Raggi assolta attacca il M5S: «Molti mi hanno lasciata sola»
Roma Dopo la sentenza rilancia la sua candidatura e affonda il colpo nelle divisioni dei 5 Stelle
Roma Dopo la sentenza rilancia la sua candidatura e affonda il colpo nelle divisioni dei 5 Stelle
La corte d’appello conferma «totalmente» l’assoluzione di Virginia Raggi al processo per falso in relazione alla nomina nell’autunno del 2016 di Renato Marra a capo del dipartimento turismo del Campidoglio. La sentenza arriva dopo giorni di silenzi tesi e ostilità reciproche appena celate: sulla sindaca si sono scaricati ancora una volta i delicatissimi equilibri interni e al Movimento 5 Stelle. Per questo, un processo per un reato relativamente minore è diventato un nodo del filo ingarbugliato che tiene insieme i 5 Stelle, rivelando tutta la loro fragilità in questa fase.
SE RAGGI FOSSE stata condannata, avrebbe dovuto fare un passo indietro in modo da lasciare campo libero all’accordo col Pd le elezioni romane della prossima primavera, realizzando le aspirazioni di molti dei «governisti». Ma tutto lasciava intendere che non avrebbe accettato di farlo, producendo rotture. Da qui deriva la sua scelta di giocare questa assoluzione in chiave tutt’altro che ecumenica rispetto al futuro della capitale e degli equilibri nazionali del M5S, confermata dalle parole che diffonde nel primo pomerigggio, dopo aver ascoltato la decisione della seconda sezione della corte d’appello dopo due ore di camera di consiglio. «Questa è una mia vittoria e del mio staff, delle persone che mi sono state a fianco in questi quattro lunghi anni di solitudine politica ma non umana – rivendica – Credo che debbano riflettere in tanti, anche e soprattutto all’interno del M5S. Ora è troppo facile voler provare a salire sul carro del vincitore con parole di circostanza dopo anni di silenzio». Con chi ce l’ha?
VITO CRIMI E LUIGI DI MAIO fino al momento della sentenza si sono guardati bene dal proferire parola. Lo aveva fatto Roberta Lombardi, membro del comitato di garanzia del M5S, sostenendo che in caso di condanna Raggi avrebbe dovuto ritirare la propria autocandidatura per il secondo mandato. L’ex capo politico e l’attuale reggente esternano nel pomeriggio. «Oggi Virginia Raggi è stata assolta – dice Di Maio – Ancora una volta. Continua a resistere grande donna, il M5S resiste insieme a te». Per Crimi, la decisione della corte d’appello «è l’ennesima conferma della correttezza di Virginia, del suo rispetto verso i cittadini. Non è passato un giorno senza attacchi, fango, fake news. Ha sempre risposto con i fatti, e un costante impegno per rendere Roma migliore». Ma Raggi ne approfitta per rilanciare e passare all’incasso: «Tanti almeno oggi abbiamo la decenza di tacere – prosegue – Se vogliono dire o fare qualcosa realmente, facciano arrivare risorse e gli strumenti per utilizzarle ai romani e alla mia città. C’è una legge di bilancio per dimostrare con i fatti di voler fare politica. Il resto sono chiacchiere». Alessandro Di Battista, che nella giornata di venerdì aveva espresso solidarietà preventiva alla sindaca, si dice d’accordo e conferma il suo sostegno a una «donna per bene, coraggiosa, elegante e che, giustamente, non dimentica».
PER LA SINDACA, è l’occasione per «zittire tutti i detrattori» e lasciarsi alle spalle i primi mesi travagliati di amministrazione, quelli del «virus» che aveva «infettato il M5S», secondo la definizione che aveva dato Roberta Lombardi delle vicende di corruzione che ruotavano attorno al Campidoglio dell’era grillina. Quindi incassa anche il mea culpa di Federica Angeli, la giornalista antimafia che da qualche settimana per conto della sindaca ricopre la carica di delegata alle periferie e che negli anni scorsi non aveva lesinato attacchi alla sua giunta. «Quando scoppiò il caso Marra diedi della bugiarda alla sindaca – scrive su Facebook – Fui durissima con lei. Alla luce del processo di oggi mi sembra corretto scusarmi pubblicamente con lei».
RAGGI DUNQUE non solo resta in piedi ma si rafforza. E il problema non è solo per una parte dei 5 Stelle. Nicola Zingaretti giura che non ha mai pensato alla scorciatoia del processo: «È addirittura ovvio dire che il confronto o la battaglia politica nulla deve avere a che fare con le vicende giudiziarie». Ma resta il problema per il centrosinistra di trovare un avversario che possa sfidarla.
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