Lavoro

«Renzi, ascolta noi esodati»

«Renzi, ascolta noi esodati» – Lapresse

La protesta Sono almeno 24 mila le persone senza reddito che aspettano un’ottava salvaguardia. I soldi ci sarebbero, ma l'apposito Fondo si è visto già stornare circa un miliardo. Sabato in piazza con i sindacati

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 31 marzo 2016

che loro: gli esodati. La manifestazione indetta dai sindacati per sollecitare il governo a riformare le pensioni, porterà per l’ennesima volta l’attenzione dell’opinione pubblica su una urgenza che non è stata ancora risolta. Sono decine di migliaia le persone in alto mare, costrette spesso all’indigenza perché vivono senza reddito né assegno previdenziale: almeno 24 mila, spiega la Rete nazionale dei Comitati esodati (citando dati dell’Inps e del ministero del Lavoro), quelli rimasti fuori dalla settima salvaguardia, che ne ha tutelati circa 25 mila.

Tutelati, per modo di dire: perché come spiega Francesco Flore, portavoce della Rete esodati, per la settima salvaguardia si aspetta ancora che l’Inps finisca di valutare le domande, quando la scadenza è già trascorsa da un mese, l’1 marzo. «Io stesso ho avanzato richiesta – dice Flore – ma ancora non sappiamo nulla». Flore ha perso il lavoro nel 2008, licenziato da una piccola azienda: non poteva accedere alla pensione, ma sapeva che ne avrebbe avuto diritto dal 2014. «Per questo – spiega – avevo fatto tutti i miei calcoli, e ho speso tutto il Tfr per coprire i contributi mancanti all’Inps. Ma il cambio delle regole imposto successivamente, prima da Sacconi e poi da Fornero, ha spinto il mio pensionamento sempre più avanti, tanto che ancora oggi sono qui ad aspettare».

Gli esodati ci tengono a precisare che le loro richieste riguardano esclusivamente «le persone che hanno perso il lavoro o hanno sottoscritto un accordo volontario di uscita entro il 31 dicembre 2011». Prima cioè che entrasse in vigore la riforma Monti-Fornero fatta in fretta e furia proprio a fine 2011, e che retroattivamente ha inguaiato anche loro. «Non chiediamo l’investimento di nuovi fondi pubblici – spiega ancora il portavoce dei Comitati – C’è già un Fondo esodati, istituito appositamente, frutto dei risparmi delle passate salvaguardie, che può bastare a chiudere definitivamente la questione con un ultimo scaglione, l’ottavo. Per le coperture basterebbero meno di 2 miliardi: e ci sarebbero pure, se nel frattempo non fosse stato “scippato” dal Fondo circa un miliardo per stornarlo verso altre spese».

Ecco l’elenco degli “storni”, fornito dallo stesso Comitato, determinati attraverso una posta in legge di Stabilità o decreti ad hoc: 124 milioni utilizzati per il Sostegno al reddito; 160 milioni per l’Opzione donna; 58 milioni per estendere la No Tax Area ai pensionati; 400 milioni distratti verso il Fondo Sociale per l’Occupazione; 123,6 milioni per Disposizioni finanziarie urgenti 123,6 milioni. Infine sono stati incamerati dal ministero del Tesoro 485 milioni come avanzo di gestione. Alcune di queste voci riguardano problemi delicati e urgenti, o vanno a beneficio di altri pensionati, ma non c’è dubbio che la questione esodati – con anziani rimasti senza alcun reddito per mesi se non per anni – non può essere considerata certo secondaria.

«Non appena insediato, il premier Matteo Renzi aveva promesso di risolvere il nostro problema – dice Emilio De Martino, del Coordinamento esodati romani – Ma finora non mi pare che abbia risolto la questione. Noi non ci arrendiamo: sabato saremo in piazza con i sindacati, poi svolgeremo altre iniziative per sensibilizzare la politica».

Il presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, che segue da vicino la vertenza esodati, chiede un impegno preciso al governo: ovvero che già nel Def, da presentare in aprile, si preveda una soluzione definitiva, con la relativa, ultima, salvaguardia necessaria. Per il problema più generale delle pensioni, Damiano chiede anche che nel Def si affronti il nodo della flessibilità in uscita, dei lavoratori precoci e di chi ha svolto attività usuranti.

«Noi chiediamo una soluzione specifica per chi è uscito prima che fossero cambiate le regole, e per questo ha già pagato molto – aggiunge De Martino – Tra le ipotesi in ballo c’è anche quella di non prevedere una ottava salvaguardia, perché verrebbe assorbita nella riforma della flessibilità: ma secondo noi non è giusto penalizzare ulteriormente chi ha firmato accordi, ha accettato di perdere il posto e spesso ha pagato alti contributi, perché aveva di fronte a sé un contesto del tutto diverso».

Gli esodati in questi mesi hanno scritto al presidente dell’Inps Tito Boeri, hanno fatto incontri e manifestazioni con rappresentanti del governo e del Parlamento: ora sperano di poter chiudere finalmente per sempre la loro vertenza.

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