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Rai, il mistero buffo dello sciopero

Rai, il mistero buffo dello sciopero/var/www/vhosts/ilmanifesto.co/ems/data/wordpress/wp content/uploads/2014/06/03/04pol1f01 sintesi visiva RAI 041 – Sintesi visiva

Cavallo pazzo La commissione di garanzia dice no allo sciopero del servizio pubblico l’11 giugno. Cgil e Uil insistono ma Bonanni si dissocia e l'Usigrai ci pensa

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 4 giugno 2014

I 150 milioni si allontanano dalle casse di viale Mazzini con il sì delle commissione bilancio e finanze di palazzo Madama all’articolo 21 del decreto Irpef. Ma nel frattempo nella vicenda del prelievo deciso dal governo sul canone Rai del 2014 sono già precipitate tensioni e polemiche che poco hanno a che fare con la spending review imposta dal governo all’azienda. E anche il futuro della tv pubblica diventa campo di battaglia nella guerra che Matteo Renzi ha dichiarato ai sindacati.

Mentre l’Usigrai, il sindacato dei giornalisti, continua a tirare il freno a mano rispetto allo sciopero dei dipendenti proclamato per l’11 giugno, la segretaria generale della Cgil Susanna Camusso non arretra: «Noi insistiamo, le vertenze si fanno così. È grave sostenere che lo sciopero è umiliante. Qualunque controparte dovrebbe sapere che è una cosa normale. Se cambiano le cose, siamo pronti a discutere, ma si deve dire che il decreto non si fa così e si apre un confronto». E Camusso elenca quello che non va nel dl: la vendita di Raiway, che «mette a rischio il sistema paese»; il mancato riconoscimento alla Rai di una quota del canone, che è una tassa di scopo; la questione delle sedi regionali, «patrimonio da difendere». L’emendamento dei relatori approvato ieri prevede che in ogni regione ci siano una sede giornalistica e strutture produttive, lasciando comunque all’azienda libertà organizzativa. La tv pubblica è esclusa dai tagli previsti in generale per le società partecipate, ma si prevede la cessione di quote di Raiway. Il taglio dei 150 milioni resta appunto confermato e anche il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, in conferenza stampa ieri mattina tuonava: «Il governo chiede una tangente alla Rai».

Ma nello scontro entra a gamba tesa la commissione di garanzia sugli scioperi nei servizi pubblici essenziali: quello dell’11 giugno sarebbe «illegittimo», sentenzia, perché l’Usb aveva già comunicato per il 19 un’astensione dal lavoro nello stesso settore, e dunque non verrebbe rispettata la regola che prevede un intervallo di 10 giorni tra iniziative analoghe. Sciopero confermato, ripetono però le sigle sindacali che hanno indetto quello contro i tagli alla Rai, perché, scrivono al garante, «non risulta che l’Usb abbia una consistenza rappresentativa tale integrare la violazione» della normativa.

Ma i sindacati non sono più compatti. Il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, da giorni cercava di evitare lo scontro frontale e dunque ieri non ha partecipato alla conferenza stampa delle altre sigle, per poi chiedere un ripensamento dopo l’altolà del garante. Motivo: «Non trasformare questa vertenza in un inutile braccio di ferro dal sapore politico con il governo». E infine a sera la Cisl si sfila definitivamente dallo sciopero. Anche l’Usigrai continua a «riflettere» sulla protesta, salutando con favore le aperture del governo che in realtà va avanti su un suo binario. Perché – a parte le rassicurazioni sulle sedi regionali – quanto richiesto dai giornalisti (l’anticipo di due anni della concessione di servizio pubblico, la riforma del canone e l’avvio di una discussione su una riforma di sistema) era già previsto. E il sottosegretario Giacomelli l’altro giorno avvertiva: discussione sì, ma «non ci faremo dettare l’agenda dai sindacati». L’Usigrai aprirà una nuova consultazione sullo sciopero confermando allo stesso tempo contrarietà al taglio di 150 milioni, rispetto al quale è stato presentato il parere di incostituzionalità del professor Alessandro Pace.

Nel dibattito sciopero sì sciopero no, dopo aver lanciato l’allarme sul rischio di tagli all’offerta e ai dipendenti, il dg della Rai, Luigi Gubitosi ora si dice contrario perché anche l’azienda deve «partecipare al cambiamento», «bisogna ringiovanirla» e insomma, «faremo il sacrificio». Mentre per il presidente della commissione di vigilanza, il 5 Stelle Roberto Fico, lo sciopero «è giusto» perché Renzi «tenta di svendere i ponti Rai», ma «andava fatto prima per contrastare l’ingerenza della politica». In questa vicenda piena di contraddizioni, i 5 Stelle sono in difficoltà: avendo accettato al grido di ’fuori i partiti dalla Rai’ la presidenza della commissione deputata a lottizzare, Renzi ha gioco facile nello scippare ai grillini anche questa battaglia. E così Fico sale sul carro della riforma: «Va assolutamente fatta». Oggi la vigilanza Rai ascolterà che che hanno da dire la presidente di viale Mazzini, Anna Maria Tarantola, e il cda.

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