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Rai, più figli meno inchieste: arriva TeleMeloni

Il cavallo di Saxa Rubra foto di AnsaIl cavallo di Saxa Rubra – foto Ansa

Politica La bozza del nuovo contratto di servizio invita a diffondere i valori della «natalità». Schlein: «Governo di ipocriti»

Pubblicato più di un anno faEdizione del 28 giugno 2023

Il contratto di servizio che la dirigenza Rai sottoscriverà a breve con il ministero dello Sviluppo economico ha le sembianze di un manifesto politico: nessun riferimento alla valorizzazione del giornalismo d’inchiesta ma, in compenso, l’aggiunta della parola «natalità» all’obbligo già esistente di «diffondere i valori della famiglia e della genitorialità». E ancora, sparisce l’Ue dall’articolo sull’informazione istituzionale e tra i principi generali non c’è più il comma sulla diffusione dei «valori dell’accoglienza». A tutto questo si aggiunge un deciso cambiamento dei palinsesti, con l’iniezione massiccia di personaggi di area, per così dire, conservatrice.

È il nuovo tassello della costruzione (a spallate) di un’egemonia culturale di destra, obiettivo peraltro esplicitamente proclamato nell’ultimo anno da Fratelli d’Italia, i cui esponenti non perdono mai occasione di ricordare all’opposizione che sono stati loro a vincere le elezioni e che dunque si sentono legittimati a fare più o meno qualsiasi cosa. Raitre, che ha perso Lucia Annunziata e Fabio Fazio, incassa l’ex parlamentare Nunzia De Girolamo, che avrà un talk in prime time. Spazio anche a Salvo Sottile, che porterà un programma «stile Funari», lasciando I fatti vostri a Tiberio Timperi. La domenica sera, al posto di Che tempo che fa, andrà in onda Report, mentre Mezz’ora in più passerà a Monica Maggioni. Su Raiuno, il lunedì, in seconda serata, Francesco Giorgino condurrà XXI Secolo, mentre su Raidue, stessa fascia oraria, Luisella Costamagna proporrà Tango. Confermate le strisce quotidiane di Bruno Vespa e Marco Damilano, alle quali potrebbe aggiungersene una di Filippo Facci. Sempre sul secondo canale, Enrico Ruggieri avrà un programma musicale, mentre, dal 2024, con la fine della stagione dell’Eredità, Flavio Insinna saluterà per fare spazio a Pino Insegno, già presentatore dei comizi di Giorgia Meloni in campagna elettorale.

Se questi cambiamenti erano in qualche modo annunciati, è soprattutto il contratto di servizio a far discutere. «Viene tolta la valorizzazione del giornalismo di inchiesta e invece inserita la promozione della natalità. Che significa e come incide sulla programmazione? Un governo di ipocriti che intanto aumenta la precarietà e sta per tagliare il Pnrr sui nidi», scrive su Twitter la segretaria del Pd Elly Schlein. Le fa eco Giuseppe Conte: «L’informazione del servizio pubblico radiotelevisivo deve garantire a tutti i cittadini la promozione di programmi che ogni giorno fanno della ricerca della verità la propria missione. In conclusione, viva il giornalismo d’inchiesta. Contribuisce a elevare la qualità del dibattito pubblico». Anche il conduttore di Report Sigfrido Ranucci definisce «gravissimo» il fatto che sia stato tolto ogni riferimento al giornalismo d’inchiesta, anche perché «a fare il contratto di servizio è stato il ministero del Made in Italy, guidato da Urso, che è stato oggetto di un’inchiesta di Report». Dubbi e perplessità sono state espresse anche dal presidente della Fnsi Vittorio Di Trapani. Da Viale Mazzini, però, smentiscono e parlano di «polemiche prive di ogni fondamento» perché quello di cui si sta discutendo è «uno schema che dovrà essere discusso, come sempre accaduto, dalla Commissione di vigilanza. Nell’offerta si fa esplicito riferimento al giornalismo d’inchiesta nel capitolo dedicato all’informazione come genere specifico».
Lo schema verrà votato dal Cda della Rai lunedì prossimo, poi ci sarà il parere della Commissione di vigilanza, che è obbligatorio ma non vincolante. Telemeloni è blindata.

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