Onda calabra in JuEsEi, onda calabra su Manhattan. Non è la recente catastrofica alluvione, più semplicemente il cantautore nomade per vocazione Peppe Voltarelli ha realizzato il suo nuovo disco a New York facendo incontrare le radici storiche, la sua identità dal terroso dialetto greco-ionico e dalle melodie mediterranee, con le mille etnie di New York, la città dal frenetico ritmo metropolitano in forma di rock-jazz indie, senza dimenticare i suoi trascorsi di vocalist di Il Parto delle Nuvole Pesanti. La grande corsa verso Lupionòpolis il titolo (disponibile su tutte le piattaforme digitali), dieci brani tutti inediti, 8 in calabrese, 1 in italiano e 1 valzerino strumentale, proprio quello del titolo.
«Lupionòpolis è una piccola località del Paranà, in Brasile – ha detto in un’intervista – alla quale sono legato, anche se non ci sono mai stato. Sul web l’ho scoperta e ho visto che c’è un magazzino Voltarelli di materiali da costruzione. La grande corsa è un auspicio, un invito alla scoperta di nuovi posti che possono cambiare le sorti della nostra vita». Forse un richiamo ai tanti luoghi delle Americhe dove i suoi conterranei sono andati a lavorare la terra, a costruire un’esistenza migliore, a cercare fortuna portandosi dietro espressioni e cadenze familiari.

IL TRAGITTO si snoda attraverso il mare, la scoperta dell’ignoto, le atmosfere salate, le poetiche speranze raccontate in Mareniro, «Mare niro e funno nun m’affucare/ca di li carizzi tua io nun mi scordo mai/ mare ranno e funno nun t’arraggiare/io signu sempre ‘cca e tutti i siri vegno a t’abbrazzare» e Nun signu sulu mai, «Ni-ni-ni ni-ni-na/u munnu quanti giri fa/ni-ni-ni ni-ni-na/si guardo u mare ‘un signu sulu mai» servito anche da un fantasmagorico videoclip brooklynese con lo chansonnier in giro per curiosi luoghi del quartiere. Qui la voce ora dolce ora impetuosa di Voltarelli è carica di fonemi aspri, delle occlusive vibranti, delle palatali forti della zona cosentina, mettendo a frutto la lezione della musica popolare meridionale mischiata con le suggestioni francesi (Au cinema, Bon bon bon), lo swing, il jazz manouche, il folk campagnolo (il malinconico strumentale La grande corsa verso Lupionopolis che s’attorciglia su una splendida fisarmonica). La sua attitudine cosmopolita è testimoniata dai tantissimi concerti in 23 Paesi di tutto il mondo e dai dischi pubblicati in Europa, Argentina, Canada e Stati uniti. Quest’ultimo lavoro esce a otto anni dalla pubblicazione del fortunato Voltarelli canta Profazio e due anni dopo Planetario, entrambi lavori premiati con la Targa Tenco come miglior album interprete rispettivamente nel 2016 e nel 2021.Dieci brani tutti inediti, 8 in dialetto, 1 in italiano e 1 valzer strumentale

LA RACCOLTA di canzoni è stata registrata nello storico EastSide Sound di New York dall’ingegnere del suono Marc Urselli (tre Grammy Award in saccoccia, collaborazioni con Nick Cave, Lou Reed, U2, John Zorn ) e prodotta artisticamente e arrangiata dal pianista italiano di base a Los Angeles Simone Giuliani (al suo attivo produzioni con Andrea Bocelli e la London Symphony Orchestra) con la presenza di musicisti di calibro internazionale quali Davin Hoff (contrabasso), Jake Owen (chitarre), Stephane San Juan (batteria), Mauro Refosco (percussioni) e la partecipazione di Eleanor Norton (violoncello), Dough Wieselman (sassofono e clarinetto) e Amy Denio (voce).
Da agosto una confezione tangibile è stata ideata e stampata dalla casa editrice Todo Modo Publishing in collaborazione con l’etichetta discografica Visage Music, formata da una sportina contenente il cd dell’album e un libro con i testi delle canzoni e dieci racconti inediti. Oltre che ai concerti (dove, come ulteriore omaggio, viene regalata una patata della Sila!), la confezione speciale è ora acquistabile in rete (www.peppevoltarelli.eu/bandcamp) a 25 euro.