Rancid o della potenza diretta del suono
Note sparse Il ritorno della band con l'album "Tomorrow never comes" rappresenta uno straordinario esempio di vitalità: il punk non muore mai
Note sparse Il ritorno della band con l'album "Tomorrow never comes" rappresenta uno straordinario esempio di vitalità: il punk non muore mai
I Rancid sono straordinario esempio che il punk non è morto, almeno musicalmente. Guidati da un genio nel campo delle produzioni come Tim Armstrong, il quartetto di Berkley si diverte, nel nuovo disco Tomorow Never Comes a portare l’orologio al tempo in cui basso, chitarra e batteria erano unici protagonisti musicali del punk, abbandonando logiche di produzione più arzigogolate sperimentate in altri dischi e lasciando spazio all’immediatezza dell’attitudine live. Nel disco c’è tutto il meglio della storia della band, l’incrocio delle voci di Tim e Lars Frederiksen, le cavalcate del basso di Matt Freman, la potenza diretta delle canzoni ma anche la cura maniacale per i suoni. Un disco al 100% punk, un disco dal sapore antico, ma un disco tutt’altro che low-fi. 16 tracce curate nei minimi particolari, disco compatto anche nello stile di scrittura dei brani, il più lungo dura 2 minuti e 38 secondi. Il ricordo, per gli amanti della band, va alla loro prima uscita discografica (1993) intitolata Rancid e così a quello pubblicato nel 2000 e ancora intitolato Rancid ovvero i dischi più classicamente punk della band nata dalle ceneri degli Operation Ivy.
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