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Renzi: “C’è chi vuole dividere l’Italia, ma io vado avanti”

Renzi: “C’è chi vuole dividere l’Italia, ma io vado avanti”Matteo Renzi ieri all'Assemblea della Confindustria di Brescia

Lo scontro Il premier parla agli industriali di Brescia e non incontra gli operai: «No a chi sfrutta il dolore dei precari». Confindustria applaude e ringrazia, la Cgil replica agli attacchi: «È lui che crea contrapposizioni, pensi a rilanciare il Paese»

Pubblicato circa 10 anni faEdizione del 4 novembre 2014

C’è «un disegno per dividere il mondo del lavoro». Matteo Renzi parla alla platea degli industriali bresciani, riuniti nella sede della Palazzoli, e sceglie di non allentare la tensione degli ultimi giorni. «Dobbiamo evitare un rischio pazzesco – ha detto il premier, che ha parlato dopo il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi – Non esiste una doppia Italia, dei lavoratori e dei padroni: c’è un’Italia unica e indivisibile e questa Italia non consentirà a nessuno di scendere nello scontro verbale e non solo, legato al mondo del lavoro».

Fuori gli operai della Fiom, che Renzi non ha voluto incontrare, e il corteo degli antagonisti. Il riferimento delle parole del premier è chiaro: è indirizzato soprattutto alla Cgil e alla Fiom, molto critiche negli ultimi giorni, e in procinto di animare diverse manifestazioni e scioperi dopo il 25 ottobre con un milione di lavoratori a San Giovanni. In mezzo, poi, ci sono state le manganellate sugli operai di Terni e sul segretario dei metalmeccanici Maurizio Landini, che hanno alimentato il fuoco dello scontro.

Renzi non molla, intende andare avanti e non cedere alle proteste: «Vogliono contestare il governo? – ha chiesto rivolgendosi alla platea degli industriali – È un loro diritto. Vogliono cambiare il presidente del consiglio? Ci provino, io devo cambiare il Paese, non posso preoccuparmi di questo. Però posso dire una cosa: se vogliono contestare, contestino; senza fare del diritto del lavoro, del mondo del lavoro, del dolore di un cassintegrato, della sofferenza di un precario, di cui non parla più nessuno, della inquietudine di una mamma che non ha la maternità, delle difficoltà di chi sta fuori dal lavoro, il campo di gioco di uno scontro politico».

«C’è l’idea di fare del lavoro il luogo dello scontro – ha proseguito il premier – C’è l’idea di mettere gli uni contro gli altri gli operatori del mondo del lavoro. È una delle idee che ha fermato e bloccato l’Italia. Se abbiamo perso venti anni è perché si è pensato che attraverso manifestazioni e proteste si potesse dividere in due il lavoro, dividendo magari l’Italia dei lavoratori e l’Italia dei padroni». «Io – ha spiegato Renzi – sono qui a Confindustria per dirvi che non esiste una doppia Italia, esiste un’Italia unica e indivisibile: quella di chi vuol bene ai propri figli, che faccia l’imprenditore o che faccia il lavoratore».

Poi un post su Facebook, ripetendo gli stessi concetti, e con una foto a corredo: «Tra i lavoratori di Brescia». Un Renzi sorridente, ma insieme serio, che si mostra consapevole dei problemi dell’Italia, attorniato da un gruppo di operai. Come dire: con loro (e in mezzo a loro) ci sto io.

Piena promozione da parte di Squinzi, bocciatura e critica dal fronte Cgil. Il rpesidente degli industriali ha ringraziato Renzi perché _ gli ha detto parlando dal palco – «lei si è assunto il pesante fardello di far uscire l’Italia dalle secche di regole e culture sorpassate che sappiamo ci condurrebbero a un lento ma inarrestabile declino». Quindi «andare avanti con le riforme», e bene pure la legge di stabilità «ma si può fare di più su ricerca, investimenti e Imu per le imprese».

«La strada imboccata dal governo – ribatte la Cgil – non è quella giusta. Al contrario è proprio quella che divide il Paese. «C’è molto nervosismo nelle parole del presidente del consiglio – prosegue il sindacato – che ancora una volta evoca fantasmi e complotti, lancia invettive e ammonimenti, ma evita accuratamente di dire come si crea lavoro e si rilancia l’economia». Da Renzi – conclude – «ci aspetteremmo indicazioni chiare sui settori strategici che si vogliono incentivare, sugli investimenti da adottare, sulle politiche attive per il lavoro, su quelle fiscali a favore dei più deboli, su come ridurre le diseguaglianze».

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