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Quello che dobbiamo ad Angela Carter

Quello che dobbiamo ad Angela CarterAngela Carter (1984) / foto di Peter Kevin Solness/Fairfax Media via Getty Images

GEOGRAFIE Un’anticipazione dall’intervento dedicato alla scrittrice britannica. Appuntamento oggi a Napoli, per la rassegna letteraria «Strane Coppie» sul tema «Dreamers». Le sue personagge, tirate fuori dalle fiabe tradizionali, le stravolge e riscrive secondo norme eversive grazie a un'immaginazione potente

Pubblicato un giorno faEdizione del 27 ottobre 2024

Nel guardare alla narrativa fantastica e non solo del XX secolo, Angela Carter (1940-1992) e la sua opera si imprimono come uno straordinario spartiacque posto alla fine degli anni Settanta, un punto di svolta che ha portato a un rovesciamento dei ruoli e delle trame riservate alle figure femminili. Carter si inserisce tra gli scrittori e le scrittrici che operano per un rinnovamento della letteratura inglese e si smarcano drasticamente dalla narrativa dell’epoca molto kitchen-sink realism. E tuttavia lei fa un passo ulteriore e reagisce al grigiore che percepisce adottando uno stile rutilante che unisce letteratura colta e letteratura popolare. Come scrive Edmund Gordon nella biografia The invention of Angela Carter (Chatto & Windus, 2016), «la scrittrice giocava con i generi più ignobili – l’horror gotico, la fantascienza, la fiaba – e dava libero sfogo al fantastico e al surreale. La sua opera è a tratti divertente, sexy, spaventosa e brutale, ma è sempre plasmata da un’intelligenza acuta e sovversiva e da uno stile di lussureggiante bellezza».

SOPRATTUTTO CARTER inizia a mettere le donne al centro della sua narrativa. C’è una linea che separa i personaggi femminili prima di Carter dalle personagge venute dopo, e su quel confine scatta esattamente ciò che viene messo in scena in quello che è il suo lavoro forse più famoso La camera di sangue del 1979. In quei racconti, il desiderio sessuale non viene più subito dalle personagge o utilizzato tout court per restare comunque nei confini assegnati dalla libido maschile. No, il desiderio viene agito in prima persona per trovare un nuovo spazio nel mondo finzionale, con ricadute trasformative in quello reale. Infatti quel rovesciamento dell’agency lavorava su quanto stava avvenendo nella società per quel che riguardava il rapporto uomo/donna e a sua volta ne incrementava il cambiamento potenziandolo con la sua messa in scena. E non è appunto un caso che Angela Carter auspicasse, in quello che è il suo saggio più controverso, La donna sadiana del 1978, che quella trasformazione potesse contaminare la realtà stessa e che le donne, tutte le donne, potessero aprirsi «un varco nella storia e, in tal modo, cambiarla».

Dopo Carter il rapporto col «mostro», o col «perturbante» verrà agito e non più subito. Le donne diventano soggetto. Da questo punto di vista, Carter ha aperto la strada a tutte le personagge che sono venute dopo, in cerca di se stesse e dalla propria autonoma capacità di scelta.
Il nuovo corso da lei impresso ai personaggi femminili ha regalato a loro e alle donne tutte la consapevolezza di potersi svincolare dai ruoli subordinati che spesso le vedevano figurare nelle trame finzionali e reali come vittime predestinate.

Sotto la penna di Carter prendevano vita nuove possibilità e le donne imparavano che il destino che le chiamava a subire ciò che altri (leggi patriarcato) avevano deciso poteva essere dribblato e messo in scacco da una nuova consapevolezza. Si muovono così le eroine di Angela Carter, che lei tira fuori dalle fiabe tradizionali, stravolgendole e riscrivendole secondo norme eversive grazie a un’immaginazione potente che le consente di corto circuitare allo stesso tempo stilemi shakespeariani e folklore inglese, miti (che lei svuota e sbeffeggia) e battaglie letterarie e sociali, grazie a una prosa trascinante, immaginifica, barocca e intertestuale. Nella sua scrittura vediamo all’opera quanto di meglio la letteratura può operare per incrociare vita e finzione.

IL SUO FANTASTICO È INTRISO delle influenze che rimandano al realismo magico e lei stessa non ha nascosto la sua ammirazione e il debito che la legava a Jorge Luis Borges soprattutto per la comune capacità di vedere come ogni romanzo o racconto rifletta all’infinito altri romanzi e altri racconti al punto che Carter riconosceva che la sua narrativa poteva essere interpretata come una specie di critica letteraria.
Il suo uso del folklore resta ineguagliato, come spiega in una lunga intervista rilasciata all’anglista e studiosa di teatro Paola Bono nel 1986, ora in Esercizi di differenza (Costa e Nolan, 1999): «Le credenze folkloriche sono un’influenza reale sulla vita della gente (…). Sono le forme primitive di controllo sul reale. (…) È la narrativa popolare, la letteratura dei poveri, e mi interessa molto la tradizione orale, il modo in cui si formano e si tramandano le storie, il modo in cui la gente analfabeta, incolta, gente che non sa scrivere, costruisce la sua narrativa, manipola gli elementi del reale dando ordine al mondo»

ANCHE SE CARTER è autrice di romanzi folgoranti come La bottega dei giocattoli (1967), Notti al circo (1985), e Figlie sagge (1991) scritto a mo’ di testamento spirituale, l’opera particolarmente memorabile è La passione della nuova Eva (1977), una storia che si inscrive nella scia di Orlando di Virginia Woolf e di La mano sinistra del buio di Ursula K. Le Guin. Nel suo romanzo Carter mette in scena vari cambiamenti di sesso, transiti, travestimenti, e maternità che col nostro oggi si intrecciano prepotentemente.
La storia è il viaggio di trasformazione da Evelyn a Eva attraverso varie tappe costituite soprattutto da una serie di incontri. Con la Grande Madre (di cui Carter tesse un osceno, satirico e mostruoso ritratto) a capo della comunità di donne nella città sotterranea di Beulah che opererà il nostro protagonista facendolo divenire una donna. Con l’harem di Zero, un suprematista bianco dedito agli abusi e agli stupri – e per realizzare quanto il racconto di Carter sia attuale si può leggere il saggio White power. La letteratura come strumento di propaganda fascista: il nuovo immaginario del suprematismo bianco americano, di Stefano Tevini (Red Star Press). E con Tristessa de St. Ange, icona cinematografica ricalcata sulla figura di Greta Garbo; l’episodio ci dice quanto il genere sia una perfomance ben prima di quando nel 1988 ce lo spiegherà Judith Butler nel saggio Atti performativi e costituzione di genere. Tristessa, rivelatosi un travestito, metterà incinta Eva che alla fine del romanzo salperà per nuovi orizzonti. Un libro pirotecnico che non ha ancora finito di interrogarci.

La sessualità e il desiderio sessuale sono uno dei motori dell’opera di Carter che non esita a utilizzare Sade per farci intravedere come anche la pornografia possa essere usata dalle donne in maniera liberatoria, per la sua capacità di smascherare il potere che inquina qualsiasi rapporto. Tesi attualissima, dal momento che sulla pornografia, da destra o da sinistra, non abbiamo ancora finito di accapigliarci. La sua narrativa, ha dunque un forte intento politico, come specifica a Paola Bono: «Se farsi delle domande sulla società in cui viviamo e sui suoi valori, e cercare a modo proprio di registrarne i cambianti e anche di metterli in moto, è azione politica, allora sì. Ma certamente non scrivo propaganda: scrivo storie!».

IN CONCLUSIONE, qualche nota sull’influenza di Carter sulle scrittrici a noi contemporanee. Se in Inghilterra Prya Sharma (Tutte le favolose bestie, Moscabianca, 2024) sembra riconnettersi agli stilemi di Angela Carter, in Italia Nicoletta Vallorani inserisce nella sua narrativa espliciti riferimenti ai suoi racconti. Si possono altresì individuare interessanti collegamenti anche con opere provenienti da paesi non occidentali e che di recente stanno arrivando sul mercato editoriale italiano.
Opere che sembrano innovare e portare nuovi immaginari alla corrente letteraria del realismo magico. Un realismo magico più aspro e di difficile digestione, intinto nel sangue e nella crudeltà di vite emarginate e abusate come quello che ci viene oggi per esempio da una scrittrice ecuadoriana come Maria Fernanda Ampuero o da una autrice motswana come Tlotlo Tsamaase.
E il debito di tutte queste scrittrici, e il nostro, nei confronti di Angela Carter è profondo e enorme.

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SCHEDA. Dialoghi, confronti e magico distopico

L’anticipazione in pagina è parte dell’intervento che Giuliana Misserville proporrà oggi nell’ambito della rassegna «Strane coppie» a Napoli, (ore 18, Atrio delle Trentatré) durante l’incontro «Magico distopico reale». Misserville, autrice e saggista (tra gli altri: «Donne e fantastico», Mimesis 2020; «Ursula K. Le Guin e le sovversioni del genere», Asterisco 2024), racconterà Carter, mentre Giorgio Amitrano Murakami Aruki. Prosegue la rassegna letteraria «Strane Coppie», alla sua 16ma edizione organizzata da Lalineascritta, laboratorio di scrittura creativa della scrittrice e giornalista Antonella Cilento. Il tema è «Dreamers. Sonnambuli, visionarie, sognatori», per narrare di scrittrici e scrittori dal mondo: Inghilterra, Austria, Giappone, Stati Uniti, Russia, Cina, Argentina, Messico, Italia, Iran, Bulgaria. Dopo l’incontro milanese su E. M. Forster e Carson McCullers grazie agli interventi di Mario Fortunato e Anna Toscano, ieri negli spazi di Atrio delle Trentatré, a Napoli, è stata la volta di William Blake e Hermann Broch, raccontati da Enrico Terrinoni e Giuseppe Montesano.
Il 7 di novembre a Roma (Spazio Sette) Marinella Mascia Galateria e Marta Barone si confronteranno su Paola Masino e Nikolaj Gogol’. Si ritorna poi a Napoli il 16, con Nicoletta Pesaro, José Vicente Quirante Rives e Giuseppe Montesano per parlare di Yu Hua, Sara Gallardo e Elena Garro. Il 17 il focus verterà su Gesualdo Bufalino e Azar Nafisi, grazie a Maria Attanasio e Marta Morazzoni. La rassegna si concluderà domenica 19 novembre con l’incontro di Georgi Gospodinov.

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