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Renzi antifascista elettorale

Renzi antifascista elettoraleMatteo Renzi – lapresse

Il segretario dem, dopo l'aggressione dei neofascisti all'associazione che aiuta i profughi, annuncia una manifestazione "contro le intolleranze" a Como. Ma dimentica le parole e i gesti di intolleranza di tanti sindaci Pd contro gli immigrati. E anche il suo "aiutiamoli a casa loro"

Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 1 dicembre 2017

Matteo Renzi antifa. «Qualsiasi gesto di violenza va condannato senza se e senza ma», scrive il segretario del Pd, reagendo con 24 ore di ritardo alla diffusione della notizia dell’intimidazione nazifascista ai volontari di Como senza frontiere. È comunque più svelto di tutto il Movimento 5 Stelle, che mercoledì è rimasto in silenzio e ieri sera con il candidato alla regionali lombarde ha condannato l’azione del Veneto fronte skinhead ma anche «i ridicoli partiti che litigano anche su questo». Perché dopo le parole di Renzi – «intimidazioni e provocazioni di segno fascistoide vanno respinte non solo dalla sinistra ma da tutta la comunità politica nazionale» – intervengono Salvini e Meloni. Viene fuori una polemica da campagna elettorale.

La sofisticata Meloni ci tiene a distinguere: «Era un atto di intimidazione, non di violenza come quelli dei centri sociali». Salvini ha pronta la solita dichiarazione ammiccante: «Il problema dell’Italia è Renzi, non il fascismo che non può tornare». La riflessione storica raccoglie subito l’apprezzamento del capomanipolo di Como: «Forse è la prima frase condivisibile che sento», dice il leader di Vfs (Giordano Caracino) prima di mettersi a rimestare tra banali schifezze: «Mussolini grande statista», «Hitler ha fatto cose positive».

Di seguito si imbizzarrisce un po’ il Pd e piovono dichiarazioni contro Salvini. Conclude l’annuncio di una manifestazione «antifa» (più o meno) da tenersi a Como. «Occorre una reazione popolare partecipata e aperta capace di coinvolgere tutte le persone che non vogliono accettare questa deriva pericolosa», dichiara il vice segretario Maurizio Martina, che ha le radici in Lombardia. Segue annuncio: «Proponiamo per sabato 9 dicembre una grande manifestazione a Como contro ogni intolleranza. Non giriamoci dall’altra parte». Una manifestazione, a questo punto inevitabilmente, elettorale e contro la Lega.

Augurandosi che abbia successo, non si dimenticano tutte le prese di posizione abbastanza «intolleranti» che sono venute dal Pd negli ultimi mesi. Se Renzi ha riassunto la sua politica (o di Minniti) sull’immigrazione nello slogan già leghista «aiutiamoli a casa loro», la sua all’epoca vice segretaria Debora Serracchiani ha invitato a distinguere tra le violenze sessuali, essendo quella compiuta dai richiedenti asilo «socialmente e moralmente più inaccettabile». Nel frattempo un’altra dirigente renziana del Pd, Patrizia Prestipino, invitava a dare sostengo alle mamme italiane «per continuare la nostra razza».

E che dire dell’assessore Pd di Orvieto che così si lamentava dei troppi rom in città: «Ci aveva provato anche zio Adolf a prendere qualche rimedio, politicamente scorrettissimo, ma non gli è riuscito neanche a lui»? O di quella giunta Pd in provincia di Teramo che ha deciso di affidare la sala «Allende» ai camerati di Forza Nuova? O della sindaca Pd di Codigoro che voleva alzare le tasse alle famiglie che ospitano in casa un rifugiato? Oppure, infine, del sindaco della provincia di Ascoli che ha deciso di sfilare con la Lega e CasaPound contro l’arrivo in città di 37 profughi? «Un’invasione», ha detto, e anche lui era del Pd.

Magari questo signore (Alessandro Luciani) non aderirà alla manifestazione di Renzi e Martina. Magari il Pd dovrà organizzare un’altra manifestazione proprio ad Ascoli, dove ieri CasaPound ha esposto uno striscione contro una conferenza sull’immigrazione organizzata dalle Acli. «Chi scappa dalla guerra non merita rispetto», l’acuto slogan dei neofascisti.
Intanto dei tredici skinhead che hanno fatto irruzione all’assemblea di Como senza frontiere, la polizia ne ha identificati otto. Saranno denunciati per concorso in violenza privata

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