A quattro anni di distanza da Musica per bambini, Rancore è tornato con un nuovo, sorprendente album dal titolo Xenoverso, 17 tracce densissime di significati e influenze musicali che il rapper romano ci ha raccontato così. «Come sempre, è stata prima la parola ad arrivare da me. Tutto il disco parte dal titolo, da quel termine che ho usato per approcciarmi alla realtà. E da lì è partita la scrittura dei brani, come se avessi dovuto scrivere degli enunciati e degli assiomi che dessero un senso filosofico al concetto. Credo ci siano molti livelli di interpretazione della parola «xenoverso», alcuni più filosofici, altri più sociali e politici». Aperto dalla quasi sinfonica Ombra, l’album esplora dunque universi «stranieri» osservati da più punti di vista, musicali e non: «Come in ogni mia canzone» prosegue Rancore «il contenuto e il contenitore sono sempre strettamente legati. L’estetica porta sempre un significato e, anche per questo, anche i miei universi sonori sono mutati e ho utilizzato più melodia nel cantato».

ANCHE L’ATTENZIONE al linguaggio è, come d’abitudine, la pietra angolare del suo lavoro musicale «Abbiamo chiuso le cose in contenitori che si chiamano parole. Facendo le rime, le parole si legano, si possono scomporre, e ri-combinare, a piacere e posso decifrare il reale. Ho sempre interpretato così la rima, come una chiave per il mistero. E questo nuovo immaginario va oltre il disco. Per Xenoverso avevo la necessità di creare un’enorme colonna sonora, per questo ho scelto molti produttori diversissimi fra loro ma con una linea comune. È stato bellissimo trovare terreni diversi da percorrere ma anche degli «xenosuoni» mai sperimentati prima». Nel disco, troviamo anche la «presenza» di Carmelo Bene, nella fattispecie la sua voce campionata all’inizio del brano Ignoranze funebri: «Per me Carmelo Bene è come se fosse nato nel futuro, avesse preso una macchina del tempo e fosse sbarcato nel secolo scorso. Ho preso un sample di una delle sue partecipazioni al Maurizio Costanzo Show dove, tra l’altro, parlava di pluriversi. E ho voluto omaggiarlo anche scegliendo come titolo di uno dei brani Io non sono io, una frase che ripeteva spesso».

Abbiamo chiuso le cose in contenitori che si chiamano parole. Facendo le rime, le parole si legano, si possono scomporre, e ri-combinare

C’È QUINDI sintonia su quando diceva: «Non bisogna produrre ma essere capolavori»?»: «Credo che con quella frase volesse sottolineare la differenza fra il vivere e l’esistere. Ovvero vivere nel senso di fare capolavori, esistere invece significa esserlo. Fare qualcosa di creativo è certamente qualcosa di esterno ma credo volesse sottolineare l’evoluzione interna. Molto alchemico, da un punto filosofico, come pensiero». E a proposito di filosofia, nel brano Federico (Nietzsche, ndr.) si assiste a un combattimento fra Rancore e, in forma zombie alla George A. Romero, filosofi come Protagora ed Epicuro: «Tra i vari aspetti dello xenoverso c’è il non-sense che, a volte, è il modo migliore per spiegare il senso della vita. Come la partita di calcio Germania-Grecia fra filosofi dei Monty Python».