Politica

Referendum, M5S a caccia di trofei sotto l’albero

Referendum, M5S a caccia di trofei sotto l’alberoIl ministro per i rapporti con il parlamento e per la democrazia diretta Riccardo Fraccaro (M5S)

Il Movimento ha bisogno di provvedimenti riconoscibili da contrapporre all'egemonia della Lega e così prova ad accelerare le riforme costituzionali. Protestano le opposizioni, ma il calendario a tappe forzate proposto da Di Maio, che vuole l'ultimo sì in tempo per le europee, è già saltato

Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 30 novembre 2018

Anche le riforme costituzionali. Nel gioco delle pedine, i 5 Stelle piazzano un segnaposto riconoscibile nell’agenda della maggioranza, cercando di farsi notare nella marea leghista. Ieri, nel calendario dei lavori d’aula di dicembre della camera dei deputati, i grillini hanno ottenuto l’ingresso, nell’ultima settimana prima delle vacanze di natale, della legge di revisione costituzionale che introduce il referendum propositivo. Le opposizioni si sono opposte, la Lega ha lasciato fare esibendo indifferenza. Tanto quella settimana è già parecchio affollata: è prevedibile una coda del decreto fiscale, ci sarà sicuramente la legge anti corruzione con la modifica introdotta dal senato (almeno, i grillini lo sperano), è possibile un secondo giro della legge di bilancio e non si può escludere l’annunciata mozione sul Global compact, quando la conferenza di Marrakesch sarà ormai dimenticata.

I cinque stelle hanno bisogno di altra carne al fuoco, così provano a risvegliare una legge i cui ultimi segnali in commissione risalgono a un mese fa. Ma proprio lunedì comincia un grosso ciclo di audizioni – tre giorni – con una lista molto lunga di costituzionalisti da ascoltare. Non mancheranno i favorevoli all’idea del ministro Fraccaro (anche se l’iniziativa è formalmente parlamentare) di procedere con revisioni puntuali: quella del referendum prevede in sintesi una nuova forma di legge di iniziativa popolare «rafforzata». Raccolte non 50 ma 500 mila firme, se il parlamento non approva entro 18 mesi scatta il referendum propositivo. Eventualmente, nel caso in cui le camere approvino un testo diverso sullo stesso argomento, anche tra due proposte di legge contrapposte, se il comitato promotore decide di insistere. Per questi referendum non è previsto quorum di validità. Punto che allarma in particolare il Pd. «Un’overdose di democrazia diretta può mandare in cortocircuito la democrazia rappresentativa – sostiene Stefano Ceccanti, deputato e costituzionalista – discutiamo laicamente ma con quorum ragionevoli e limiti seri che non mettano in pericolo i diritti delle minoranze». Mentre per il capogruppo di Leu a Montecitorio, Federico Fornaro, sono prevalenti i problemi di metodo: «La maggioranza e il governo partono con il piede sbagliato. La storia recente delle riforme costituzionali insegna che occorre tempo per il confronto, alla ricerca della massima condivisione».

Eppure, per quanto acceleri, la maggioranza giallobruna non riuscirà a rispettare la tabella di marcia che Di Maio, immemore di quanta sfortuna portò a Renzi la stessa abitudine, ha già dettato al parlamento: «La riforma costituzionale va approvata entro aprile-maggio». Vale a dire entro le europee. Non è possibile perché sono previsti almeno quattro passaggi, con tre mesi di riflessione dopo i primi due. Fuori dalla propaganda, la maggioranza lo sa bene. Basta guardare all’altro ramo del parlamento dove è in discussione la seconda riforma costituzionale, la cui marcia è annunciata in parallelo. Al senato M5S e Lega hanno previsto nero su bianco due anni di tempo per la riduzione dei parlamentari. Una riforma più semplice e meno contestata.

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