Fonti non smentite dell’Inps hanno informato ieri che altre 80 mila famiglie saranno escluse dal «reddito di cittadinanza» entro dicembre. Trentamila a settembre, dopo avere ricevuto la rata di agosto. Si tratta di famiglie che non hanno componenti minori, disabili e over 60 e che non sono state ancora prese in carico dai servizi sociosanitari dei comuni.

QUESTE PERSONE si aggiungeranno ai 169 mila nuclei (117 mila dei quali composti da un «single») liquidati con un sms telefonico o una mail inviati dall’Inps lo scorso 27 luglio. L’ufficio parlamentare di bilancio ha stimato che gli esclusi dall’«assegno di inclusione» e dal “sussidio per la formazione e il lavoro” saranno alla fine «400 mila nuclei». Ieri Giuseppe Conte (Cinque Stelle) ha sostenuto che sarebbero in arrivo messaggi analoghi per «ulteriori 350 mila famiglie». Il problema è stato riconosciuto ieri anche dalla ministra del lavoro Marina Calderone: «Probabilmente era scritto in un modo che non ha dato una rassicurazione, ma per qualcuno ha creato una tensione» ha detto. E lo ha confermato il commissario straordinario dell’Inps, Micaela Gelera, al primo atto della delicatissima questione: «Avrebbe dovuto essere più accurato nei contenuti e nella forma» ha ammesso. «A differenza di quanto scritto nell’sms non è necessario andare ai servizi sociali perché i cosiddetti fragili continueranno a percepire il reddito fino a fine anno – ha aggiunto Calderone – Io scriverei che lo strumento del reddito finisce ma dal primo settembre parte una misura di supporto alla formazione al lavoro».

La redazione consiglia:
Reddito di cittadinanza, Calderone si difende: basta soffiare sul fuoco

NON RESTA CHE ASPETTARE i prossimi messaggi che confermeranno quanto già si conosce da almeno 7 mesi: nella «cultura» del governo la responsabilità della povertà viene scaricata sugli «occupabili» che dovranno iscriversi a «corsi di formazione». Altrimenti non riceveranno i 350 euro promessi. Sempre che ne trovino uno. Questa è una certezza, confermata da Gelera in un’intervista al Corriere della Sera il 15 luglio scorso. Ad oggi, ha detto Calderone il 2 agosto, risultano 112 mila «nuclei attivabili» e solo il «35%» di questi è iscritto a una delle misure di «politica attiva del lavoro». Dunque, dal primo settembre riceveranno i 350 euro.

La redazione consiglia:
Rdc, il governo annuncia la piattaforma per la formazione. Le Regioni: «Non ne conosciamo le funzionalità»

IN UN’INFUOCATA informativa al Senato ieri Calderone ha ribadit che il governo sta provando a «potenziare» i centri dell’impiego. Obiettivo fallito da tutti gli esecutivi. Quello Meloni lo vuole risolvere in pieno agosto. Per di più sapendo che solo il 10% degli «occupabili» risulterebbe « vicino al mercato del lavoro». Questo aspetto è stato ribadito dalla Funzione pubblica (Fp) della Cgil secondo la quale «i centri per l’impiego sono fermi a un terzo delle assunzioni programmate (4.327 su 11.535) per potenziare i servizi. In Campania mancano oltre 1.500 operatori, nel Lazio oltre 900, gli stessi che mancano in Sicilia». Per il sindacato, con il «Piano nazionale di ripresa e resilienza» (Pnrr) il governo sta cercando di privatizzare l’«accompagnamento al lavoro», obiettivo perseguito da molti oppositori al sistema di Workfare statale sul quale era impiantato il «reddito di cittadinanza». L’idea sarebbe quella di fare gestire anche a loro il «supporto alla formazione e lavoro». Per Fp Cgil è «del tutto insufficiente e inadeguato». «Servono 8.300 persone – sostiene Rita Longobardi (Uil Fpl) – E i beneficiari della nuova misura dovranno iscriversi a una nuova piattaforma digitale, Siisl, che deve essere predisposta con un Decreto ad hoc, ancora non emanato a poco meno di un mese dalla sua piena operabilità, garantita dai dipendenti dei centri per l’impiego, i quali non hanno ricevuto ancora alcuna formazione sull’utilizzo della piattaforma stessa».

CI SONO PROBLEMI anche nei comuni ai quali dovrebbero essere affidati, tra gli altri, le 44mila famiglie (sulle 169 mila) escluse a fine luglio dal «reddito di cittadinanza». Gli assistenti sociali sono sotto-organico. Rispetto all’obiettivo di servizio ottimale di uno ogni 4 mila abitanti a Caserta e a Cosenza c’è una carenza dell’80% – sostiene la Fp Cgil – a Roma del 52% , a Napoli del 23%, a Palermo del 41%».

La redazione consiglia:
Rdc, in Sicilia un sessantenne minaccia di darsi fuoco

IN UNA LETTERA della presidente dell’Anci Puglia Fiorenza Pascazio alla Regione Puglia si legge che su 140 mila famiglie pugliesi, e oltre 330 mila persone, il 40% delle famiglie e il 33% degli individui che hanno percepito il «reddito di cittadinanza», saranno esclusi dall’«assegno di inclusione» e solo parzialmente transiteranno verso il «Supporto per la formazione e il lavoro». «Numeri da brivido che già premono sul sistema di Welfare locale e regionale, chiedendo risposte e presa in carico. La misura complementare del “Reddito di Dignità” in vigore in Puglia non può fronteggiare la situazione».

DAVANTI A PROBLEMI di simile portata ieri Calderone, e il suo collega agli Interni Piantedosi (da Napoli), hanno detto che il governo «non teme disordini». Calderone ha ribadito che «il lavoro è il rimedio vero alla povertà». Quante ingiustizie in nome dell’ideologia di un lavoro che non c’è.