Radio Radicale, uno spiraglio (forse) nel tunnel dei tagli
Editoria Ottima iniziativa quella tenutasi ieri a Roma presso la Federazione della stampa su “Diritto all’informazione plurale e diffusa, al servizio dei cittadini”, organizzata dal sindacato dei lavoratori della comunicazione (Slc) […]
Editoria Ottima iniziativa quella tenutasi ieri a Roma presso la Federazione della stampa su “Diritto all’informazione plurale e diffusa, al servizio dei cittadini”, organizzata dal sindacato dei lavoratori della comunicazione (Slc) […]
Ottima iniziativa quella tenutasi ieri a Roma presso la Federazione della stampa su “Diritto all’informazione plurale e diffusa, al servizio dei cittadini”, organizzata dal sindacato dei lavoratori della comunicazione (Slc) della Cgil (alla presidenza Flavia Greco e ospite-ospitante Nino Baseotto della segreteria di corso d’Italia). Protagoniste la Web radio della confederazione “Articolo1” e Radio radicale. Hanno introdotto il dibattito i direttori Altero Frigerio e Alessio Falconio. Fino alle conclusioni di Giovanna Reanda. Intervenuta la storica leader Emma Bonino.
Il convegno non è stato rituale, perché, rispetto a pur importanti scadenze omologhe di questi giorni, ha messo in scena un’unità non scontata tra emittenti diverse e soggetti nel tempo talvolta distanti. Hanno preso la parola, finalmente, anche coloro che non stanno ai microfoni o in video, bensì in regia o nella delicata cura dei microfoni, o nella tenuta del formidabile archivio della stazione radicale. Lavoro vivo, che rischia di vedersi compromesso dalla scelta gravissima del governo di chiudere la convenzione originata da una gara del 1994 e stabilizzata dalla legge 224 del 1998. Hanno preso la parola esponenti dei sindacati delle emittenti, raccontando il clima di angoscia che cresce ad ogni esternazione del sottosegretario Crimi. E così ha raccontato Matteo Bartocci de il manifesto – in maglietta arancione della campagna “io rompo”- che pure diverse testate su cui pesa il taglio del “fondo per il pluralismo” potrebbero avviarsi ad un tragico finale di partita. Senza il genio teatrale di Beckett, ma con la grigia attitudine censoria dell’attuale maggioranza. Ha denunciato lo stato delle cose il segretario della Fnsi Raffaele Lorusso, seguito da Vittorio Di Trapani dell’UsigRai (il sindacato dei giornalisti del servizio pubblico). E ha ribadito la critica il presidente dell’Ordine dei giornalisti Carlo Verna. Mentre Silvia Garambois di “Giulia” (Giornaliste unite, libere e unite) ha stigmatizzato il ruolo spesso marginale delle donne, nonché la ritrovata fortuna del “panino” nei telegiornali: governo-opposizione-maggioranza in un eterno “due a uno”.
Tuttavia, un raggio di sole si è appalesato. La Lega ha depositato un emendamento al decreto sulla crescita alla camera dei deputati per la proroga della convenzione, mentre dalle varie forze politiche si sono levate altrettante pronunce formali: per radio radicale (105.000 adesioni all’appello, in costante aumento) e per una moratoria del taglio dell’editoria. Quest’ultima ipotesi è stata ribadita da Lorusso e dall’Alleanza delle cooperative cui si riferiscono le testate cooperative e di opinione coinvolte.
Voci “di dentro”, arrivate nella serata, segnalano qualche novità dal versante della disponibilità del Movimento 5 Stelle. Clamoroso?
Del resto, ora o mai più. Morti e feriti non possono discutere. Nel frattempo il digiuno di Maurizio Bolognetti è all’ottantesimo giorno. Cui si aggiungono il sacrificio di Rita Bernardini e in queste ore lo sciopero della sete di Robero Giachetti. Se non passano gli emendamenti un intero mondo è pronto scendere in lotta, senza benevolenze
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