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Rai, la destra lancia il suo «storytelling»

Rai, la destra lancia il suo «storytelling»Roberto Sergio – Ansa

Televisione Sul tavolo del Consiglio di amministrazione di viale Mazzini i palinsesti per il primo semestre del 2024.Fiction sulle foibe e sulla caduta di Mussolini. In attesa del D’Annunzio di Osho

Pubblicato 10 mesi faEdizione del 15 dicembre 2023

Il vecchio adagio che vuole la Rai come cartina di tornasole della situazione politica del paese pare confermato dai palinsesti per l’inverno-primavera 2024, che ieri sono finiti sul tavolo del consiglio d’amministrazione. L’organismo formalmente non si esprime sulle programmazioni messe in agenda: si limita a «prenderne atto». Sgranando i progetti della più grande industria culturale del paese si individua in forma confusa e vistosa, spesso anche brutale, il tentativo di costruire una forma di egemonia. Ma si fa fatica a trarne un progetto organico, con una sua coerenza interna.

Doveva essere il semestre delle fiction, delle «nuove narrazioni». Oltre a La Storia, diretta da Francesca Archibugi tratta dal romanzo di Elsa Morante con Jasmine Trinca, Valerio Mastandrea ed Elio Germano, e Folle D’amore, il tv movie con Laura Morante sulla vita di Alda Merini il nuovo corso prevede programmi che più in linea con la sensibilità della destra. Tra queste, La rosa dell’Istria: dovrebbe andare in onda proprio in occasione del 10 febbraio, la data del Giorno del ricordo istituita dal centrodestra, che rappresenta il tentativo di assegnare al dramma delle foibe una funzione speculare a quella dei crimini nazifascisti. È prodotto da Luca Barbareschi, già parlamentare del Popolo della libertà, La lunga notte – La caduta del Duce, con Alessio Boni nei panni di Dino Grandi. In scaletta figura anche Mameli, di Luca Lucini e Ago Panini, con Neri Marcorè, ambientato negli anni della giovinezza dell’autore dell’inno d’Italia. Risulta ancora in lavorazione Fiume, fiction diretta dall’autore satirico e amico di Giorgia Meloni Federico Palmaroli (quello di Osho). L’obiettivo è presentare l’impresa dannunziana «come un nuovo Sessantotto italiano, prima del Sessantotto che tutti conosciamo». Questa attenzione, diciamo così, alla storia del Novecento sotto forma di fiction parrebbe in contraddizione con segnali di disimpegno dell’azienda sul fronte dei documentari storici. C’è il rischio che venga chiuso Storie contemporanee, programma di RaiStoria dedicato alle novità e agli approfondimenti della ricerca. «Davvero non ci sono più risorse per preservare il lavoro di divulgazione storica che il servizio pubblico ha il dovere di promuovere?», chiede Ouidad Bakkali, deputata del Pd in commissione di vigilanza.

Nei palinsesti non c’è traccia di Massimo Giletti. Risultano confermati i talk-show di RaiTre finora bocciati dall’audience: Avanti popolo di Nunzia De Girolamo e Far West di Salvo Sottile. È in arrivo un nuovo programma di Edoardo Sylos Labini, attore e direttore della testata Cultura e Identità oltre che volto nuovo della destra televisiva. Andrà in onda nella tarda serata di RaiTre, con un programma «dedicato a grandi figure storiche». I dirigenti auspicano che non venga colpito dalla sindrome Pino Insegno, l’altro conduttore sul quale puntava molto la destra. Dopo il flop del suo Mercante in fiera, che doveva servirlo a proiettarlo al timone de L’Eredità, l’ambita conduzione del quiz pre-serale dell’ammiraglia Rai finirà a Marco Liorni.

In Cda è iniziato anche l’esame del nuovo Piano industriale 2024-2026, che deve essere approvato entro gennaio. Si prevede, spiegano da viale Mazzini, un percorso di evoluzione dell’azienda in digital media company. L’ad Roberto Sergio lo definisce «un piano importante e delicato». Anche qui ci sono segnali contrastanti, come nel caso del Piano di incentivazioni all’esodo: il consigliere eletto dai dipendenti Davide Di Pietro ha votato contro insieme alla collega Francesca Bria: lo considerano troppo oneroso e poco chiaro circa gli effetti sull’organizzazione del lavoro.

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