Politica

Renzi e Calenda rimandano la resa dei conti

Renzi e Calenda rimandano la resa dei contiMatteo Renzi e Carlo Calenda

Terzo polo Il destino dei gruppi parlamentari di Azione-Italia Viva si decide dopo l’estate

Pubblicato più di un anno faEdizione del 5 agosto 2023

La separazione dei gruppi parlamentari è rinviata, demandata a un confronto interno agli eletti da tenersi ormai dopo la pausa agostana. Ma ciò non toglie che nel cosiddetto Terzo polo, il progetto politico che ambiva a ritagliare uno spazio tra destra e centrosinistra, circolano ancora tensioni, quando non veleni. «Non penso che a senato chiuso si possa fare molto – dice il renziano in crisi con il leader Luigi Marattin – Sicuramente, la situazione era insostenibile, era evidente da aprile, con la rottura sulla federazione, le litigate su Twitter, la volontà di non andare insieme alle europee. C’erano problemi enormi legati al fatto che abbiamo cercato di unire due partiti fortemente personali per creare qualcos’altro».

Matteo Renzi e Carlo Calenda probabilmente non si sono mai sopportati, e ormai da settimane non fanno niente per negarlo. La novità che fa pensare che la situazione sia irrimediabile è che ormai alle idiosincrasie personali tra leader si sono aggiunte le divergenze di tattica e strategia politica. Il che è decisivo, in forze politiche che della manovra contingente in mezzo allo scontro tra i poli avevano fatto il loro tratto distintivo. Le strade di Italia Viva e Azione divaricano, ad esempio, a proposito della proposta sul salario minimo, che Renzi ignora e Calenda dice di considerare punto centrale, per una volta di concerto con tutte le altre forze d’opposizione. Diversità di prospettiva si sono notate anche a proposito della richiesta di dimissioni di Daniela Santanchè, con i renziani ancora una volta schierati su posizioni più interlocutorie rispetto all’esecutivo.

Renzi fa della guerriglia parlamentare la sua ragion d’essere. Per il mordi e fuggi del tatticismo esasperato non occorrono grandi numeri, e il senatore di Rignano può anche rivendicare il fatto la sua pattuglia sia cresciuta dall’inizio della legislatura. Ha presentato in Senato un ddl a sua firma, e continua a incalzare sull’elezione diretta del premier, che nella mail periodica ai suoi elettori definisce «un punto fondamentale per chi crede nella difesa della democrazia in questo tempo di crisi, ed è anche una delle riforme che il Terzo Polo aveva proposto in campagna elettorale». Impossibile non notare la frecciata a Calenda, che a questo punto ha il problema di ritrovare una nuova ragion d’essere politica: difficile che le trame di Renzi gli lascino spazio di manovra sul confine tra i due schieramenti per rosicchiare consensi, come ha fatto nei primi nove mesi di legislatura.

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