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Renzi-Juncker, tentativi di pace: “La Ue ci sostenga sui migranti”

Renzi-Juncker, tentativi di pace: “La Ue ci sostenga sui migranti”L'abbraccio di Matteo Renzi e Jean Claude Juncker ieri nella Sala dei Galeoni di Palazzo Chigi – Lapresse

L'incontro a Palazzo Chigi Il presidente della Commissione: "Non siamo tecnocrati della sciocca austerity". Ma intanto Bruxelles critica il taglio dell'Imu e la Corte di conti mette in guardia sulla fine degli incentivi alle assunzioni: "Potrebbe creare nuova disoccupazione"

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 27 febbraio 2016

Dopo settimane di scontri, va in scena la riappacificazione tra Matteo Renzi e Jean Claude Juncker. O almeno si tenta: l’abbraccio finale offerto ai fotografi alla fine della conferenza stampa nella Sala dei Galeoni di Palazzo Chigi vorrebbe rassicurare. Il primo a intervenire dopo il faccia a faccia è il premier italiano, mentre il presidente della Commissione Ue lo ascolta con faccia sempre seria, salvo sorridere a un piccolo lapsus di Renzi su un’espressione latina: Hic manebimus optimus, subito corretto in optime. Renzi rivendica le sue scelte sulla flessibilità, ma sempre sottolineando che «l’Italia fa i compiti e rispetta le regole». Juncker mostra di gradire, ma ci tiene a rimarcare che «a Bruxelles non siamo tecnocrati a favore della sciocca austerity».

Nelle stesse ore la Commissione diffondeva comunque la Relazione sull’Italia 2016, nei suoi Country reports, e ha messo in evidenza diverse criticità. Innanzitutto sulla debolezza della crescita, che addrittura rischia di essere contagiosa per gli altri Paesi: «La ripresa modesta e le debolezze strutturali del Paese influiscono negativamente sulla ripresa e sul potenziale di crescita dell’Europa», scrive la Ue.

Critiche anche sulla scelta di tagliare l’Imu: «Non è in linea con le reiterate raccomandazioni del Consiglio di spostare la pressione fiscale dai fattori produttivi ai consumi e ai beni immobili». E «non è stato dato seguito ad elementi fondamentali delle raccomandazioni specifiche per paese, quali la revisione dei valori catastali e delle agevolazioni fiscali». Bacchettate anche sulla fuga dei cervelli, ma lodi al Jobs Act. Legge però, quest’ultima, su cui ieri la Corte dei conti ha a sua volta messo in allarme, nella sua Relazione all’Inps: spiegando che dopo la fine degli incentivi le assunzioni di oggi potrebbero trasformarsi in licenziamenti, incrementando tra l’altro anche la domanda di ammortizzatori sociali e i relativi costi.

Tornando quindi all’incontro Renzi-Juncker, il nostro premier ha voluto «dargli il benvenuto con una notizia»: «Per l’Italia siamo al record storico di infrazioni, ma nel senso di riduzione delle procedure. Siamo passati da 119 di quando siamo andati al governo alle 83 di oggi. L’Italia si è rimessa in moto, come dice Jean Claude non è più un problema per l’Europa».

Sulla flessibilità, Renzi conferma che «l’Italia utilizzera gli spazi concessi dal bilancio, ma sempre nelle linee della Ue: condividiamo la linea della Commissione sulla flessibilità, scritta nel documento del 13 gennaio 2015».

Juncker riconosce i progressi dell’Italia: «Abbiamo ampie vedute comuni – dice intervenendo dopo Renzi – Dal 2011 l’Italia ha mantenuto una condotta esemplare. Se tutti avessero fatto come voi, oggi i problemi europei sarebbero minori. Così come lo sarebbero se tutti applicassero le decisioni della Commissione, ma su questo tema non mollo. Di certo l’Italia non è un problema per l’Europa».

Poi però una stoccatina sulle polemiche delle passate settimane: «La mia non è una commissione di tecnocrati e burocrati – ha detto Juncker – Siamo uomini politici, molti sono ex primi ministri. Cerchiamo soluzioni ai problemi, non siamo a favore di un’austerità sciocca. Anche per questo ho molto apprezzato il documento che ci ha presentato l’Italia sul futuro dell’Europa (il position paper scritto dal ministro Pier Carlo Padoan, ndr), quanto alla flessibilità mi rifaccio a quanto detto nel 2015, ma l’Italia la utilizza bene».

Infine, Renzi chiede l’impegno della Commissione sulla questione migranti, perché Juncker sostenga le posizioni dell’Italia: «Non ci possiamo voltare dall’altra parte – dice il premier italiano, ricordando la foto del piccolo Aylan e di «tanti altri bambini che continuano a morire» – Noi stiamo facendo la nostra parte, ma non tutti sono sulla stessa lunghezza d’onda. La solidarietà non può essere monodirezionale. Non possiamo essere europei solo quando ci sono soldi da prendere».

«Di certo avrete tutto il mio appoggio sul tema dell’immigrazione, ma lo stesso farò anche in tema finanziario – replica Juncker – Penso anche al fatto che l’Italia sia il secondo beneficiario del piano degli investimenti (quelli del Piano Juncker, ndr). Speriamo che adesso possa essere prolungato oltre la sua scadenza».

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