Visioni

«Raoul» di James Thierrée, il naufrago sull’isola che non c’è

«Raoul» di James Thierrée, il naufrago sull’isola che non c’èJames Thierrée

A teatro Fino all'11 ottobre a Romaeuropa lo spettacolo dell'artista svizzero in una coreografia atipica, che agisce coinvolgendo tutti i sensi dello spettatore, in uno scenario post-apocalittico

Pubblicato circa 5 anni faEdizione del 5 ottobre 2019

Un Robinson Crusoe catapultato in una terra di nessuno, un luogo sospeso tra sogno e realtà dove è possibile incontrare animali solitari e smarriti – pesci, meduse, uccelli scheletrici, fantasmi di elefanti. Raoul, il personaggio portato in scena ormai da dieci anni da James Thierrée, è un naufrago che tenta di addomesticare oggetti e strane creature per liberarsi della sua ossessione: la solitudine da scontare giorno e notte, rinchiuso in una specie di torre che è anche una zattera alla deriva e insieme una «casa» fragile, pronta a venir giù, un bastone dopo l’altro, come nel gioco shanghai.
Al teatro Argentina (fino a domenica), Thierrée prende per mano il suo alterego, Raoul (una produzione della Compagnie du Hanneton) e lo fa danzare, camminare al ralenti, galoppare, urlare, saltare, disperare per il pubblico del Romaeuropa festival.

UNA COREOGRAFIA atipica, che agisce coinvolgendo tutti i sensi dello spettatore, in uno scenario post-apocalittico in cui l’unico sopravvissuto è lui, stralunato abitante di territori alieni, costretto a fare acrobazie per mantenere una parvenza di normalità. Illusionista, clown, attore (anche per il cinema, dove ha recitato in Mr Chocolat), ballerino e musicista, James Thierrée sbuca fra vele squarciate e resti urbani vestito di cenci sporchi e per un’ora e mezza si trascina nel suo universo onirico, mutando forma e personalità.
Incontra altri se stesso, nei movimenti elettrici anche suo nonno Charlie Chaplin, ma soprattutto si trova vis à vis con bestie fantastiche e primitive (create da sua madre, Victoria Chaplin che con Jean Baptiste Thierrée lo ha fatto vivere in circhi «invisibili» e poetici fin da quando era bambino). D’altronde, dice, «la danza è misteriosa, è il primo nostro gesto astratto. Mi interessa la metamorfosi e mi piace condurre il corpo verso il non umano».

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