Non è tutto sotto controllo, ma si stanno attrezzando. Con un briciolo di saggezza che non guasta, sulla carta l’obiettivo di via Fatebenefratelli per l’anno che sarà dell’Expo si chiama “prevenzione, prevenzione, prevenzione”. Traduzione: più polizia nelle strade. Quanti? Ancora non è dato sapere. Un esercito di uomini in più a vigilare, anche se il report annuale sull’andamento della criminalità a Milano non è allarmante.

La premessa del questore, Luigi Savina, però è quasi obbligata: “A Milano per le forze dell’ordine possiamo dire che l’obiettivo numero uno è la ’ndrangheta”. Il questore ha ricordato i “tavoli interforze” e le “interdittive” emesse nei confronti di alcune aziende in odore di criminalità organizzata che avevano messo le mani sull’Expo. Per la cronaca, anche se non compete al questore fare certe precisazioni, proprio qualche giorno fa il Tar ha riabilitato una società (Ausengineering Srl) che era stata esclusa da alcuni lavori in seguito a una disposizione della Prefettura che parlava di ’ndrangheta. Chiederà i danni, ma il ministero degli Interni ha intenzione di presentare ricorso.

Passando dal macro al micro (cioè ai reati facili da strumentalizzare), emergono alcuni dati solo apparentemente contradditori. La sostanza dice che a Milano e in provincia i reati sono i calo del 6,8% (da 257.911 del 2013 a 240.256 del 2014). Sono in netto calo le rapine, clamorosamente quelle nelle abitazioni (-32,7%) e ovviamente quelle in banca (-54,4%). Per contro, aumentano gli scippi (+ 16,7%), ed è proprio questo il reato più “fastidioso” per la città che dovrebbe accogliere a braccia aperte venti o trenta milioni di turisti – solo negli ultimi dieci giorni, e solo a Milano, sono stati venduti 200mila biglietti per l’esposizione universale.

Sono in aumento le estorsioni (+ 9,1%), un altro reato figlio della crisi economica. Con il segno più anche arresti e denunce. E ancora. Gli omicidi sono stati 27 (contro i 22 del 2013) e le violenze sessuali denunciate sono calate del 31% (441 casi l’anno scorso, 304 quest’anno). Sono in calo anche i reati di associazione a delinquere (da 36 a 24 casi), mentre crescono di molto i cosiddetti “delitti informatici” (pedopornografia e cyberstalking: + 33,5%). Sul fronte del contrasto allo spaccio, la polizia ha sequestrato, a Milano e provincia, 1.174 chili di sostanze stupefacenti (tra eroina, cocaina, hashish e pasticche); sono 694 le persone arrestate, erano 792 nel 2013. Sono cifre che potrebbero impressionare, ma che in realtà confermano che Milano è una delle metropoli più sicure al mondo.

Ma, delitti di “routine” a parte, il prossimo anno i poliziotti avranno una preoccupazione in più. Anche loro si dovranno piegare alle esigenze dell’Expo e per questo motivo lo spauracchio per il 2015 (si fa per dire) diventeranno i borseggi di strada e i piccoli reati predatori. Milioni di turisti a spasso col portafoglio gonfio in una città tirata a lucido dove i nuovi poveri sono in costante aumento. “Secondo le previsioni – spiega il questore – ci aspettiamo flussi di circa 150mila persone in più durante la settimana, con picchi anche di 200mila nel week end. In una situazione del genere si crea un inevitabile affollamento che costituisce una grande attrattiva per i reati comuni di strada, come i borseggi. Credo di poter dire che ci stiamo coordinando già da tempo sulla prevenzione e il comparto della sicurezza riceverà da un mese prima a un mese dopo la manifestazione alcune migliaia di uomini in più”.

Infine, non si capisce perché, ma forse è perché cortesia vuole che si debba rispondere a tutte le domande dei giornalisti, nel report sulla criminalità e l’ordine pubblico si è parlato anche di “antagonisti”, “anarchici” e “centri sociali”, con riferimento particolare ai comitati che nelle ultime settimane si sono battuti contro gli sfratti scontrandosi con carabinieri e polizia. E sono altre preoccupazioni, più politiche che di natura poliziesca. Non potendo vietare manifestazioni e proteste – “che sfociano in violenze” – il questore ancora una volta si trova costretto a ribadire una cosa sacrosanta. “Nonostante le tensioni – dice – non ci sono stati più sgomberi di quelli che vengono fatti mediamente ogni anno e che in genere si attestano sui 500 interventi. Comunque sia è evidente che il problema della casa non può diventare un problema di ordine pubblico, non è così in nessun paese del mondo ed a maggior ragione ci auguriamo che non accada in Italia”. Più che agli antagonisti, sembra una raccomandazione ai politici che amministrano questa città.