Reggia di Venaria, il fiore all’occhiello dei tagli alla cultura
Piemonte Visitatori in aumento, tutele dei lavoratori in calo. L'organico è a rischio in vista del nuovo bando. E scatta lo stato di agitazione
Piemonte Visitatori in aumento, tutele dei lavoratori in calo. L'organico è a rischio in vista del nuovo bando. E scatta lo stato di agitazione
Da quando ha riaperto nel 2007, la Reggia di Venaria è forse il fiore all’occhiello del turismo piemontese. Un settore di cui si parla moltissimo, perché nelle speranze delle amministrazioni locali dovrebbe sostituire almeno una parte dell’enorme fetta di occupazione persa nel settore industriale durante la crisi.
Poco si parla di come sin dall’inizio la Reggia abbia ampiamente esternalizzato i servizi di sorveglianza, assistenza, custodia, accoglienza, biglietteria, call center e attività didattiche essenziali per il funzionamento della struttura.
Per il consorzio che gestisce la Venaria Reale (un ente partecipato dal Ministero dei beni culturali, dalla Regione, dal comune di Venaria e dall’onnipresente Compagnia di San Paolo), è un modo molto comodo per godere dei benefici dei servizi dei lavoratori in outsourcing senza avere l’onere della gestione delle loro questioni lavorative.
Per 103 persone significa invece che ad ogni cambio di appalto (ogni quattro anni circa) c’è il rischio di rimanere a casa o di vedere ridotto il proprio stipendio. È la situazione che si sta delineando ora: il nuovo bando di appalto, con l’apertura delle buste prevista per il 3 maggio, prevede una diminuzione di circa il 40% delle ore di lavoro: dalle attuali a 113 mila a 71 mila. Secondo l’Usb, che ha proclamato lo stato di agitazione, questo significa o una diminuzione dell’organico o la diminuzione dell’orario di lavoro (e quindi del salario), se non entrambe le cose. Una situazione in ogni caso devastante, considerato che l’80% degli esternalizzati ha già un contratto part-time e quindi una retribuzione ridotta.
I lavoratori e le lavoratrici in agitazione segnalano anche che il nuovo bando non fissa alcun contratto di categoria (mentre la faticosa conquista del contratto Federculture aveva garantito alcune tutele) e, a differenza del precedente, non ha una clausola sociale che garantisca il totale riassorbimento di chi è già in servizio. La nuova prevede infatti che il personale debba essere assunto solo primariamente fra i vecchi lavoratori, e che vengano assunti soltanto quelli necessari dato il nuovo monte ore.
Una situazione paradossale, se si considera che i numeri della Venaria Reale sono in costante crescita: quasi 14 mila visite solo a Pasquetta, che la pongono fra i poli culturali più visitati in Italia. E una scelta ancor più incomprensibile dato che, come sottolineano i lavoratori sul loro blog, già in passato sono stati effettuati tagli che hanno danneggiato sia loro sia i visitatori.
Ma l’assessora regionale alla cultura Antonella Parigi e il direttore della Reggia Mario Turetta minimizzano. Parlano di tagli alle ore del 10-12 per cento, grazie al fatto che i servizi di attività didattiche, accoglienza e call center non saranno messi in appalto, bensì in concessione. In questa situazione il vincitore della gara si assume direttamente i rischi della gestione del servizio, rifacendosi poi sull’utenza tramite canoni o tariffe. La pratica è già stata sperimentata al Museo Egizio di Torino e dovrebbe portare a un aumento delle ore. Ma è un calcolo del tutto ipotetico e i delegati dell’Usb dopo l’incontro con Turetta e Parigi di lunedì 11 aprile (ottenuto solo grazie a un presidio davanti all’assessorato alla cultura) riferiscono che il direttore si rifiuta di cambiare una sola virgola del bando, men che meno per aggiungervi clausole di garanzia minime per i lavoratori.
Inevitabile a questo punto la prosecuzione della battaglia sindacale per il ritiro del bando, che probabilmente porterà anche allo sciopero. Intanto ieri (12 aprile, ndr) alcuni lavoratori si sono presentati al lavoro senza la divisa aziendale in segno di protesta.
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