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Rai, le tre carte di Fuortes scontentano Fi e 5S

Rai, le tre carte di Fuortes scontentano Fi e 5SL'ad della Rai carlo Fuortes

Dopo i due giorni convulsi del rimescolamento delle carte ai vertici delle direzioni Rai, dall’ufficio stampa di viale Mazzini esce finalmente una nota ufficiale dell’amministratore delegato Carlo Fuortes. Che non […]

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 4 giugno 2022

Dopo i due giorni convulsi del rimescolamento delle carte ai vertici delle direzioni Rai, dall’ufficio stampa di viale Mazzini esce finalmente una nota ufficiale dell’amministratore delegato Carlo Fuortes. Che non spiega il motivo della rimozione di Mario Orfeo dalla guida degli Approfondimenti, ma si limita a smentire l’intervento di Draghi per sollecitare una soluzione che tappasse subito la falla: «Diversamente da quanto riportato da alcuni organi di stampa, l’ad non ha avuto nei giorni scorsi alcuna conversazione o telefonata» con il premier.

Ma il blitz che ha chiuso il caso, con la decisione di riportare Orfeo al Tg3 mettendo al suo posto Antonio di Bella e spostando Simona Sala dal Tg3 alla direzione Day time occupata da Di Bella, ha lasciato Fuortes esposto alle intemperie. I 5S non hanno gradito il gioco delle sedie che l’ad presenterà mercoledì in cda e chiedono chiarimenti: «Vogliamo sapere quali ragioni abbiano spinto Fuortes a revocare alcuni incarichi assegnandone altri. Gli sviluppi di questa vicenda sembrano fuori da ogni logica». La nota dolente per i 5S sembra essere lo spostamento di Sala, gradita seppure non «in quota», da una testata giornalistica che ora sarà di nuovo affidata a Orfeo, sponsorizzato da Pd e renziani.

Se il Pd tace perché non ha motivo di lamentarsi, tuonano i forzisti: «Ma cosa è accaduto in meno di 24 ore nella stanza di Fuortes?». Gli azzurri della vigilanza Rai sottolineano il paradosso per cui Orfeo è stato prima sfiduciato dall’amministratore delegato e poi riportato dallo stesso ad alla guida di una testata nazionale. Per concludere: «Non vorremmo che la governance Rai fosse ormai ostaggio del governo, in più con un diritto speciale di una forza politica». Sottinteso, il Pd: «A pochi mesi dalla campagna elettorale la sinistra rafforza il suo potere», si sfogano fuori dai denti i forzisti. E Gasparri presenta un’interrogazione per sapere se sia vero che le telefonate partite da palazzo Chigi le abbia fatte Francesco Giavazzi, consigliere di Draghi.

Ovviamente il clima pre-elettorale rende tutto più incandescente. E alla commissione di vigilanza Rai si rivolge anche la presidente del Senato Casellati, trasmettendo la lettera del leghista Calderoli e di Irente Testa del Partito radicale che chiedono «adeguata copertura informativa» sui referendum del 12 giugno. (mi. b.)

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