Referendum, i silenzi pre-elettorali
Radio e Tv Infine, ai titoli di coda della campagna elettorale, l’autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha pubblicato sul sito i dati sul tempo di argomento e di parola del referendum in […]
Radio e Tv Infine, ai titoli di coda della campagna elettorale, l’autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha pubblicato sul sito i dati sul tempo di argomento e di parola del referendum in […]
Infine, ai titoli di coda della campagna elettorale, l’autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha pubblicato sul sito i dati sul tempo di argomento e di parola del referendum in televisione riguardanti anche la settimana dal 6 al 12 settembre. Nonché, finalmente, quelli sulla radio. Si mantiene stabile la quasi insignificante presenza del tema nell’universo complessivo delle notizie. Si passa dal 2-3% di media, a punte del 5% e dell’8%. La maglia rosa va a Retequattro. E chi lo avrebbe mai detto. Ma segui gli umori di Silvio Berlusconi e decodifichi.
La sorpresa negativa ulteriore deriva dal confronto tra i minuti dedicati al Sì e, per converso, al No. L’accompagnamento mediatico della scelta della maggioranza parlamentare è evidente, con modeste variazioni tra l’uno e l’altro canale.
Un caso a parte sono state le tribune referendarie, pur relegate di sovente in spazi da appassionati.
Una doccia fredda viene dalla radio, generalmente più restia a piegarsi al puro clima di opinione. Fatti salvi i casi come il famoso Gr2 diretto dalla buon’anima di Gustavo Selva. Però, la radio generalmente è meglio di come si sia comportata nell’occasione.
Si tocca a mala pena il 3%, con squilibri persino maggiori tra i due schieramenti. Non va meglio tra le emittenti private, rasentando talvolta lo 0 assoluto. Con l’eccezione di radio radicale, che ha dedicato ore di trasmissione di informazione e di dibattito: come dovrebbe essere un servizio pubblico.
Lasciamo perdere ora le tabelle, nella speranza che il nuovo presidente dell’Agcom Giacomo Lasorella voglia riprendere l’abitudine di rapportare i minuti all’ascolto reale.
Veniamo, invece, alla singolare raffica di ordini di riequilibrio decisi dall’Agcom nella giornata di giovedì e resi pubblici prima dalle agenzie di stampa che dal sito. Solo ieri le società in questione hanno potuto conoscere la portata dei richiami. Intanto, va osservato che le note di biasimo rivolte a Rai, Mediaset, Sky e La7 sono sostanzialmente uguali. Possibile che i peccati fossero gli stessi?
L’evocato riequilibrio è richiesto a poche ore dal silenzio elettorale. Dunque, è una decisione di facciata, presa per salvarsi l’anima.
Tutto ciò impone un rigoroso ripensamento delle stesse modalità di vigilanza sulla par condicio. Serve un gruppo di controllo permanente, in grado di intervenire in tempo reale.
Comunque, silenzi pre-elettorali, faziosità ed omissioni hanno connotato una campagna volutamente sbiadita.
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