Raid aerei di Kiev, bombe a grappolo su Lugansk
Ucraina L’offensiva militare di Majdan contro i «terroristi» prosegue. Per Mosca gli attacchi ucraini «violano l’accordo di Ginevra»
Ucraina L’offensiva militare di Majdan contro i «terroristi» prosegue. Per Mosca gli attacchi ucraini «violano l’accordo di Ginevra»
Le immagini delle telecamere della piazza antistante il palazzo del governo di Lugansk, momentaneamente occupato dai ribelli filorussi, hanno testimoniato l’esplosione di una bomba, lanciata da uno dei caccia ucraini in volo sulla città e ripreso da altre immagini disponibili on line.
A Lugansk la giornata di ieri è stata caratterizzata da nuova offensiva di Kiev, dal cielo e nel sud della città anche via terra: queste le notizie diffuse dalle agenzie e dai filorussi. Silenzio da Kiev, in preda alla volontà di confermare l’azione «antiterrorismo», benché sia chiaro come l’offensiva non faccia troppa distinzione tra «miliziani» e civili, colpiti dai bombardamenti in pieno centro. Secondo i filorussi nel nuovo attacco nella città della regione orientale, ci sarebbero almeno sette morti, ma molti di più sarebbero i feriti ancora rinchiusi nel palazzo governativo (mistero per ora sull’edificio ex sede dei servizi segreti ucraino, anch’esso occupato dai filorussi e bombardato dall’aviazione ucraina ieri).
Tra le vittime, secondo quanto comunicato da Lugansk nella tarda serata di ieri, ci sarebbe anche la ministra della salute di quella che ad oggi è l’autoproclamata Repubblica popolare di Lugansk, Natalia Arkipova, «rimasta uccisa nel raid aereo sulla sede del palazzo del governo», secondo una nota ufficiale diffusa delle autorità «separatiste».
C’è ora il problema degli aiuti sanitari, arrivati, come si evince nei video on line, non senza poche difficoltà. Secondo i filorussi l’attacco lanciato da Kiev sarebbe stato effettuato con bombe a grappolo; si tratterebbe di un evento capace di rendere tutta l’area intorno al bombardamento a rischio. Nel sud della città gli scontri tra i due schieramenti sarebbero «violenti»; mentre scriviamo non arrivano conferme circa altre vittime.
Tutto questo accade nel silenzio mediatico più totale. Dopo le prime avvisaglie della crisi, i media internazionali si sono concentrati sulla «conquista» russa della Crimea. A quel punto, complice anche l’elezione di Poroshenko, l’Ucraina sembra essere sparita dai radar informativi. Non una parola sulla strage di Odessa (oltre 40 morti e su cui tace anche l’Unione europea che aveva chiesto un’indagine di cui non si sa più nulla), né sui ripetuti attacchi dell’esercito ucraino, guardia nazionale e il consueto sostegno dei gruppi paramilitari sulle regioni dell’est del paese. Colpi di mortaio a Donetsk, con la morte di civili e del fotoreporter italiano Andrea Rocchelli (il governo italiano a questo proposito che dice? Ha ricevuto notizie dell’ennesima indagine indipendente che Kiev ha promesso e avrebbe dovuto svolgere per accertarsi sulle cause della morte del fotoreporter italiano), raid aerei a Sloviansk, con attacchi effettuati anche contro ospedali e ora offensiva di forza contro Lugansk.
La guerra, tanto fomentata nei titoli quando ancora c’era la possibilità di una via diplomatica, che avrebbe dovuto realizzarsi attraverso il coinvolgimento nelle trattative dei rappresentanti dei filorussi e attraverso l’assicurazione della Nato di non voler allargarsi all’Ucraina, improvvisamente sparisce dalle cronache quando è vera, reale.
La reazione di Mosca a questi nuovi attacchi è stata durissima: la Russia ieri ha presentato ieri al Consiglio di Sicurezza dell’Onu il testo di una proposta di risoluzione sulla crisi in Ucraina. La bozza, ha spiegato il ministro russo degli Esteri Sergei Lavrov, «comprenderà, fra l’altro, la richiesta di una cessazione immediata delle violenze e l’avvio di negoziati». Citato dall’agenzia stampa Interfax, Lavrov ha aggiunto che la proposta russa comprende anche la creazione di un corridoio per permettere «ai civili di abbandonare le zone di combattimento».
Come spesso accade nei conflitti, infatti, i civili sono le vittime principali di bombe e attacchi: ieri a Lugansk i filorussi hanno cercato di comunicare ai cittadini i luoghi dei rifugi, in modo da evitare problemi durante le incursioni ucraine.
Sul fronte diplomatico da registrare l’incontro tra la Russia e la Nato. I rapporti tra l’Alleanza e Mosca erano stati congelati da quasi due mesi a causa della crisi ucraina. Per la prima volta da marzo gli ambasciatori della Nato hanno incontrato a Bruxelles l’inviato russo, Alexander Grushko. Ma per la portavoce dell’Alleanza, Oana Lungescu, le visioni della Nato e della Russia sull’Ucraina rimangono «fondamentalmente diverse». L’Alleanza ha chiesto a Mosca di impegnarsi costruttivamente con Petro Poroshenko, il presidente indicato nelle ultime elezioni in Ucraina (di cui ieri è stata data l’ufficialità della vittoria).
Gli ambasciatori dei paesi membri avrebbero infine ribadito di non voler riconoscere l’annessione russa della Crimea e «hanno anche chiesto alla Russia di rispettare il suo impegno internazionale a fermare il flusso di armi attraverso il confine, di cessare il sostegno ai separatisti armati in Ucraina e di ritirare le truppe dal confine, pienamente e in modo verificabile», ha aggiunto la portavoce, nonostante proprio nel week end, il segretario generale della Nato, avesse confermato la notizia circa il ritiro delle truppe russe.
A non mollare la presa ci sono gli Usa. «Ci sono prove che la Russia continua a permettere il libero flusso di armi, denaro e combattenti attraverso i suoi confini» con l’Ucraina, ha riferito ieri il ministro del Tesoro statunitense Jacob Lew. E Obama arriva oggi in Polonia. Obama parlerà di Ucraina ed è probabile che a Tusk faccia lo stesso ragionamento proposto al primo ministro italiano Renzi, durante la sua visita italiana. Nei mesi scorsi gli Usa hanno mosso in Polonia alcuni dei loro F16, per mantenere stabile il controllo su quanto accadeva in Ucraina. Ora Obama pare voglia porre sul tavolo in Polonia l’acquisto degli F16. Del resto Obama lo aveva detto, «la libertà non è gratis».
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