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Rebus trasporti, si va verso le deroghe

Rebus trasporti, si va verso le derogheLa salita su un autobus di studenti in epoca pre Covid

Riapertura delle Scuole Il Cts valuta le proposte di Bonaccini. La ministra De Micheli favorevole ad annullare il distanziamento anche per i compagni di classe. Troppo pochi i mezzi: la norma sul 50% dei posti sarà ritoccata La Cgil: ascoltateci

Pubblicato circa 4 anni faEdizione del 27 agosto 2020

Fin dall’ormai dimenticata commissione Colao il nodo dei trasporti pubblici veniva considerato il più delicato per le riaperture della Fase 2, tanto da proporre inizialmente il raddoppio delle corse attuali per garantire il distanziamento sui mezzi. A quattro mesi di distanza si ritorna punto e capo, litigando fra governo e Regioni sui servizi di scuola bus e treni.

Nell’incontro di ieri fra la ministra Paola De Micheli – titolare della responsabilità – i colleghi Roberto Speranza (Salute) e Francesco Boccia (Affari regionali) e il presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini non si è risolto un bel niente. Le Regioni chiedono deroghe al 50 per cento di posti fissato come limite dal Comitato tecnico scientifico: De Micheli è per concederle, Speranza no.

SUL TAVOLO CI SONO LE PROPOSTE dei territori vagliate in queste con di scetticismo dagli scienziati del Cts, i quali godono del pieno appoggio del ministro della Salute. Dai separatori morbidi tra i passeggeri sui mezzi al controllo della temperatura a bordo fino alla rimodulazione degli orari delle scuole, sono diverse le idee contenute nel report della Commissione Trasporti delle Regioni affinché si possa derogare al distanziamento di un metro sui mezzi.

«Per il trasporto pubblico locale abbiamo fatto le nostre proposte. Riteniamo che si debba trovare equilibrio giusto tra la sicurezza sanitaria e portare a scuola e al lavoro le persone», risponde la ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli.

«Per ora nessuno ha preso alcuna decisione: domani (oggi, ndr) ci sarà una riunione della conferenza delle regioni su come comportarsi. Sono fiducioso che troveremo un punto unanime con il governo», commenta in serata Bonaccini.

Il presidente dell’Emilia-Romagna sul tema è sempre stato molto attivo. Già il 26 giugno, primo in Italia, fece entrare in vigore da oggi una delibera che prevede «la ripresa del trasporto a pieno carico», seppur «limitatamente ai posti a sedere». L’Emilia-Romagna fu dunque la prima regione a derogare alla norma nazionale, tra le proteste di alcuni sindacati.

UN METODO CHE BONACCINI, nonostante professi di voler rispettare le norme nazionali, continua ad utilizzare derogando un po’ su tutto. Non ultima la riapertura dei palazzetti dello sport – con 25% dei posti – per la Supercoppa di basket dopo aver già aperto i cancelli degli autodromi per i Gran premi del Motomondiale a Misano e della Formula Uno a Imola.

La deroga richiesta nel caso del trasporto pubblico per le scuole – ma non solo – è motivata dal fatto che le Regioni sostengono che con un carico del 50 per centro dei mezzi pubblici non sono in grado di assicurare il trasporto dei ragazzi, con effetti a catena anche su tutti i pendolari che torneranno al lavoro con mezzi e treni affollati da metà settembre per la riapertura delle scuole.

TRA LE IDEE SPUNTA ANCHE QUELLA di eventuali deroghe al metro di distanza sui bus basate sul «principio del gruppo abituale esteso ai componenti della stessa classe», come ipotizzato dal presidente della Commisione Trasporti, Fulvio Bonavitacola. E dopo una riunione tenutasi qualche ora dopo il vertice, il Cts ha ribadito alcune misure come la necessità dell’ausilio di ulteriori mezzi per aumentare le corse ma anche ridurre le tratte, l’uso dei separatori «antigoccioline», l’adozione di sistemi con filtri innovativi per un maggiore ricambio dell’aria a bordo, l’utilizzo di bus privati, una diversificazione degli orari di apertura delle scuole (con due blocchi orari in particolare per le superiori, nella fascia 7,30-9,30), norme diverse per il trasporto urbano e quello regionale o extraurbano e la moral suasion da parte degli stessi controllori.

IN TUTTA LA QUESTIONE come al solito la voce dei lavoratori non viene neanche ascoltata. «È necessario che anche il sindacato sia coinvolto nelle decisioni che si prenderanno sul trasporto pubblico locale – protesta la segretaria nazionale della Filt Cgil Maria Teresa De Benedictis – per prendere in considerazione le inevitabili ricadute che ci saranno sul lavoro. Apprezziamo gli sforzi che il Mit sta facendo per garantire il diritto alla mobilità in questa fase complicata e in un settore che solo negli ultimi anni ha visto rinnovare buona parte della dotazione del parco mezzi – sottolinea De Benedictis – . A nostro avviso resta fondamentale una regia nazionale sulle misure anti contagio che renda prioritaria la sicurezza di utenti e lavoratori per garantire una ripresa graduale dei criteri di riempimento dei mezzi ai livelli pre Covid e per ricostruire la fiducia degli utenti nel trasporto pubblico locale, sicuro dal punto di vista sanitario», conclude la segretaria nazionale Filt Cgil.

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