Economia

“Renzi con noi è ingiusto”

I pensionati Cantone (Spi Cgil): «Forse un anziano ha meno bisogni di chi lavora?». La segretaria promuove gli 85 euro in busta paga: «Ma quando tocca a noi? Ci nominano solo per i tagli». «Poletti? Gli abbiamo scritto, non ha neanche risposto». «Se sarà necessario, ci mobiliteremo anche da soli»

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 21 marzo 2014

Scontenti, profondamente scontenti. Scontentissimi. I pensionati non hanno ancora avuto nulla, neanche tra le promesse, dal «ciclone» Renzi. E non è che stiano messi bene: «Il 30% ha ormai rinunciato a curarsi: a volte non ci sono i soldi per alimentarsi bene, figurarsi per le medicine. E sono dati Istat, mica dello Spi». Sconsolata, ma combattiva come sempre, la segretaria dei pensionati Cgil Carla Cantone non smette di ricordare che c’è una fascia enorme di italiani – gli over 65 appunto – che aspettano risposte: «Se non ci danno nulla e ci nominano solo nella lista Cottarelli, al solito capitolo “tagli” – dice – non va mica bene. Il premier ha cercato di rassicurarci sul fatto che la spending review non ci colpirà, ma per ora restiamo sul chi va là. In questi anni abbiamo già dato, ampiamente».

Il presidente del consiglio ha voluto significativamente aprire la sua azione di governo premiando i redditi dei lavoratori. Ma perché voi non ci siete?

È una ingiustizia che non si capisce. Dicono che è perché i pensionati sono tanti. Ma non sono numerosi anche i lavoratori? Che senso ha dividere tra i cittadini che ne hanno diritto e gli esclusi, tra serie A e B? Quando un reddito è povero, lo è per una persona di 20 anni, per una di 40, per chi ne ha 60-70. Siamo stati tartassati a lungo, a partire dalla non rivalutazione degli assegni: in questi anni abbiamo dato tanto, anche come sostegno alle famiglie, e adesso siamo davvero indignati.

Non solo non avrete gli 85 euro, ma pare addirittura che secondo la lista Cottarelli dovrete essere in parte voi a finanziare gli sgravi per i lavoratori.

Quel rapporto in effetti ci ha allarmato: si parla di interventi sulla reversibilità, sull’invalidità, sulle donne, sulle indicizzazioni, una serie di prelievi da chi supera il reddito di 2000-2500 euro. È anche vero che Renzi ha specificato che quella è solo una lista tecnica, e che poi deciderà il governo. E le parole del premier in tv, quando ha detto che “ai pensionati non daremo nulla, ma neanche toglieremo nulla”, non dico che mi hanno rasserenata, ma almeno un po’ tranquillizzata. Ora, però, questa rassicurazione non vuol dire certo che tramontano tutte le nostre richieste, e che improvvisamente ci sta bene il fatto che non abbiamo avuto gli sgravi Irpef.

Dove si dovrebbero prendere le risorse perché l’Italia riparta?

Voglio dire che noi non siamo egoisti: se per salvare il Paese c’è bisogno di sacrifici, ok, possiamo tutti fare uno sforzo, ma a patto che vengano coinvolti tutti quanti. Anche chi lavora, chi ha rendite e patrimoni, proprio tutti. Perché se partecipano tutti, si può alzare l’asticella dei redditi a cui chiedi un contributo. Mentre, se metti dentro solo i pensionati, è ovvio che devi andare a pescare anche tra i medio-bassi, e su questo noi non saremo mai d’accordo. Ecco cosa penso: chiediamo per due o tre anni un contributo a chi supera i 100 mila euro netti l’anno. Secondo uno studio dello Spi, puoi ottenere ben 20 miliardi di euro annui se chiedi lo 0,5% alle 2,5 milioni di famiglie molto benestanti, ovvero quel 10% del Paese che da solo detiene il 48% della ricchezza nazionale: il loro reddito medio è sui 2 milioni di euro.

Insomma, non si può continuare a chiedere sempre e solo ai poveri.

Poveri e ceti medio-bassi. Il 30% degli anziani sceglie di non curarsi più, perché non ci arriva: lo dice l’Istat, mica io. Negli ultimi 15 anni il potere d’acquisto delle pensioni è diminuito del 30%, perché il sistema di riallineamento non permette di recuperare il 100% di rivalutazione. Nel 2007 avevamo ottenuto un tavolo per correggere il meccanismo, da Prodi-Damiano. Si varò anche una quattordicesima, che copre solo una parte e noi chiediamo di estendere. Poi Berlusconi ha cancellato questo tavolo, e Monti-Fornero hanno bloccato la rivalutazione per chi ha assegni 3 volte oltre il minimo. Letta l’ha ripristinata fino a 6 volte il minimo, con fasce decrescenti: del 100%, del 90, del 75 e del 50. È già qualcosa, ma non è bastato.

E il governo Renzi? Nessun tavolo? Il ministro Giuliano Poletti non vi incontra?

Alla parola tavolo pare gli venga l’allergia: ma non è che se incontri i sindacati poi sia obbligatorio accettare dei veti o firmare un accordo. Ma almeno ci si prova, li si ascolta: si mostra rispetto. La ministra Marianna Madia ha già aperto gli incontri: bene, era ora. A Poletti abbiamo scritto, ma non ci ha mai risposto. Oltre che sentire quello che dice in tv, mi piacerebbe anche che ci parlasse faccia a faccia.

Non è che i renziani ce l’hanno con lo Spi perché per le primarie avete sostenuto Cuperlo? A Otto e mezzo di Lilli Gruber, Matteo Richetti vi ha quasi divorato, dicendo che remate contro e che fate di tutto per organizzare uno sciopero.

Dicono queste cose quando non hanno argomenti. Io ho ottimi rapporti con Renzi, Delrio, Nardella: le volte che ci siamo incontrati c’è sempre stato il massimo del rispetto reciproco. E aggiungo che in questi giorni sto sentendo tutti: le rassicurazioni sulla spending review, me le hanno date anche i renziani. Detto questo, non faremo mai mobilitazioni contro gli 85 euro ai lavoratori, è ovvio, ma per estendere i benefici. E se ci sarà bisogno di mobilitarci, anche da soli, noi lo faremo.

E il Congresso Cgil? Si riuscirà a sanare la rottura tra Landini e Camusso?

Si deve fare di tutto per sanarla. E se smettessimo di parlare solo di Testo Unico, affrontando tutti i temi del Congresso – lavoro, reddito, welfare, democrazia, Europa – insieme alle 11 proposte del documento unitario, sono certa che si riuscirebbe.

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