Raggi festeggia le promesse mancate
Campidoglio La sindaca rivendica quanto fatto nei primi 12 mesi alla guida del comune di Roma. Ma la «rivoluzione» annunciata può attendere. La sindaca insiste: moratoria sui richiedenti asilo. La protesta dei movimenti
Campidoglio La sindaca rivendica quanto fatto nei primi 12 mesi alla guida del comune di Roma. Ma la «rivoluzione» annunciata può attendere. La sindaca insiste: moratoria sui richiedenti asilo. La protesta dei movimenti
La rivoluzione non è stata annullata ma solo rinviata, abbiamo posto le basi e completeremo tutto nei prossimi anni. Si può sintetizzare così l’annuncio della sindaca di Roma Virginia Raggi, che convoca ai musei capitolini una delle (rarissime) conferenze stampa di questo primo anno di amministrazione. Con lei ci sono assessori e consiglieri comunali. Proprio la squadra del governo cittadino e la maggioranza in assemblea capitolina parlano di questi 12 mesi vissuti pericolosamente. L’organigramma è presto fatto: in Campidoglio ancora non c’è il capo di gabinetto, mancano due caselle in giunta (lavori pubblici e servizi sociali), sono stati sostituiti un vicesindaco e tre assessori. La maggioranza è ancora forte ma è cominciata un’inquietante caccia al dissidente interno.
RAGGI TIRA DRITTO, si dice entusiasta di lavorare per la città e rivendica tutto. A cominciare dal tema dei temi, il bilancio comunale, di competenza di un assessorato che ha già conosciuto due avvicendamenti. «Lo abbiamo approvato con largo anticipo rispetto alla scadenza di legge, cosa mai fatta dalle amministrazioni precedenti», dice la sindaca. Resta l’enorme debito accumulato dalle casse del comune in questi anni. Non è colpa di Raggi e della sua giunta, ovviamente, ma in campagna elettorale i grillini avevano promesso un audit, una radiografia sulla composizione del debito, pietra angolare di una manovra tesa a svincolarsi dal cappio del bilancio e dal patto di stabilità. A proposito di promesse: brucia ancora la questione degli spazi comunali, beni comuni urbani affidati ad associazioni e centri sociali che rischiano sgomberi e multe salatissime in mancanza di un nuovo regolamento e di un percorso partecipato per scriverlo. Nulla di tutto questo è stato fatto.
C’È POI LA QUESTIONE urbanistica, costata la defenestrazione a un assessore indipendente e di peso come Paolo Berdini. La rottura con una figura che era stata percepita come garante del rapporto con la sinistra diffusa cittadina si è consumata sullo stadio della Roma. La sindaca difende l’operazione, anzi ne fa un tratto qualificante di questo inizio mandato e parla di «rivisitazione del pubblico interesse dell’impianto», il che comporta «cubature dimezzate, più verde e più trasporto pubblico per i cittadini». Sono sparite tre torri, rimane il consumo di suolo di alcune palazzine che in molti temono finiscano riconvertite in abitazioni e vengono ridotte le opere pubbliche.
Ci sono poi i «150 nuovi autobus messi in circolazione» (anche se trattasi di operazione che era stata avviata dalla giunta Marino) e dall’avvio del «Piano per la riduzione e la gestione dei materiali post consumo», con l’obiettivo di «raccolta differenziata al 70% nel 2021». Progetti futuribili che non affrontano le emergenze quotidiane: ogni settimana partono verso l’Austria da uno a tre convogli ferroviari carichi di spazzatura da smaltire. Si parla anche del controverso Piano per il superamento dei campi rom, finanziato dall’Ue, che però riguarderebbe un numero limitato di persone e due baraccopoli sulle nove riconosciute dal comune. La sindaca ribadisce anche la richiesta di moratoria sui richiedenti asilo, che pareva nei giorni scorsi gli fosse precipitata in testa dagli strateghi elettorali del M5S: «Queste persone sono troppo numerose, il sistema non può ripartire. Chiedo da gennaio una temporanea sospensione degli invii per accoglierli al meglio». Agli attivisti di Baobab Experience, sgomberati con cadenza regolare in questi mesi, e a quelli che chiedono che Roma si doti, come tante altre città europee, di strutture adeguate a gestire flussi tutt’altro che fuori controllo, saranno fischiate le orecchie.
NEL POMERIGGIO, centinaia di persone si presentano all’assessorato al patrimonio guidato da Andrea Mazzillo. Il padrone di casa non c’è. «È andato in vacanza», affermano i manifestanti. «E’ a Dubai, a caccia di investitori», replicano dall’assessorato. «Dopo le esternazioni della sindaca sull’accoglienza, si susseguono nella capitale sgomberi, identificazioni e rastrellamenti – dicono i Blocchi precari metropolitani – Raggi s’è beccata pure un richiamo dall’Unicef, alla faccia dell’attenzione verso le fragilità sociali». La delusione dei movimenti di lotta per la casa deriva da una questione esplosiva quanto la situazione delle migliaia di uomini e donne in emergenza abitativa. Esiste una delibera regionale allo scopo, ci sono milioni di euro disponibili, spazi da utilizzare e un patrimonio immobiliare comunale enorme . Eppure tutto è fermo. «Roma non può permetterselo – spiegano ancora i manifestanti – E non si può lasciare spazio a derive xenofobe e securitarie. Calcare la mano contro lo ius soli e le dinamiche di accoglienza è quanto di più esplosivo si possa fare». L’ultimo, inspiegabile, irrigidimento dell’amministrazione grillina riguarda la mancata concessione del Parco Schuster, alla basilica di San Paolo, per Renoize, evento musicale in ricordo di Renato Biagetti, ucciso 11 anni fa sul litorale da un fascista. I compagni di Renato non intendono smantellare la memoria e promettono: «Sabato 2 settembre Renoize si farà. Al parco Schuster».
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