teverola. Le proteste salvarono l’impianto marchigiano ma non quello campano, i tagli al personale vennero smussati a poco meno di mille e l’accordo passò. Adesso ci ritroviamo con la scomparsa totale dell’Indesit nel casertano e un numero di esuberi ritornato vicino alla prima proposta Merloni. Il management spiega via comunicato: «Il piano Whirlpool non è stato fatto per penalizzare Indesit, ma per garantire lo sviluppo dell’azienda». Per gli esuberi se ne può parlare dopo il 2018, come prevedeva il precedente accordo. Insomma, va bene discutere fermo restando la cancellazione dei siti e i tagli.
La presidente della Camera, Laura Boldrini, ieri si è schierata con i lavoratori, promettendo il suo impegno diretto. Beppe Grillo ha attaccato dal blog il governo invocando il reddito di cittadinanza e la difesa dei siti produttivi. Cesare Damiano, presidente della commissione Lavoro della Camera, ha spiegato cosa potrebbe accadere in Campania: «Gli ammortizzatori sociali, quando nel 2017 la cassa integrazione in deroga e la mobilità non ci saranno più e l’indennità di licenziamento passerà da 24 mesi a 18, non saranno sufficienti per affrontare i problemi occupazionali». E’ toccato alla sottosegretaria al Lavoro, Teresa Bellanova, ribadire la posizione dell’esecutivo: «Apprezzamento per le produzioni riportate in Italia e per l’investimento. Contrarietà all’ipotesi di aumento degli esuberi e alla chiusura dell’impianto di Caserta». Il governatore campano, Stefano Caldoro, ieri ha incontrato i sindacati mentre lavoratori e confederazioni probabilmente stamattina si faranno trovare a Pompei per la visita del premier Renzi: «Se lui non viene da noi, allora saremo noi ad andare da lui».
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