Renzi dentro un logoro rito mediatico

Come lo scorpione dell’aneddoto. E’ più forte di lui. Parliamo di Renzi, che da una settimana è partito per un viaggio in treno di ascolto, come lui afferma ad ogni stazione, ma ha già inanellato alcune comparsate in tv dove più che ascoltare, si fa ascoltare. Dai telespettatori, ma anche dagli stessi paralizzati conduttori che subiscono disarmati la sua patologica logorrea, come è apparso evidente a Otto e mezzo (più combattiva invece Annunziata domenica a In mezz’ora).

Ma la contraddizione non è tanto, o solo, questa. Quanto il fatto che l’ex premier riproponga come un mantra che ai cittadini non interessa la chiacchiera politica dei, e sui media, ma i problemi quotidiani, salvo poi smentire se stesso comparendo con assiduità su quegli stessi media responsabili, a suo dire, del bla bla bla che poco appassiona il paese.

In quest’aporia, forse ancor di più degli errori politici, sta tutto l’impasse politico-comunicativo del personaggio, che sembra non avere appreso nulla dall’esperienza. E così tra luglio e agosto ha fatto della promozione di un modesto libro il tema portante del discorso pubblico nazionale, grazie alla complicità un po’ idiota di stampa e tg, mentre ora, ripresa la stagione politica, non riesce a sottrarsi all’obbligo di rinnovare un logoro rito mediatico. Che tra l’altro non gli ha portato fortuna e forse è concausa non remota dei suoi insuccessi.

Questo il morbo che consuma la figura del segretario Pd, e con lui le sue speranze di rivincita: l’incapacità di abbandonare un format in crisi, di dribblare la chiacchiera da talk, di rompere le pareti di un’Truman show’ che non incanta più nessuno, ma nel quale ancora egli pensa di potersi muovere a suo agio, per rilanciarsi come leader e come statista, nonchè riprendersi il consenso perduto.