Cultura

Rari manoscritti tornano alla luce

Rari manoscritti tornano alla luce

Intervista Parla l'architetta marocchina Aziza Chaouni che ha diretto il restauro di al-Quaraouiyine, a Fès. Una biblioteca antichissima che si risveglia

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 7 luglio 2016

Fondare biblioteche è un po’ come costruire ancora granai pubblici: ammassare riserve contro l’inverno dello spirito», diceva Marguerite Yourcenar. Pare essere proprio questo lo spirito che, a quasi trent’anni dalla morte della scrittrice, ha animato l’opera di restauro della biblioteca al-Quaraouiyine di Fès. Costruito nell’859 per volere di una donna – Fatima al-Fihriya – e famoso per essere il più antico di tutto il Marocco, questo tempio della cultura ha riaperto i battenti al pubblico da poche settimane.

Secondo l’Unesco, la biblioteca rappresenta il punto più alto di un’operazione culturale che riuniva europei e arabi fin dai tempi antichi e che ha attirato studiosi, poeti, mistici e filosofi da tutto il mondo arabo.
I lavori di ristrutturazione, durati più di tre anni, non potevano che essere affidati a un’altra donna dallo stesso piglio intraprendente e caparbio: Aziza Chaouni, architetta marocchina formatasi tra la Columbia University di New York, Toronto e Parigi. Attualmente ha due studi di progettazione, uno nella capitale canadese, l’altro proprio nella sua città natale: Fès. «Ho sentito molto forte la responsabilità del lavoro che mi è stato affidato – spiega Chaouni – Questo edificio rappresenta un momento storico assai importante della mia città. E la sua riapertura al pubblico è un traguardo per tutto il paese».

Quali sono stati gli interventi più difficili da attuare durante le fasi della ristrutturazione?
Il mio obiettivo era riconsegnare al luogo il suo antico splendore, conferendogli uno stile moderno. Non era affatto semplice farlo, senza trasformarlo in un «cadavere imbalsamato». Certamente, l’intero restauro è stato ulteriormente complicato dalla fragilità di alcuni materiali. Ho anche trovato molto impreparati all’operazione di restauro alcuni degli operai che l’impresa aveva scelto, ma nonostante queste difficoltà oggettive, siamo riusciti a impiantare un sistema di pannelli solari e uno di raccolta delle acque per l’irrigazione dei giardini.

Chi ha finanziato i lavori di ristrutturazione di al-Quaraouiyine?
Nel 2012 la Kuwait Arab Bank ha fornito un’importante sovvenzione al Ministero della cultura del Marocco, chiedendo non solo di ripristinare l’edificio, ma di renderlo accessibile e funzionale per il pubblico. La biblioteca ha, infatti, una sala da lettura, una moschea, un laboratorio di restauro dei manoscritti e un caffè. La cupola del XII secolo, infine, ospiterà mostre permanenti e temporanee.

L’importanza delle donne nella fondazione di questo luogo è indiscussa. Grazie al suo lavoro, ora riapre dopo anni di chiusura al pubblico. C’è stata qualche altra figura che ha contribuito, insieme a lei, al conseguimento di questo traguardo?
È stato fondamentale l’aiuto e il sostegno di madame Skalli, responsabile delle finanze al Ministero della cultura. In questi tre anni, non mi è mai mancato il suo contributo.

Avete riscontrato sorprese – positive o negative – durante lo svolgimento dei lavori?
Quando sono entrata per la prima volta nelle stanze della biblioteca sono rimasta scioccata per le condizioni in cui era la struttura: nei locali che contenevano manoscritti preziosi del VII secolo, la temperatura e l’umidità erano incontrollate, c’erano crepe nel soffitto. Nonostante questo, grattando le mura abbiamo scoperto diversi dipinti. Soprattutto, abbiamo trovato resti di un sistema fognario secolare.

Cosa significa, per il suo paese, la riscoperta di un posto come al-Quaraouiyine?
Nel XII secolo, il poeta e filosofo Ibn al-’Arabi ha studiato nella biblioteca, mentre nel XIV secolo ad aver frequentato il posto fu lo storico ed economista Ibn Khaldun. Non c’è dubbio che il luogo abbia un forte valore simbolico: il complesso di al-Quaraouiyine fu un importante centro educativo per molti secoli: i numerosi e rari manoscritti contenuti nelle sue sale riflettono la diversità culturale che caratterizza del nostro Paese.

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