Ostacolo al lavoro della Consob, falso in bilancio, false comunicazioni al mercato. La Procura di Torino ha chiuso le indagini sull’affare plusvalenze-Juventus che tanto ha fatto discutere negli scorsi mesi. Rivelati gli atti dell’indagine emersa lo scorso anno, che aveva portato a diverse perquisizioni nella sede di Torino e di Milano della Juve, con l’acquisizione di documentazione su presunti affari di mercato – acquisti e cessioni – gonfiati per mettere in ordine i bilanci in rosso del club piemontese. Un anomalo circuito di operazioni con valutazioni considerate arbitrarie perché non avrebbero generato flussi finanziari. Operazioni fittizie, insomma, dal 2018 al 2020. Non sono accuse di poco conto. Un pm aveva richiesto addirittura l’adozione – respinta da un gip – di misure cautelari per il presidente della Juventus, Andrea Agnelli, uno dei 16 indagati, tra cui il vicepresidente Nedved, l’ex dirigente Fabio Paratici e l’attuale ad, Arrivabene. Sui tempi dell’udienza preliminare poco si sa, forse a febbraio 2023 e l’eventuale processo si dilaterebbe sino alla prossima estate. Ma sulle conseguenze sul piano sportivo è realmente difficile formulare ipotesi. Dal punto di vista sportivo per la Juve potrebbe esserci, come ha scritto Tuttosport, una multa (fino a 1,5 milioni di euro) mentre la penalizzazione potrebbe verificarsi se i presunti “falsi” siano serviti per garantire l’iscrizione al campionato della Juventus. Dal punto di vista sportivo per la Juve potrebbe esserci, una multa fino a 1,5 milioni di euro mentre la penalizzazione potrebbe verificarsi se i presunti “falsi” siano serviti per garantire l’iscrizione al campionato di bianconeri

PER GLI INDAGATI invece la forbice delle opzioni è varia. Trattandosi di reati finanziari la pena massima è di sei anni di reclusione. La posizione della Juve si è complicata perché la Procura di Torino avrebbe rinvenuto documenti al di fuori della sede del club che dimostrerebbero l’alterazione dei risultati dei bilanci presi in esame attraverso il differimento degli stipendi da pagare ai calciatori. A marzo 2020 la Juve rese noto che i calciatori, a causa della pandemia che per un periodo ha chiuso gli stadi e fermato il campionato, avevano accettato di rinunciare a quattro mensilità ma l’accusa ritiene che in realtà abbiano rinunciato a una sola mensilità con le restanti differite nel tempo. La prova deriverebbe da una scrittura privata ritrovata nelle indagini, con l’impegno della società bianconera a corrispondere le spettanze ai suoi tesserati, anche in caso di trasferimento del calciatore, al contrario di quanto risultava nei contratti di lavoro depositati in Lega calcio.