Regionali, ora l’alleanza piace anche ai dem calabresi
Il voto in inverno Il presidente Oliverio vuol ricandidarsi, ma ha contro i vertici nazionali e mezzo partito locale, che ora guarda ai 5Stelle
Il voto in inverno Il presidente Oliverio vuol ricandidarsi, ma ha contro i vertici nazionali e mezzo partito locale, che ora guarda ai 5Stelle
Da una parte, il presidente Oliverio inguaiato con la giustizia e in calo di popolarità, dall’altra, i suoi avversari interni che, supportati dal Nazareno, vorrebbero fargli le scarpe non concedendogli la ricandidatura alle imminenti regionali d’inverno.
Sullo sfondo, lo spettro della destra che, risultati delle europee alla mano, vincerebbe a mani basse. In mezzo, i grillini che, debolissimi nelle amministrative (alle regionali del 2014 presero un misero 3%), dal mutamento di scenario vedono la possibilità insperata di riemergere dagli abissi. E, così, i refoli del patto di governo in fieri Pd-grillini arrivano anche qui. Dove è in corso sotto traccia il replay di quel che accade a Roma.
Oliverio vuol ricandidarsi. Ma ha contro mezzo partito calabrese e i vertici nazionali. Ai primi di agosto, Nicola Oddati, responsabile nazionale per il Sud, lo ha sfiduciato: «Serve un cambio di passo». Insomma, avanti con un nome nuovo. I dem lo avrebbero già individuato: Domenico Arcuri, ad Invitalia, tecnico stimato che però andrebbe incontro a sconfitta certa. Oliverio si sbraccia, ha creato i comitati «Oliverio presidente», reclama le primarie. Ma il cambio di fase a Roma sconquassa lo scenario calabro. Ciò che è sempre parso un patto contro natura, d’improvviso, diventa assist formidabile per gli oppositori di Oliverio che si sbarazzerebbero di lui e per i 5 stelle che uscirebbero dall’angolo. Tutta da dimostrare la vittoria elettorale: il vento di destra che soffia a queste latitudini è fortissimo. Ad ogni modo, pontieri al lavoro.
In casa Pd ecco muoversi l’ex segretario regionale e senatore (renzianissimo) Domenico Magorno. «L’interlocuzione a livello nazionale può essere replicata in Calabria in vista delle regionali per dare il via a un rinnovamento in netta discontinuità con la passata esperienza di governo». Un’inversione a «U» per colui che, un mese fa bocciava il governo a trazione pentastellata («ha bloccato l’Italia e tradito il Sud»), chiudendo, allora, a qualsiasi accordo col M5S. E che dire dei grillini locali? Fino a qualche giorno fa sbraitavano contro il Pd («la cricca dei corrotti e degli inquisiti»), oggi si sperticano le mani per Zingaretti che, dice il presidente dell’Antimafia, il cosentino Nicola Morra, «ha espulso iscritti coinvolti in inchieste di ‘ndrangheta pur non essendo raggiunti da informazioni di garanzia, dovrebbero farlo tutti». Insomma, partono gli abboccamenti ma è una corsa contro il tempo.
Se in casa Pd c’è confusione, non va meglio più a sinistra. C’è l’operazione con al centro Mimmo Lucano. C’è chi vorrebbe un suo impegno diretto alle regionali. Ma non tutti son d’accordo. Il comitato costituito in suo appoggio per il processo si è diviso. Si è sfilato Potere al Popolo che ha annunciato una sua candidatura e domani avvia la festa nazionale proprio in Calabria. Ma anche tra i più vicini consiglieri dell’ex sindaco di Riace c’è scetticismo. Lo stesso Lucano si mostra dubbioso. Se ne riparlerà a settembre in un’assemblea pubblica a Lamezia.
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