E’ vero, non c’è un editto bulgaro come quello del 2002, almeno per il momento. Però l’aria che tira non è tranquillizzante. Le parole: le parole sono quelle che danno l’idea di un clima. E, come diceva Moretti, chi parla male pensa anche male.

Sentiamo il pensiero di Meloni che proprio dopo l’uscita di Fazio e Annunziata versa benzina: «Io (dice: io) voglio liberare la cultura italiana da un intollerante sistema di potere. Voglio un sistema plurale e basato sul merito, che dia spazio a tutti in base al valore che dimostrano e non alla tessera che hanno in tasca». Ora se la premier vuole liberare ( addirittura la cultura italiana, davvero vaste programme!), perché non fa finalmente la riforma della Rai che nessuno ha fatto per mettere l’azienda in sicurezza e darle autonomia dai partiti?

E a proposito di merito: qualcuno le ricordi che quando la destra ha provato a mettere in onda i suoi i risultati sono stati disastrosi. Socci fu messo a condurre al posto di Santoro ma dovette chiudere anzitempo per manifesta incapacità. Meloni dice: «L’intollerante sistema di potere». Ma lo sa la premier che il programma quotidiano più seguito dagli italiani, il Tg, le regala da sette mesi percentuali di parola che nemmeno a Renzi e Berlusconi? Infatti solo per intollerante arroganza di potere ha messo il giornalista Chiocci al posto di Maggioni che per lei simpatizza. Lo sa che Vespa monopolizza l’informazione alla Rai più di qualsiasi altro e che quando c’era la sinistra gli aumentarono, non diminuirono, le puntate?

Non sono un fan di Fazio, che poi con i politici è a volte imbarazzante, ma ha fatto programmi di grande tv (Anima Mia, Quelli del calcio, Sanremo con Gorbaciov, Vieni via con me) e solo per la bellezza dello speciale sulla Shoah con Liliana Segre meriterebbe di stare in azienda a vita.

Una Rai del merito, Fazio, uno che dove lo metti fa share, se lo tiene, invece a Fuortes devono avere suggerito di lasciare tutto fermo in scadenza di contratto, e Fuortes ha eseguito, ossequiando i desiderata del nuovo potere per negoziare con la premier una poltrona comoda: salvo rinunciare dopo essersi accorto di avere perso la faccia (per dire, nel 2001 Zaccaria onorò fino alla fine il suo mandato).

In fondo la tecnica di tenere sulla corda in vari modi le persone sgradite per fargli capire che non è più aria, non è nuova: accadde con Biagi (dopo le parole di Sofia, in aprile, lo tennero a bagnomaria per poi a inviargli ad ottobre una raccomandata di licenziamento), accadde con Santoro più volte e nel Berlusconi 3, con Report minacciarono di non coprire le possibili azioni giudiziarie suscitate dalle inchieste.

Così fan tutti? Certo, anche la sinistra ha lottizzato, ed anche i grillini nel loro piccolo hanno risposto all’appello: tutti hanno vergognosamente rinunciato a riformare la tv, magari per non indispettire l’avversario, nessuno ha messo mano ad una riforma della Rai magari per sfruttare lo spoil sistem una volta al governo. E quando era Pd, Renzi ha fatto peggio di Gasparri. Ma qualche altra cosa bisogna dirla. Bersani ad esempio rifiutò nel 2012 di stare al gioco della lottizzazione. E

L’Ulivo al governo dava a Vespa più spazio di prima, e nominava il forzista Saccà capo di RaiUno. Infine con la sinistra al potere Sabina Guzzanti sbertucciava D’Alema e Santoro faceva le valigie: ve l’immaginate una Guzzanti di destra (a proposito di merito) che fa alla Meloni quello che Sabina faceva a D’Alema? O Vespa che fa le valigie perché critica il governo?

Fazio e Annunziata se ne vanno. La Rai può vivere anche senza e vivaddio non c’è solo Mediaset come 20 anni fa. Ma il rischio di indebolire il servizio pubblico c’è, anche economicamente (vedi il canone che qualcuno vuole abolire), e se muore la Rai, Mediaset gongola; non una tv qualsiasi ma l’oligopolista nella totale disponibilità della destra politica. Tutto si tiene. Per la destra al governo la situazione è win/win: vince comunque, sia se va bene la Rai sia se va male la Rai.