La risposta dalle colonne del Financial Times è in perfetto stile da “orgoglio renziano”. Ma poi bisognerà vedere se al di là delle parole, il nostro premier riuscirà a non applicare – nella sostanza – proprio le riforme chieste dalla Bce e dalla troika (che è vero, non ci ha ancora “visitato” o men che mai commissariato, ma sempre incombe). Ecco dunque le parole rilasciate ieri da Matteo Renzi al prestigioso quotidiano finanziario: «Sono d’accordo con Draghi quando dice che l’Italia ha bisogno di fare le riforme – spiega il presidente del consiglio – Ma come le faremo lo deciderò io, non la Troika, non la Bce, non la Commissione europea. Farò io stesso le riforme perché l’Italia non ha bisogno di altri che spieghino cosa fare».

E insomma, Renzi è certo che riuscirà a superare le attuali difficoltà, per poter incassare in futuro dei risultati: «Porteremo l’Italia fuori dalla crisi – spiega – L’Italia ha un grande futuro, le finanze italiane sono sotto controllo e continueremo a ridurre le tasse. E comunque non ho assolutamente intenzione di superare il tetto del 3%. È una vecchia regola, ma anche se gli altri dovessero superarlo, per l’Italia è una questione di credibilità e di reputazione. Ci auguriamo che nella seconda metà dell’anno i dati di crescita siano migliori. E faremo cose rivoluzionarie».

La Commissione Ue, dal canto suo, ieri ha voluto ribadire che per il momento dà fiducia al nostro premier: «È con le riforme strutturali, efficacemente attuate, che si creano le condizioni per crescita e occupazione in Italia», come detto nelle «raccomandazioni» verso cui «l’Italia si è già impegnata», ha detto un portavoce di Bruxelles. Ma «l’attuazione delle riforme è questione che riguarda lo Stato».

Ieri sono arrivati dati in chiaro scuro sulla nostra economia. Positiva l’Ocse, che ci attribuisce un super indice favorevole. Secondo l’organizzazione internazionale, la crescita nell’Eurozona conferma «uno slancio stabile»: ma se in Germania continuano i segni di una «perdita di slancio», per l’Italia si delinea una fase «positiva». E così il superindice Ocse di giugno, che per l’Eurozona è stabile (-0,04%), per la Germania vede un calo dello 0,23% su base sequenziale e per l’Italia un aumento dello 0,1%.

Bad news, al contrario, dal fronte di una delle principali agenzie di rating, Moody’s, che come hanno fatto tanti altri istituti (ultimo l’Istat), taglia a sua volta le proprie stime: le previsioni di crescita per il 2014 passano da un positivo 0,5% a un (negativo) -0,1%. Il rapporto deficit/Pil 2014 e 2015 è visto al 2,7%, con rischi significativi di ulteriori revisioni al rialzo. Per quanto riguarda il rapporto debito/Pil, Moody’s lo stima al 136,4% quest’anno e al 135,8% nel 2015.

Gli 80 euro, infine, sono definiti «una misura importante» dall’agenzia di rating, ma essendo entrati in vigore soltanto a giugno, potrebbero avere impatto non prima della seconda parte dell’anno.