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Raúl Castro dal mediatore Francesco

Raúl Castro dal mediatore FrancescoL’incontro Castro-Obama al vertice di Panama – LaPresse

L'incontro Il presidente cubano oggi in Vaticano per rassicurare il papa sulle riforme e rilanciare il disgelo con gli Usa. Proveniente da Mosca, dove ha rinsaldato i legami con la Russia, a Roma vedrà anche Renzi in chiave Ue

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 10 maggio 2015
Roberto LiviL’AVANA

Non sarà rituale l’incontro di oggi tra papa Francesco e Raúl Castro. Il presidente cubano ha chiara l’importanza della Chiesa cattolica a Cuba, tanto che da più di cinque anni ha promosso un dialogo e una sorta di alleanza critica con il vertice episcopale dell’isola, guidato dal cardinale Jaime Ortega. Frutto di questa politica è la mediazione del Vaticano con gli Stati Uniti, diventata strategica con l’intervento personale di Francesco nei confronti del presidente Obama e sfociata nella storica dichiarazione congiunta del 17 dicembre scorso sulla fine di una guerra fredda durata più di cinquant’anni.

Il disgelo tra gli ex nemici, che in base alla richiesta avanzata da Raúl a Obama possono avere una linea politica differente ma si accettano e rispettano mutualmente, ha più che mai bisogno della mediazione del Vaticano (a livello internazionale) e della Chiesa cubana (come cogarante di un processo di riforme interne). E dovrebbe essere questo il significato e il doppio obiettivo della visita pastorale di Francesco a Cuba il prossimo settembre, prima di recarsi negli Usa per incontrare Obama.

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Il presidente Raúl dovrebbe dunque ribadire al papa la linea riformatrice del suo governo e riconfermare la richiesta al pontefice di continuare a operare per favorire la normalizzazione delle relazioni tra Washington e l’Avana. Soprattutto nei confronti della lobby cubano-americana, rappresentata da personaggi come il senatore repubblicano Mario Rubio, in odore di candidatura alle presidenziali e feroce antagonista del riavvicinamento a Cuba.

Il governo di Raúl ritiene di importanza strategica il contributo degli investimenti statunitensi che, ormai sempre più apertamente, si delineano in settori chiave come il turismo, le telecomunicazioni, l’agricoltura. Lo ha ribadito giovedì scorso la titolare del ministero di Finanza e Prezzi, Lina Peraza, durante una missione in Messico. «Cuba vede di buon occhio tutte le promesse degli Usa, il tema da affrontare è come concretizzarle» in modo che «le imprese nordamericane possano iniziare a operare» nell’isola.

Questa volta però, il vertice cubano non intende ripetere gli errori del passato, quando a causa della guerra fredda con gli Usa e della sua manifestazione più aggressiva, l’embargo, Fidel fu obbligato a dipendere economicamente prima dall’Urss, poi, progressivamente, dal Venezuela. Non solo, in una parte importante del vertice del Pc e nello stesso Fidel, restano forti il dissenso politico con Washington e i dubbi sui guasti che un eccessivo peso economico statunitense provocherebbe a Cuba. Posizione ribadita venerdì dall’articolo di Fidel pubblicato a Cuba, nel quale il lider maximo celebra l’anniversario della vittoria dell’Urss nella guerra contro la Germania nazista e rende omaggio ai «27 milioni di russi che morirono per affermare il diritto di essere marxisti-leninisti». È da queste considerazioni – e spinte – che nasce la decisione di Raúl di attuare una politica multilaterale, ovvero di controbilanciare l’influenza degli Usa, con uno spettro di alleanze che vanno dal Vaticano alla Cina e soprattutto alla Russia di Putin. L’incontro di giovedì al Cremlino tra i due presidenti si è svolto pienamente in questo solco, tracciato anche da Fidel nella sua lettera, quando afferma che «Russia e Cina costituiscono uno scudo poderoso per la pace e la sicurezza mondiale».

«Raúl Castro è venuto (a Mosca, ndr) per comunicare chiaramente ai dirigenti russi che, nonostante l’importanza e la necessità di sviluppare la collaborazione con gli Usa, Cuba resta assolutamente interessata a rafforzare la cooperazione con la Russia», ha dichiarato all’agenzia Efe il politologo Boris Shmeliov. Cooperazione sia economica – nel luglio dell’anno scorso il presidente Putin ha visitato l’isola, ha cancellato il 90% del debito (28 miliardi di euro) e varato una serie di investimenti – sia strategica. Putin sarebbe infatti intenzionato a rispondere alla «politica aggressiva» di Usa e Nato in Ucraina anche ridando vita a una collaborazione tecnico-militare con Cuba. In particolare rimettendo in funzione il centro di ricognizione radio-elettronico Sigint di Lourdes, nei pressi dell’Avana, abbandonato nel 2002 (durante la Guerra fredda era servito a intercettare le comunicazioni radio e telefoniche su gran parte degli Usa).

E proprio nell’ambito di questa politica multilaterale Castro da ieri pomeriggio è a Roma. Questa mattina, dopo l’incontro privato con Bergoglio vedrà anche Matteo Renzi a Palazzo Chigi, affinché l’Italia prema per il pieno ristabilimento dei rapporti Ue-Cuba.

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