Recupero sociale dei detenuti, Toscana battistrada
Diritti In 300 fuori dal carcere per formazione e lavori edilizi e agricoli a Pianosa. Rossi: "Così riduciamo anche il sovraffollamento"
Diritti In 300 fuori dal carcere per formazione e lavori edilizi e agricoli a Pianosa. Rossi: "Così riduciamo anche il sovraffollamento"
Un progetto unico in Italia. Con la regia del Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza, e l’obiettivo di aiutare il recupero sociale di circa 300 detenuti, riducendo parte del sovraffollamento carcerario. Realtà drammatica anche in Toscana, visti gli attuali 4.200 “ospiti” degli istituti, a fronte di una capienza complessiva di 3.200 unità. In questo contesto, il protocollo firmato dal presidente regionale Enrico Rossi, dal ministro Anna Maria Cancellieri e dalla presidente del Tribunale di sorveglianza di Firenze, Antonietta Fiorillo, prevede di far partire già a gennaio i primi percorsi di formazione e reinserimento lavorativo di 200 detenuti. Mentre un altro centinaio si trasferirà, in semilibertà, a Pianosa. Per lavorare sia al recupero edilizio delle vecchie strutture carcerarie, compresi gli alloggi delle guardie, che nelle già affermate esperienze agro-vinicole e di accoglienza turistica nell’isola dell’Arcipelago.
“Mi sembra un intervento saggio – commenta Franco Corleone – ora va costruito bene. E’ importante il ruolo del Cnca, che riunisce le comunità non autoritarie”. Poi il garante toscano dei detenuti guarda a Pianosa: “E’ stato chiarito che non si tratta della riapertura del carcere, lì saranno impegnati detenuti semiliberi, con la possibilità del lavoro esterno”. Quanto agli altri percorsi di formazione e reinserimento sociale, Corleone segnala: “Nel protocollo si fa riferimento soprattutto a detenuti con problemi di dipendenze, che nei casi più gravi saranno presi in carico da comunità terapeutiche, e per il resto affidati in via ordinaria alle comunità di accoglienza. Sarebbe utile allargare il campo anche alle altre forme di ‘detenzione sociale’, per avere un impatto ancora maggiore sul fronte dell’integrazione”.
Più che soddisfatto il presidente regionale Rossi. Che osserva: “Le condizioni delle carceri, anche in Toscana, non sono degne di un paese civile. E’ per questo che siamo voluti intervenire su una situazione che il presidente Napolitano ha definito ripugnante”. E che porterà anche a robusti risparmi: a fronte dei 5,7 milioni di costo annuo previsto per i 300 detenuti che entreranno nel progetto, quello per il loro attuale mantenimento è di 12,7 milioni. Più del doppio. Anche per questo la guardasigilli Cancellieri fa una promessa: “Porterò questo protocollo alla conferenza Stato-Regioni, perché voglio che diventi un modello per tutti. Abbiamo la prova che nei detenuti che lavorano il tasso di recidività è minimo, quindi questo progetto avrà effetti ulteriormente positivi. E ringrazio Rossi, per la collaborazione rispetto ad un problema che deve riguardare l’intera società italiana”. La Regione si impegna a individuare, di intesa con i Comuni, strutture idonee a ospitare case di semilibertà, e nel progetto ha investito circa quattro milioni, oltre a 400mila euro per sostituire tutti i materassi delle 17 carceri toscane. “Perché è lì – chiude amaro Rossi – che i detenuti passano la maggior parte della propria vita”. In spregio all’articolo 27 della Costituzione.
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