Con l’aggiunta, ieri, di Puglia e ed Emilia Romagna, tutte le quattro regioni rimaste in mano al centrosinistra hanno deciso di impugnare la nuova norma del governo sulla riduzione e il dimensionamento delle autonomie scolastiche.

Inserita nella legge di Bilancio, la norma prevede tagli di sedi e organico a partire dal 2024/2025 ma con i primi effetti già dal prossimo anno. Pensata sulla base dell’invecchiamento della popolazione che comporta la diminuzione drastica del numero degli studenti e sulla base dei vincoli imposti dal Pnrr, secondo più analisi avrebbe effetti in particolare nel sud Italia con conseguenze sulla distribuzione della scuole che certamente danneggerebbero le regioni del Meridione.

Il dimensionamento è stato sempre osteggiato dai sindacati di settore. Francesco Sinopoli, segretario Flc Cgil, ha sintetizzato: «Si scrive dimensionamento scolastico ma si chiamano tagli. Gli argomenti usati da Valditara sono deboli: il Pnrr segnala la necessità di intervenire sul dimensionamento al fine di fornire soluzioni ad alcuni problemi che le scuole italiane stanno vivendo».

La prima regione a muoversi è stata la Campania, con il ricorso alla Corte costituzionale del presidente della regione Vincenzo De Luca, al quale è seguito, tre giorni fa, quello della giunta Toscana. «Qui ci sarà una riduzione del personale di circa 40 unità: è evidente che così si vanno ad accorpare istituti», ha spiegato il presidente Eugenio Giani. Infine la Puglia: «Le decisioni arbitrarie e mai condivise con le Regioni da parte del governo nazionale, e del ministro Valditara in particolare – ha detto l’assessore all’Istruzione Sebastiano Leo – hanno con un colpo solo attaccato diversi principi primo fra tutti quello all’istruzione e all’uguaglianza con l’accorpamento in Puglia di circa 60 dirigenze».

Di ieri anche le dichiarazioni del presidente dell’Emilia-Romagna, e candidato alla guida della segreteria del Pd, Stefano Bonaccini. «Nei prossimi giorni impugnerò il provvedimento alla Corte costituzionale perché davvero non è tollerabile che avvenga senza un dibattito vero, pubblico tra le Regioni e tra Regioni e governo», ha detto. «Nel silenzio generale, c’è un rischio grande di avere classi pollaio, scuole che chiudono e abbassamento della qualità dell’offerta didattica».

E all’indomani delle elezioni regionali nel Lazio, si muove anche il nuovo capo dell’opposizione alla giunta Rocca, Alessio D’Amato. «Chiederò di rivedere il provvedimento che penalizza la scuola pubblica e che anche la Regione Lazio impugni il dimensionamento».