Tra i ministri è una gara a chi finge meglio di cadere dalle nuvole, ma il premio non se lo aggiudica nessuno. Non il cognato d’Italia Lollobrigida, al quale «non risulta che ci sia stato alcun tipo di pressione particolare nei suoi confronti», però promette «verifiche». Non al forzista Tajani, che osserva senza troppi patemi: «Se ha deciso di lasciare avrà avuto le sue ragioni», e comunque «si apre un capitolo nuovo». L’amministratore delegato della Rai Carlo Fuortes annuncia con una lettera al ministro dell’Economia Giorgetti le sue dimissioni dal vertice della tv pubblica senza aspettare che si liberi il posto alla guida del San Carlo di Napoli e questa è l’unica, piccola sorpresa rispetto a un passo largamente annunciato e anche scritto malamente tra le righe di un decreto approvato dal consiglio dei ministri giovedì scorso. Quel decreto escogitato per mandare in pensione l’attuale sovrintendente e direttore artistico del San Carlo Stpéhane Lissner in modo da dirottare al suo posto Fuortes e liberare la tolda di viale Mazzini in anticipo per permettere la melonizzazione della Rai.

A SERA LA STESSA premier si chiama fuori dalla vicenda: «La scelta di dimettersi l’ha presa lui, non è una scelta che gli ha imposto nessuno. Non mi risulta abbia ricevuto pressioni, lui ha detto che ha problemi nel cda. Io faccio il capo del governo e non sono consigliere, se poi volete darmi la colpa anche di questo credo che i conti non tornino…».

DAL CANTO SUO FUORTES prende atto che «non ci sono più le condizioni» per andare avanti e ricostruisce: «Dall’inizio del 2023 sulla carica da me ricoperta e sulla mia persona si è aperto uno scontro politico che contribuisce a indebolire la Rai. Allo stesso tempo ho registrato all’interno del consiglio di amministrazione il venir meno dell’atteggiamento costruttivo che lo aveva caratterizzato», il che rischia di «paralizzare» l’azienda. Il cda nelle prossime deve decidere i nuovi palinsesti «e non ci sono più le condizioni per proseguire nel progetto editoriale di rinnovamento che avevamo intrapreso nel 2021», scrive ancora l’Ad uscente, spiegando di non poter «accettare il compromesso di condividere cambiamenti di linea editoriale e una programmazione che non considero nell’interesse della Rai». Una considerazione a proposito delle vicende degli ultimi giorni, senza citare il cosiddetto «decreto Fuortes»: «Il mio futuro professionale è di nessuna importanza di fronte a queste ragioni e non può costituire oggetto di trattativa». Le reazioni di Meloni e dei ministri sono dovute proprio alla sorpresa di fronte ai toni polemici: il governo si aspettava un’uscita di scena più soft, dopo aver liberato (o anzi, provato a liberare, per il momento) il posto al San Carlo, gradito a Fuortes. I rappresentanti di Fdi in commissione di vigilanza invece non vanno per il sottile: «Prendiamo atto delle dimissioni dell’Ad della Rai; la situazione tutt’altro che florida della concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo è nota ormai da mesi».

Fuortes lascia per evitare di essere sfiduciato sul piano industriale in cda (a meno di rinviarne ulteriormente la presentazione) e uno scontro sui palinsesti sui quali la destra vuole imprimere la sua impronta, ma consapevole che l’approdo al San Carlo è per lui tutt’altro che scontato. A questo punto è scritto anche il prossimo capitolo, con la nomina di Roberto Sergio come Ad fino alla scadenza dell’attuale consiglio d’amministrazione. Nel 2024, Sergio, secondo i piani, lascerà il posto al vero uomo di punta della premier, Giampaolo Rossi, ex consigliere d’amministrazione Rai (per questo motivo deve aspettare il prossimo rinnovo dei vertici altrimenti scadrebbe anche lui nel 2024), intellettuale della destra ossessionato da Soros, che darà comunque il suo contributo ideologico fin d’ora perché sarà nominato direttore generale.

IL SUCCESSORE di Fuortes potrebbe essere designato dal consiglio dei ministri giovedì, poi l’assemblea degli azionisti farà la proposta al cda cui spetta la nomina definitiva. Difficile che giovedì si arrivi alla nomina del nuovo comandante della Guardia di Finanza (anche se già oggi Andrea De Gennaro assumerà l’interim): manca ancora l’accordo nella maggioranza.